E l'analisi di Paola Sabbione spiega le varie mosse
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di Red
SIENA. Affari e finanza, inserto del lunedì de La Repubblica, conferma le anticipazioni del Cittadinoonline.it nell’esame del particolare momento che vive Fabrizio Viola (che ha tempo fino al 30 giugno per ottemperare alle prescrizioni dell’Eba) per giungere alle medesime conclusioni. Non c’è specificato nel diktat dell’Ente cosa succederebbe a MPS nel caso non si trovassero i bruscolini, ovvero i 3,267 miliardi di euro che si stanno cercando, ma la condanna all’oblio da parte dei mercati sarebbe pressoché certa.
Anche Adriano Bonafede di Repubblica è convinto che MPS venderà il Consorzio operativo o quanto prima arriverà quel socio che si prenda almeno il 51% dell’azienda. E giustifica il fatto citando un ponderoso studio fatto da Paola Sabbione, per chi non la conoscesse una bocconiana in forza a Deutsche Bank, considerata in assoluto uno dei migliori analisti finanziari europei. “La banca ritiene di poter deconsolidare la controllata che gestisce l’It di tutto il gruppo (magari cedendone il 51 a un altro soggetto), il che varrebbe, in termini di Core Tier 1, un altro 0,5 per cento (circa 500 milioni di euro, ndr)”. Inoltre si conferma nel report la necessità del socio forte nella nuova joint venture per Consum.it, gli ormai in dirittura d’arrivo 200 milioni di Biverbanca, gli sportelli di Antonveneta in Veneto, Friuli e Trentino (da 100 a 200, secondo necessità, altro che piano industriale). Extrema ratio, all’occorrenza, l’emissione di Co.Co.bond. Con l’aggiunta della riduzione dei costi, che coinvolgerebbe – come già detto – gli over 55 attraverso i contratti di solidarietà. In Banca Intesa sono già una realtà (come i nuovi orari di lavoro).
Ma tornando agli investitori, il discorso si fa complesso perché bisognerebbe trovare un investitore istituzionale che attirasse con la sua autorevolezza altri sottoscrittori. Come la Cassa Depositi e Prestiti, che ha in mano in qualsiasi momento la liquidità per coprire l’investimento ipso facto. Un investitore però di gusti abbastanza difficili, se è vero come è stato scritto che abbia già rifiutato di intervenire presso la Fondazione MPS quando, in prima battuta, Gabriello Mancini avrebbe cercato Bassanini & C., convinto che si sarebbero acquistati il 15% delle azioni MPS che poi sono finite sul mercato, lasciandogli di fatto la maggioranza assoluta in Rocca Salimbeni. Ma a causa della presunta faida interna al Pd, la solidarietà fra iscritti allo stesso partito sarebbe svanita, lasciando la Fondazione col cerino acceso.
Bassanini viene da decenni di carriera parlamentare come indipendente nelle file del Pci-Pds-Ds fino a diventare presidente di CDP, mentre Mancini arriva al Pd da tutt’altra storia politica, essendo ex-Dc ed ex-Margherita. Il milanese Bassanini è stato eletto senatore nel 1996 e nel 2001, sempre nel collegio uninominale di Siena. Il collegio supersicuro, in cui c’era il tesoro prezioso, quel Monte dei Paschi che doveva essere sempre sotto controllo di via S. Andrea delle Fratte, che ha preso il posto di Botteghe Oscure. Partendo dunque dalla crisi nella città del Palio, verrebbe da chiedersi chi vuole l’implosione distruttiva del Pd dal livello locale a quello nazionale…