Un patrimonio collettivo da valorizzare attraverso la pratica della democrazia diretta
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di Sara Spolaore
SIENA. La prima volta che ho sentito parlare di democrazia diretta è stato nel 2002, quando mi è capitato fra le mani un articolo sul “bilancio partecipativo” di Porto Alegre, città brasiliana con più di un milione di abitanti dove dal 1989 gli abitanti riuniti in assemblee decidono come utilizzare la parte dei soldi del bilancio destinata agli investimenti.
Quando, poco tempo dopo, seppi attraverso una mail di un incontro a Vicenza sul bilancio partecipativo, mi precipitai spinta dalla curiosità e lì conobbi alcune delle persone che sono tra i promotori ed ideatori della proposta di legge “Quorum zero e più democrazia”. Organizzava la serata Paolo Michelotto, un cittadino appassionato al tema della democrazia attiva; ci mostrò un video tradotto da una sua amica in cui si vedevano i cittadini di Porto Alegre mentre discutevano in assemblee, controllavano l’andamento dei lavori per la costruzione delle loro abitazioni… l’impatto con quelle immagini fu potente perchè fu in quell istante che cominciai a desiderare fortemente qualcosa di simile per la mia città e per il mio paese.
Dopo quell’incontro nacque un gruppo che si proponeva di portare anche a Vicenza il bilancio partecipato. A quei tempi creammo assieme delle bellissime assemblee pubbliche nel capoluogo, una anche a Bassano della quale parlarono molto i giornali all’epoca, perchè, ricalcando il metodo partecipativo, per la prima volta i protagonisti non erano i relatori ma il pubblico, che poteva presentare le proprie idee e proposte all’amministrazione comunale, iscrivendosi a parlare in un tabellone prima dell’inizio della serata.
Ogni intervento durava 5 minuti, venti in tutto gli spazi, poi la replica degli amministratori, nel caso di Bassano i candidati sindaco. L’obiettivo era che le proposte venissero poi discusse durante i consigli comunali.
Di recente le persone e le associazioni che da anni in Italia si interessano alla democrazia attiva si sono riunite, per mesi hanno lavorato in rete alla creazione di una proposta da portare all’attenzione dei nostri governanti per migliorare gli strumenti di democrazia diretta sull’esempio di altri paesi nel mondo; ci sono riusciti e il 14 febbraio erano in 17 a depositarla alla Corte di Cassazione a Roma.
Negli anni recenti, a testiminianza delle crescente voglia della gente di partecipare direttamente alla vita politica del paese, è stato presentato un numero ingente di proposte di legge di iniziativa popolare;putroppo però non c’è alcuna garanzia che verranno prese in considerazione, perchè il Parlamento non è obbligato a farlo.
Il primo motivo per firmare a favore dell’iniziativa “Quorum zero e più democrazia” è che se passasse i nostri rappresentanti avrebbero l’obbligo e non la facoltà di discutere quanto viene loro suggerito, altrimenti la proposta andrebbe a voto popolare.
Ma ci sono tanti altri motivi per appoggiare l’iniziativa.
Al di là delle richieste che potrebbero apparire “anti Casta” come ad es. il recall ( la revoca degli eletti) o la definizione della indennità dei parlamentari quando si vota, c’è un’anima in questa iniziativa che non ha il suo centro nella rabbia ma nell’aggregazione, nel confronto e nella crescita personale di ogni cittadino.
Con l’introduzione ad esempio del “referendum propositivo” o della “iniziativa di legge popolare” le persone diventerebbero parte attiva nella definizione dei problemi del loro paese proponendo soluzioni creative e attingendo ad una vastità di saperi e conoscenze infinita.
Le persone oggi vivono isolate, sono pochi gli spazi nei quali possono confrontarsi, i dibattiti sono regolati quasi sempre da esperti che spesso usano il loro sapere in modo dogmatico.
Quorum zero è antidogmatico, non ha familiarità con il concetto di destra di sinistra o centro: è di tutti. E’ un patrimonio collettivo che va valorizzato attraverso la pratica.
L’aspetto dirompente è che le persone diventano sovrane di se stesse, si prendono responsabilità in prima persona, partecipano con amore alla vita della loro comunità, come testimoniano parecchie esperienze nel mondo.
Basti portare fra tutti l’esempio della Svizzera, il paese che in Europa ha la più lunga e antica tradizione deliberativa.
Ci sono due referendum, quello obbligatorio per la modifica delle leggi costituzionali, quello facoltativo previa raccolta di 50.000 firme per qualsiasi legge federale, e c’è l’iniziativa popolare, previa raccolta di 100.000 firme, con cui i cittadini possono fare una proposta di legge da proporre all’attenzione del parlamento e dei loro concittadini.
Centinaia di città in Italia stanno raccogliendo firme a favore di “Quorum zero”, qualsiasi cittadino può andare a firmare o attivarsi portando i moduli nel suo comune e/o organizzando banchetti per raccogliere le firme. Per saperne di più e collaborare visita il sito www.quorumzeropiudemocrazia.it.