Ai Rinnovati Barbareschi mette in scena la commedia umana

SIENA. Chi ha visto al cinema “Il discorso del re”, interpretato da Colin Firth, non è rimasto deluso mercoledì (6 febbraio) dall’omonima rappresentazione teatrale diretta ed interpretata da un brillante Luca Barbareschi con la produzione di CasanovaMultimedia. Certamente ha avuto modo di usufruire della capacità del teatro di interpretare e rappresentare l’uomo e la società in cui è inserito. La forza della drammaturgia come forza conoscitiva superiore alle altre arti è ben presente nel teatro greco, ma ne è convinto anche Luca Barbareschi nel mettere in scena il testo di David Seidler, una commedia umana in cui si alternano leggerezza e malinconia, dramma ed ironia, risata e commozione tra fatti storici e personali. La vicenda ambientata tra gli anni ’20 e ‘30 racconta di Albert, impersonato egregiamente da Filippo Dini, duca di York, secondogenito del re Giorgio V, impacciato e timido quanto estroverso e sicuro è il fratello Edoardo, soprattutto per una balbuzie che gli ha procurato un’infanzia infelice. Succede al trono Edoardo VIII, che ben presto è costretto ad abdicare in quanto vuole sposare una donna divorziata americana, Wallis Simpson. Ad Albert va il trono, ma il suo difetto lo rende fragile e lo espone ad evidenti confusioni, che imbarazza la famiglia reale. L’unica che crede in lui è la moglie, Elisabetta Bowes-Lyon, che lo affida alle cure di un logopedista australiano, Lionel Logue (L. Barbareschi), attore fallito, ma abile nell’intrecciare tecniche conosciute, come cantare, ad altre legate alla psicoanalisi per far guarire dalle balbuzie. Nasce così tra i due un rapporto di grande amicizia, che si prolunga fino alla morte. I fatti storici vengono proiettati sul fondo del palcoscenico: un discorso di Hitler, il corteo funebre di Giorgio V, la cerimonia dell’incoronazione, la prima ad essere trasmessa in diretta dalla Radio BBC. Le scene, di Massimiliano Nocente, si avvalgono di pannelli scorrevoli su cui vengono proiettate architetture, che descrivono gli ambienti. Nel palcoscenico predomina il nero dei fondali ed uno spazio prevalentemente vuoto, occupato da pochi mobili. Tutta l’attenzione del pubblico si concentra sui due personaggi e sui loro dialoghi, da cui scaturisce il dramma umano di un re, che diventa di volta in volta il bambino tormentato dalla istitutrice, che lo odia o l’adolescente schernito dai compagni perché balbetta, torturato da strumenti ortopedici per le gambe storte. Il dolore viene alleggerito dalla risata provocata dalla battuta di Lionel-Barbareschi, capace di ballare, recitare Shakespeare facendo uso di diversi registri linguistici. La Storia non ci abbandona mai, per questo è così importante adoperare le giuste parole dal potere, esprimerle con chiarezza, perché incombe la II guerra mondiale ed il popolo deve essere rassicurato dal suo re. Una lezione di forte senso del dovere, coraggio ed onestà che dovrebbe essere appresa dai nostri politici.