Il premio internazionale “Un Tartufo per la Pace 2023” alla Senatrice a vita Liliana Segre, alla cerimonia il figlio Luciano Belli Paci
SAN GIOVANNI D’ASSO. Il “Tartufo per la Pace 2023”, (prima edizione nel 1988), è stato assegnato alla Senatrice a Vita Liliana Segre. A ricevere il premio durante la consueta cerimonia nella sala del Camino di Castello di San Giovanni è stato il figlio, l’avvocato Luciano Belli Paci, rimasto sempre al suo fianco e suo più stretto collaboratore nell’esperienza al Parlamento italiano.
La motivazione, incisa sulla targa che accompagna il Tartufo della Pace, spiega che il premio è stato conferito a Liliana Segre perché: “La sua vita e il suo coraggio sono fonte di ispirazione ogni giorno per le persone che scelgono di combattere l’intolleranza, il razzismo, l’antisemitismo, l’istigazione all’odio e alla violenza. Sopravvissuta all’Olocausto ha donato la propria vita al dovere di non dimenticare, diventando, dopo un lungo periodo di riflessione e silenzio, una coraggiosa testimone attiva della Shoah rivolta in particolare alle nuove generazioni. L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa”.
“La pace autentica, quella per la quale Liliana Segre ha affrontato per decenni la fatica logorante della testimonianza – ha detto il figlio Luciano Belli Paci – è costruzione di una convivenza basata sulla libertà e la dignità delle persone, sulla sicurezza e l’autodeterminazione dei popoli, sulla composizione equa dei conflitti, sul superamento degli odi, sulla rinuncia alle vendette, sul dialogo”.
Parole nette, forti, come del resto è sempre stata ed ancora è, la vita di Liliana Segre, segnata dall’Olocausto in modo irreversibile ma non per questo vinta dall’odio.
È rimasto famoso un passaggio della sua vita che ha attraversato la nostra storia recente, quando durante una marcia estenuante, dopo la caduta di Auschwitz, ebbe la possibilità di raccogliere una pistola carica abbandonata per terra da uno dei suoi aguzzini.
“Ho pensato di raccoglierla e di sparare – ha raccontato più volte la Senatrice a Vita – ma non l’ho fatto. Fu un attimo, un attimo importantissimo, decisivo nella mia vita. Capii che mai, per nessun motivo al mondo, avrei potuto uccidere qualcuno. Io non ero come il mio assassino. Da quel momento sono diventata quella donna libera e di pace con cui ho convissuto fino ad ora”.
In quegli anni terribili, appena tornata a casa, si rivolse al Papa Pio XII implorandolo in ginocchio di aiutarla a ritrovare il padre di cui non aveva più notizie. Il pontefice le disse: “Alzati, sono io che dovrei stare inginocchiato davanti a te”.
Alla cerimonia di consegna hanno partecipato il sindaco di Montalcino, il senatore Silvio Franceschelli, il vicesindaco Angelo Braconi, il presidente della Municipalità di San Giovanni d’Asso, Angelo Cosseddu, che ha consegnato la targa del premio internazionale e il presidente dell’Associazione Tartufai Senesi, Paolo Valdambrini, che ha donato il tartufo trovato nell’ultima ‘cerca’ nelle campagne circostanti. Erano presenti le autorità civili e militari fra cui la consigliera della Regione Toscana Anna Paris.
Liliana Segre perse durante le persecuzioni razziali tutta la sua famiglia, il padre Alberto, i nonni paterni, quattro cugini. La mamma era deceduta appena un anno dopo la sua nascita. Sopravvissuta all’Olocausto della Seconda Guerra Mondiale è una delle principali testimoni italiane della Shoah e da oltre 30 anni, dopo 45 di silenzio, racconta nelle scuole e negli incontri pubblici la sua esperienza degli orrori del nazifascismo.
Oggi – Senatrice a Vita e presidente della Commissione contro intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza – è considerata un simbolo di resilienza e di pacificazione. Vanta numerose onorificenze ricevute dall’Italia ma anche dalla Francia e persino dalla Germania. Ha 5 lauree e 3 dottorati honoris causa. È cittadina onoraria di ben 377 città italiane e in questo ultimo periodo il numero di comuni che vogliono dedicarle questo omaggio sta crescendo in modo esponenziale abbracciando l’intera penisola.
“La metafora del tartufo – ha concluso ringraziando Luciano Belli Paci – è davvero suggestiva perché richiede cura, la pazienza del tempo, la tenacia della ricerca, la cura amorevole e continua dell’ambiente, la sapienza antica che insegna a rispettare la natura e la vita. E questa è anche la ricetta per la costruzione e il mantenimento della pace. Grazie a tutti voi”.