Il 57° spettacolo del Teatro Povero in scena fino al 14 agosto
Epopee e speranze a diversa scala. La prima rappresentazione in cui il Teatro Povero prese il volo, pur avendo iniziato da un paio d’anni a farsi le ossa nelle piazze, avvenne la notte del 20 luglio 1969; per coincidenza fortuita e significativa, proprio nelle ore dello spettacolo tre astronauti portarono allora per la prima volta l’umana curiosità a spasso su un suolo, quello lunare, mai prima di allora calpestato. L’allunaggio fu salutato ovunque come una potenziale premessa a un’epoca di grandi conquiste: ancora una volta, quelle “magnifiche sorti e progressive” parevano doversi avverare. Allo stesso modo, cambiando prospettiva dal grande al piccolo, uno stesso medesimo ottimismo sembrò sbocciare dal teatro in quel piccolo borgo della Val d’Orcia, allora valle spopolata e desolata, lunare davvero, nelle sue crete da secoli appena ingentilite da stuoli di mezzadri sofferenti ma operosi.
Speranze, va detto, seguite da inesorabili disillusioni: perché l’epoca successiva ci ha donato sì meraviglie, ma anche, purtroppo, nuove sofferenze e storture, strozzature dell’uomo sull’uomo e di questo sulla natura… Per arrivare, venendo all’oggi e alla parte fortunata del globo, a una certo ammirevole e in apparenza appagante eccedenza di tutto: merci, consumi e feticci. Una bulimia nella quale comincia a farsi però strada un vago senso di troppo, cui si accompagna anzi la percezione dell’incombere di una qualche forma di ritorsione per il di più, per l’eccesso, per il tracimare di cui abbiamo fatto regola comune e unica: sono scricchiolii di allarme, quelli della natura e del clima, che molti del resto preferiscono bellamente ignorare o direttamente negare in modo risoluto.
Coloni, ieri come oggi, necessariamente in marcia.
Per mangiare, la Taverna di Bronzone, gestita dal Teatro Povero, è aperta a pranzo e a cena, dalla sera di sabato 29 luglio fino a quella di domenica 28 agosto.