Chi sarà capace di assumersi le proprie responsabilità, ben sapendo che la colpa non è del solo
SIENA. La Lega Nord chiede «le dimissioni di tutti gli organi amministrativi della Fondazione MPS e, quindi, non solo del Presidente della Fondazione, Gabriello Mancini».
«È assurdo – chiosa Francesco Giusti, segretario comunale del Carroccio – che costoro, da sempre nominati per meriti politici e seguendo il vecchio “manuale Cencelli” più che per professionalità e competenza, restino alla guida delle Deputazioni della Fondazione, senza fare gli interessi della città e dei dipendenti della Banca, approvando in modo servile il Piano Industriale di Viola e Profumo. Altrettanto assurdo è chiedere solo le dimissioni di Mancini, ma non degli organi amministrativi, come ha fatto SEL, perché tutti gli organi della Fondazione hanno condiviso tutte le scelte operate ed hanno appoggiato la sudditanza della Fondazione nei confronti del management della Banca (Mussari, prima, Mancini e Viola, poi).Tutti sapevano e tutti eseguivamo gli “ordini”, ha ammesso tempo addietro proprio Gabriello Mancini. Tanti silenzi, troppi falsi “discontinuatori” in questa città. Se la Fondazione ha chiuso con un disavanzo pauroso, è lecito chiederci chi devono ringraziare Siena ed i senesi per questi risultati? Chi sarà capace di assumersi, politicamente e personalmente, le proprie responsabilità, ben sapendo che la colpa non è del solo “soldato” Mancini, contro cui oggi tutti si scagliano, ma di tutti u membri delle Deputazioni, dei Sindaci revisori, del Provveditore, degli ex Sindaci di Siena (Cenni e Ceccuzzi), del Presidente della Provincia attuale e del precedente (Ceccherini e Bezzini) ed anche di coloro che dovevano, negli organismi consiliari, svolgere un ruolo di controllo ed, in taluni casi, non lo hanno fatto.
Chi si riempie tanto la bocca con la parola “discontinuità” – prosegue Giusti – forse dovrebbe spiegare bene da chi e da che cosa vuole ottenere questa discontinuità. Una discontinuità che gli azionisti della Banca hanno subìto fino ad oggi nel portafoglio, con il valore del titolo MPS ridotto ai minimi termini. Una discontinuità che i dipendenti della Banca hanno subìto con un Piano Industriale da “macelleria sociale”. Una discontinuità che la città e l’intera provincia hanno subìto con lo “schianto” della Fondazione, indebitata e di fatto sparita. Chi continua, oggi, a parlare di discontinuità sono i soliti burattinai della politica senese, presenti sul palcoscenico cittadino da troppi anni, che non fanno altro che offendere la dignità e l’intelligenza dei cittadini senesi.
Ammettano, piuttosto, le proprie colpe, lascino la scena, paghino personalmente i danni che hanno fatto e diano alla città la possibilità di camminare con le proprie gambe, senza i lacci ed i lacciuoli di una politica bugiarda, clientelare e parassitaria».
«È assurdo – chiosa Francesco Giusti, segretario comunale del Carroccio – che costoro, da sempre nominati per meriti politici e seguendo il vecchio “manuale Cencelli” più che per professionalità e competenza, restino alla guida delle Deputazioni della Fondazione, senza fare gli interessi della città e dei dipendenti della Banca, approvando in modo servile il Piano Industriale di Viola e Profumo. Altrettanto assurdo è chiedere solo le dimissioni di Mancini, ma non degli organi amministrativi, come ha fatto SEL, perché tutti gli organi della Fondazione hanno condiviso tutte le scelte operate ed hanno appoggiato la sudditanza della Fondazione nei confronti del management della Banca (Mussari, prima, Mancini e Viola, poi).Tutti sapevano e tutti eseguivamo gli “ordini”, ha ammesso tempo addietro proprio Gabriello Mancini. Tanti silenzi, troppi falsi “discontinuatori” in questa città. Se la Fondazione ha chiuso con un disavanzo pauroso, è lecito chiederci chi devono ringraziare Siena ed i senesi per questi risultati? Chi sarà capace di assumersi, politicamente e personalmente, le proprie responsabilità, ben sapendo che la colpa non è del solo “soldato” Mancini, contro cui oggi tutti si scagliano, ma di tutti u membri delle Deputazioni, dei Sindaci revisori, del Provveditore, degli ex Sindaci di Siena (Cenni e Ceccuzzi), del Presidente della Provincia attuale e del precedente (Ceccherini e Bezzini) ed anche di coloro che dovevano, negli organismi consiliari, svolgere un ruolo di controllo ed, in taluni casi, non lo hanno fatto.
Chi si riempie tanto la bocca con la parola “discontinuità” – prosegue Giusti – forse dovrebbe spiegare bene da chi e da che cosa vuole ottenere questa discontinuità. Una discontinuità che gli azionisti della Banca hanno subìto fino ad oggi nel portafoglio, con il valore del titolo MPS ridotto ai minimi termini. Una discontinuità che i dipendenti della Banca hanno subìto con un Piano Industriale da “macelleria sociale”. Una discontinuità che la città e l’intera provincia hanno subìto con lo “schianto” della Fondazione, indebitata e di fatto sparita. Chi continua, oggi, a parlare di discontinuità sono i soliti burattinai della politica senese, presenti sul palcoscenico cittadino da troppi anni, che non fanno altro che offendere la dignità e l’intelligenza dei cittadini senesi.
Ammettano, piuttosto, le proprie colpe, lascino la scena, paghino personalmente i danni che hanno fatto e diano alla città la possibilità di camminare con le proprie gambe, senza i lacci ed i lacciuoli di una politica bugiarda, clientelare e parassitaria».