"Si va verso processo di distacco della Banca dalla propria città"
SIENA. Da Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo.
“La sera dello scorso 20 novembre le agenzie di stampa comunicano che “…la prima fase dell’uscita dello Stato Italiano dal Monte dei Paschi si chiude con la cessione del 25% del capitale e un incasso per lo Stato di 920 milioni. Il ministero dell’Economia ha comunicato nella tarda serata di lunedì l’esito dell’Abb (Accelerated book building) con il quale ha ceduto a investitori italiani ed esteri 314.922.429 azioni della banca ad prezzo di 2,92 euro per azione con uno sconto del 4,9% rispetto al prezzo di chiusura in Borsa del 20 novembre. Il Mef sottolinea che si tratta di una valutazione di quasi il 50% superiore rispetto al prezzo di sottoscrizione dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi realizzato esattamente un anno fa”.
Tutto ciò va a “merito” dell’attuale Governo che sembrerebbe aver fatto un affare, ma non è così, nella vendita di questo pacchetto di azioni di Banca MPS. Solo che lo Stato Italiano era entrato nell’azionariato della banca senese nel lontano 2017 con un’operazione di Ricapitalizzazione Straordinaria sborsando 5,4 miliardi di Euro dei 8,3 miliardi totali, necessari a suo tempo a salvare l’istituto senese dalla bancarotta dopo la sciagurata gestione degli anni precedenti. Se a questi 5,4 miliardi di Euro si aggiungono i 1,6 miliardi sborsati dallo Stato Italiano nell’aumento di capitale del 2022, che ammontava in totale a Euro 2,5 miliardi, si arriva ad un costo totale per i contribuenti italiani di Euro 7 miliardi. Se andiamo a calcolare il prezzo medio di costo di ogni azione della Banca MPS detenuta dallo MEF sulla base del suddetto esborso e precedentemente alla recente vendita del 20 novembre scorso, si arriva ad un valore di acquisto di Euro 8,65 per azione. Calcolando la vendita di 314.922.429 azioni al prezzo di 2,92 la perdita registrata per lo Stato Italiano è stata di Euro 1,8 miliardi.
Certamente l’attuale Governo non può essere ritenuto responsabile di tale perdita per le casse dello Stato, dato che è in carica da solo un anno e deve inoltre fare fronte alle pressioni della Commissione Europea nel rispettare la scadenza del 31/12/2024 nell’uscita dall’azionariato della Banca Senese. Le responsabilità di questi buchi finanziari risiedono in ben altri ambienti e personaggi, come ormai è stato dimostrato dalla cronaca degli ultimi anni. Ma questi sono i numeri con cui dobbiamo ragionare. Inoltre la Banca MPS con questa operazione tende ad allontanarsi da una logica senese, dato che da ieri il 25% dell’azionariato è detenuto da una miriadi di investitori istituzionali italiani ed esteri che seguiranno logiche prettamente finanziarie nella gestione delle proprie partecipazioni (questa è privatizzazione). Logiche che non hanno tenuto conto neppure di un minimo di progetto industriale, tra gli investitori non ci sono banche, dato quest’ultimo che non può non far pensare. Lo Stato non è un soggetto finanziario qualsiasi ha anche obblighi di natura sociale e non può pensare di fare operazioni al solo fine di fare cassa. Bisogno di cassa che spiega la fretta a vendere rinunciando a consolidare una gestione che avrebbe potuto portare anche benefici maggiori (la scadenza per l’uscita dall’azionariato è fissata al 31/12/2024).
Lo Stato Italiano detiene ora il 39,23 % della banca più antica al mondo e gradualmente avrà sempre meno forza o interesse ad imporre una soluzione che garantisca un legame con la Senesità quando dovrà contrattare una fusione o aggregazione con altri istituti finanziari. Quindi per la città una operazione, come quella di cui stiamo parlando (tutta finanziaria), ha dei risvolti decisamente negativi che potrebbero diventare letali se il Governo continuasse a fare operazioni parziali. Pertanto le parole del sindaco di Siena che afferma che “la Banca MPS è oggi risorsa per tutto il paese” non aggiungono molto ad una storia dell’Istituto Senese che è stato risorsa per il Paese da sempre. Ma quello che sembra avvicinarsi, anche alla luce dei commenti degli analisti, è un lento, ulteriore processo di distacco della Banca dalla propria città, se la “classe dirigente” di Siena non si farà avanti al fine di evitare la conclusione di una storia che è stato un modello per molti. Nondimeno, che sciocco! Una alternativa c’è: il Biotecnopolo…