Basilea 3 offre spunti di riflessione che non si possono ignorare

di Red
SIENA. Giornate di grandissima arrabbiatura, magari anche giustificata, per il presidente dell’ Abi Giuseppe Mussari. La presidenza danese del Consiglio dell’Ecofin, guidata dal ministro dell’economia di Copenaghen Margrethe Vestager (in foto), ha inserito in extremis una modifica tecnica al testo Basilea 3, il provvedimento di regolamentazione prudenziale del settore bancario. Con l’emendamento gli istituti di credito sarebbero obbligati a valutare ai prezzi di mercato i titoli di Stato, in particolare quelli “disponibili per la vendita”. Naturalmente fioccherebbero perdite e minusvalenze per le banche, che riaprirebbero le ferite non ancora rimarginate delle improvvide decisioni dell’Eba e che ridarebbe fiato al aprtito che vuole, ad esempio, un nuovo aumento di capitale per MPS.
Una bella pensata, quando si parla di cattiva politica che parla e propone senza ragionare su quel che si dice. O per obbedire alla lobby di turno. Ma mentre il deficit di capitale calcolato dall’Eba aveva valore temporaneo, se cotanta novità venisse approvata definitivamente dall’Ecofin, l’effetto sarebbe disastroso. La norma non sarebbe più provvisoria ma definitiva e inserita a tutti gli effetti nella legislazione europea. Ora nel corso della loro vita i titoli di stato devono avere minusvalenze nominali. La forza economica, per chi se li mette in portafoglio, deve essere quella di non avere bisogno di rivenderli fino a scadenza naturale.
La signora Vestager ha forse sottovalutato la delicatezza della situazione finanziaria che viviamo, dove ogni starnuto può dare origine a uno tsunami economico.
E l’avvocato di Catanzaro ha risposto, preoccupatissimo: “L’emendamento dell’Ecofin è a dir poco stupefacente, soprattutto dopo quanto accaduto con la vicenda Eba. I ministri delle Finanze Ue devono valutare bene le possibili conseguenze negative del provvedimento, oltre che per le banche, per l’appetibilità dei titoli di Stato europei. Non si devono offrire nuovi spazi per la speculazione e non si devono lanciare messaggi pericolosi sui bond governativi, che invece sono titoli sicuri”.
I mercati alla fine si sono disinteressati delle querelles dei politici europei (il fine logico sarebbe un ripensamento dei vincoli del Basilea 3 che strangolano il credito alle imprese piuttosto che la commercializzazione di titoli tossici), e hanno dato importanza ai dati pomeridiani della disoccupazione negli Stati Uniti.
Dati negativi, con i bancari che hanno chiuso in ordine sparso. MPS ha tenuto e va al weekend con +0,45% a euro 0,2464.
Milano finanza scrive che “Fabrizio Viola vuole mettere il Monte dei Paschi in condizione di recuperare efficienza e competere alla pari con gli altri grandi gruppi bancari”. Efficienza significa anche velocità di decisione con accorciamento della catena di comando.
I primi, se così fosse davvero, a rischiare il posto in nome della semplificazione sarebbero i vice direttori generali che oggi sono cinque, Fabrizio Rossi, Antonio Marino, Giuseppe Menzi, Nicola Romito e Marco Massacesi. Mentre non è ancora chiaro quali saranno le nuove figure professionali della banca senese del futuro.
Nell’incontro di giovedì con il neo presidente Profumo, i sindacati hanno ribadito a Viola “la necessità di prendere visione delle ‘linee guida’ del nuovo Piano Industriale, in forma preventiva rispetto all’avvio ufficiale della procedura prevista sui costi del personale, ricevendo in tal senso una generica assicurazione della controparte che andrà però verificata concretamente”. Tante sorprese in ballo, dopo anni di acquiescenza al Sistema, per i dipendenti di Monte dei Paschi a ogni livello!