Si allarga la rosa dei pretendenti, ma l'ultima parola sarà di Profumo
SIENA. Continua la corsa a Biverbanca e in Piemonte si fa avanti l’idea di creare un gruppo locale e indipendente, mettendo insieme la Cassa di Risparmio di Asti con le due Fondazioni di minoranza Biella e Vercelli e rilevando il 60% in mano a MPS. Hanno approfittato anche della scelta di Mediobanca, advisor dei senesi, di allungare i tempi per la presentazione delle offerte. Al primo stop si è presentata solo Banca Popolare di Vicenza, che avrebbe messo sul piatto la cifra desiderata da Rocca Salimbeni, circa 200 milioni di euro. Si chiuderebbe per Monte dei Paschi una storia durata appena cinque anni, e con la perdita secca di oltre 800 milioni di euro, ma le esigenze di fare cassa sembrano essere molto più importanti.
La Cassa Risparmio di Asti è l’ultima cassa piemontese a essere rimasta indipendente (51% Fondazione Cr Asti, 20% Banca di Legnano (gruppo Bpm), 28% azionisti vari), con un tesoretto da mezzo miliardo da investire per crescere. Nel 2011 ha dovuto subire il niet di Bpm per prendersi la Cassa di Alessandria; Biverbanca, che ha dimensioni simili all’istituto astigiano, sarebbe più che un ripiego. Il timore principale, verso Popolare di Vicenza, è l’effetto cannibalizzazione che potrebbero avere i veneti, a caccia semplicemente di sportelli, che porterebbe alla scomparsa del marchio Biverbanca.
Ma sembra che a Siena non tutti siano convinti della bontà dell’offerta di Zonin, tanto da scegliere di prendere tempo. In fondo, se si sta facendo avanti l’ipotesi che Profumo scelga, tra i primi atti della nuova presidenza, di procedere all’aumento di capitale, sarebbe più importante essere allettanti per i nuovi investitori in entrata con una dimensione maggiore che non portare a casa 200 milioni, Che non risolvono i problemi. La tempistica, in questo caso, sembra aiutare le riflessioni dell’ex Ad di Unicredit. Ci vorrà un mese per sciogliere le riserve. Poi ci sarà tempo fino al 30 giugno per spiegare a Eba e Banca d’Italia se e come si intende evitare l’aumento di capitale. Si darà ancora tempo (30 giorni) ai soci di minoranza per esercitare il diritto di prelazione (a oggi le due fondazioni non sono in grado di sostenere, ma chissà). Mediobanca dovrebbe aprire anche la fase di due diligence e tutto questo traccheggiare sembra che stia provocando l’arrivo di nuovi pretendenti.
Nel mese di marzo Carige aveva escluso il suo interessamento, ma molti sono convinti che da Genova si stiano muovendo, anche perché l’istituto è sano e ha nel cassetto un piano di espansione nella regione confinante, che non si realizzò con la Fondazione Cassa di Torino.
E ultimo, ma potenzialmente importante, si registra l’interessamento di Ubi Banca, benché anch’essa alle prese con le ricapitalizzazioni Eba. E’ presente in Piemonte con la Banca regionale europea, che – grazie allo scambio di sportelli con le consorelle – ha la cassa piena di buona moneta e ha tanta voglia di espansione. L’ Ad di Ubi, Victor Massiah, non ha di fatto mai escluso il possibile interesse per Biverbanca.
Ancora pochi giorni e finirà l’era Mussari con l’approvazione del peggior bilancio della storia di MPS con le perdite miliardarie e inizierà una nuova storia italiana, targata Monte dei Paschi di Siena, ma con registi diversi. Poi tutti i nodi verranno al pettine.