Il presidente MPS conferma in una intervista il sanguinoso piano industriale
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. L’intervista rilasciata all’Espresso girava sulla posta elettronica dei dipendenti di MPS nella giornata di ieri. E, al di là delle melliflue parole del presidente della banca, il contenuto era piuttosto chiaro.
Profumo ha confermato quello che andiamo scrivendo da quasi due anni, per cui abbiamo rischiato querele e minacce di azioni legali: ma era tutto vero! Quello che oggi è ancor più grave, è il fatto che il primo autore del fallimento sia stato proposto dalla banca come presidente dell’Abi. Il gentile scaricabarile delle responsabilità del presidente attuale è comico: ovviamente la scelta di supportare la candidatura per il secondo mandato di Mussari è stata sua, perché la “banca” è un astratto e le scelte sono concrete e le fanno i presidenti: è la politica, bellezza!
Cento dirigenti inutili (sono probabilmente ancora di più, ma le resistenze politiche sono ancora fortissime) e costosissimi dovevano essere mandati via ieri e non domani: con i successi ottenuti in questi anni anche loro avranno la bella liquidazione, ne siamo sicuri. E rientreranno dalla finestra, come il consulente della Fondazione Vigni. Forse Profumo li licenzierà, così ha detto, se non “accetteranno ridimensionamenti di emolumenti”. Il candidato alle primarie del PD afferma che il meccanismo circolare banca-politica-sindacati si è spezzato definitivamente. A noi sembra invece più unito che mai: deciso cosa fare, hanno bloccato gli spostamenti interni del personale dopo aver salvato chi di dovere. E pazienza se ai sindacati toccherà fuori tempo massimo far finta di arrabbiarsi per decisioni già calate dall’alto e già operative adesso.
Il Tandem non può giocare con la dignità delle persone. E le persone sono i lavoratori che, come pacchi postali, si vogliono “vendere” al migliore offerente. Ipotizzando per loro un futuro da metalmeccanici, con il computer in luogo del cacciavite: grazie, compagni. Tutta l’area del back office sarà venduta a un fornitore di servizi che a sua volta avrà un ricco contratto per gestire i dati MPS. Ovvero la banca vende per continuare a pagare. Un po’ come fatto per le sedi delle filiali, dove adesso si paga l’affitto: nel giro di qualche anno la gallina si sarà mangiato l’uovo nel sedere e, vedrete, torneranno a raccontarci che avere la proprietà delle mura sarà una gran bella cosa. E che la condivisione della piattaforma del back office con altri clienti del nuovo gestore dell’operatività di MPS non offrirà garanzie di qualità di servizio, puntualità, riservatezza delle informazioni, protezione della clientela e che il gioco non valeva la candela. Niente di nuovo sul fronte occidentale.