Il “paesaggio stato d’animo” nei quadri di Neri e nelle composizioni di Luzi. Il confronto tra il territorio senese degli anni ’30 e ’40 e quello attuale
SIENA. Ancora tre settimane per visitare a Siena, ai Magazzini del Sale, la mostra “Dario Neri, Mario Luzi. Il paesaggio stato d’animo”, che dall’inaugurazione, avvenuta lo scorso 2 dicembre, ha fatto registrare un crescente successo di critica e di pubblico, come dimostrano i quasi 4.000 ingressi.
In rassegna ventisei opere del pittore senese Dario Neri, accompagnate dalle poesie e dai testi del letterato fiorentino Mario Luzi, come è noto molto legato a Siena.
E una lettura molto interessante della mostra può essere quella ambientale. Alcuni dipinti documentano infatti in maniera fedele, appassionata l’aspetto delle Crete Senesi negli anni ’30 e ’40, fino all’introduzione delle macchine agricole che, con la loro potenza, hanno progressivamente livellato, addolcito le tipiche gibbosità, facendo loro perdere le caratteristiche morfologiche più spiccate e l’effetto originale. Neri era riuscito ad evidenziare questi aspetti, queste volumetrie, che sono anche portatrici di elementi espressivi. Oggi si usa Google Earth per vedere il territorio come era e come è, la mostra senese offre questo “servizio” in forma però artistica, non indagativa.
“È difficile trovare un paesaggio uguale a quelli dipinti da Neri” afferma Leonardo Scelfo, curatore della mostra, organizzata dalla Fondazione Musei Senesi e dal Comune di Siena. “Per esempio, nell’olio su compensato “Crete senesi”, del 1946, è rappresentato un gruppo di collinette molto pronunciate che si trovava a Montaperti, luogo simbolico, storico, identificato come teatro della sanguinosa battaglia tra ghibellini senesi e guelfi fiorentini, citata anche nella Divina Commedia. Quell’insieme e quel pino non ci sono più; prima c’erano tre o quattro mammelloni, ora ce n’è uno solo, visibile dalla Siena-Bettolle, il pino è stato ripiantato, il profilo è stato addolcito perché nel frattempo la lavorazione della terra non avviene più con l’aratro e con i buoi ma con trattori potentissimi che modificano il profilo delle colline, spianandole”.
“Lo stesso si riscontra nel dipinto “Sulla in fiore”, del 1950, che raffigura Poggio ai Frati, lungo la strada tra Siena e Ville di Corsano” dice Scelfo. “Anche qui le gibbosità sono state arrotondate, a forza di ararle, di coltivarle, di dare le pendenze”.
“Ci sono poi opere che documentano non solo i cambiamenti geologici ma anche le coltivazioni che il territorio accoglieva, associate a ben precise cromie. Penso – spiega il curatore – al rosso acceso della sulla, allora molto diffusa, che in alcuni dipinti come “Siena con la sulla in fiore”, del ’24, o ancora lo stesso “Sulla in fiore”, assume il ruolo di tratto distintivo. Oggi domina il giallo, il giallo oro delle coltivazioni estensive, per esempio cerealicole, che tendono a restituire le crete senesi con questa nota dominante. Oggi la sulla è quasi assente, andando verso Radi, si vede che è rimasta solo ai bordi della strada, dove il vecchio seme riesce ancora a risbocciare”.
“Neri è diventato famoso in arte per i suoi paesaggi, delle Crete Senesi ma anche della Val d’Orcia” dice Scelfo. “Anche Mario Luzi ha usato la sua poesia per parlare di paesaggio. E qual è l’elemento in comune tra pittura e poesia? Il fatto che l’interpretazione che entrambi gli autori ne fanno non rimanda all’idea di “paesaggio fotografico”, ad una restituzione oggettiva della vista, della veduta, ma diventa paesaggio emotivo. Il pittore e il letterato focalizzano alcuni elementi per trasformarli in metafore della solitudine, della malinconia, della memoria”.
“Se si parla di Dario Neri – conclude il curatore – vengono in mente l’intellettuale prettamente senese, il suo manifesto del Palio (1928), le monture disegnate per l’Onda e la vittoria del Palio del ’50, come Capitano della stessa Contrada. La mostra – che già aveva avuto un chiaro successo nel suo primo allestimento, proposto a Pienza, da maggio a novembre 2023 – offre un’ulteriore possibilità di conoscere l’artista attraverso opere in cui si avverte un forte elemento emotivo, in cui l’autore traspone una parte del proprio stato d’animo all’interno dell’amatissimo paesaggio”.
La mostra resterà aperta fino a domenica 4 febbraio 2024, con orario 10.00-18.00 e ingresso dalla biglietteria del Museo Civico; il costo del biglietto è incluso in quello di accesso al Museo Civico.