Intorno al "licenziamento" di Mancini ruota la definizione dei nuovi equilibri

di Red
SIENA. Col rimescolamento delle carte in Consiglio comunale Ceccuzzi ha salvato la poltrona, almeno per ora. Visto che in Parlamento non ci ritornerebbe fino all’anno prossimo (le politiche sono previste nel 2013, Monti permettendo) conviene adesso trattare e ricucire lo strappo dei sei margheritini.
Quotazioni che schizzano in alto per Alfredo Monaci, uno che ha bisogno di una nuova nomina, se per il gran sacrificio di Biverbanca in vendita, si ritroverà a spasso. Avrebbe bisogno di una carica adeguata: ad esempio la presidenza della Fondazione MPS. Pare che questa sia la richiesta della Margherita e, mantenendo l’ex segretario provinciale DS nella carica di primo cittadino si aprirebbe la via per portare in Parlamento come deputato Alessandro Pinciani, l’attuale vicepresidente della Provincia. Una voce che circola ormai dalle scorse amministrative e che non ha ancora trovato smentite.
Altrimenti addio maggioranza: dopo Pasqua (decisione inderogabile come tutte le decisioni in politica, data al 90%) si costituirà in Consiglio il Gruppo della Margherita, con il ritiro degli assessori Cortonesi e Trapassi. Così si certificherà che il PD è una versione aggiornata della vecchia Balena Bianca.
Nel campo degli ex-Ds c’è chi (si dice sia Massimo Bianchi) stia studiando come fare a cacciarli… sempre che qualcuno non cacci loro. Infatti c’è divisione e antipatie anche tra i discendenti del Pci. La crisi di Ceccuzzi ridà fiato a personaggi come Sandro Starnini, messi in ombra dal ritorno dell’ex deputato in città.
Tra i protagonisti per un giorno della ribalta senese, il prossimo 27 aprile Romolo Semplici non mancherà di spiegare a tutti il suo concetto di discontinuità parlando nell’assemblea dei soci MPS, come suo costume da sempre. Il critico interno più feroce della passata gestione dell’istituto di credito ci farà capire se l’operazione di salvataggio di Ceccuzzi sia stata una tantum (perciò valutazione politica sbagliata) o se iniziativa organica di cooptazione nelle stanze del potere dell’associazione Pietraserena.
Il rientro nell’alveo piddiino della Margherita lo lascerebbe a piedi col cerino acceso in mano. Invece il PDL locale dovrebbe far sapere a tutti se il candidato sindaco Alessandro Nannini sia ancora in essere all’interno dell’agone politico senese: in un 17 a 15 l’assenza dell’ex pilota di Formula Uno è un atto politico importante come le scelte fatte contro Ceccuzzi dalla Mugnaini e dal piddiino Meacci.
In tutto questo si mescola il gioco delle date future. Se arrivassero velocemente le dimissioni di Mancini e della Deputazione si lascerebbero al sindaco di Siena le mani libere di mettere in Palazzo Sansedoni una Deputazione che già ora gli garantirebbe la rielezione nel 2016. Essendoci a quella data, in contemporanea, le nuove elezioni anche in Fondazione, la convergenza di interessi di sindaco e presidente li farebbe sostenere a vicenda.
Far dimettere Mancini, se si vuole, è un gioco da ragazzi. “Giusta causa”. Basta far solo presente nelle sedi opportune che per coprire l’aumento di capitale indebitandosi per 1 miliardo di euro il ragioniere da S. Gimignano abbia violato l’articolo 3, paragrafo 4 dello Statuto, là dove si afferma “La Fondazione non può contrarre debiti per un importo complessivo superiore al 20% del proprio patrimonio”. E a giugno 2011 il patrimonio della Fondazione non valeva 5 miliardi, nemmeno attaccandosi agli specchi delle scritture contabili. Chi va contra legem di solito deve essere punito.
Per affondare il coltello nella ferita mortale, ricordiamo che l’articolo 4, paragrafo 1 dello statuto citato afferma che Presidente e Deputazione devono lavorare per incrementare il patrimonio della Fondazione con “le plusvalenze conseguenti alla cessione di quote di partecipazione nella società conferitaria (MPS, ndr)” e invece oggi si contabilizzano solo paurose minusvalenze di centinaia di milioni di euro. Perciò tutti a casa. Ma c’è ancora un però. Il prossimo 24 aprile il Consiglio Comunale di Siena si riunirà nuovamente per l’approvazione del bilancio. Un risultato negativo provocherebbe elezioni anticipate al buio per il sindaco, che dopo aver lasciato il Parlamento potrebbe ritrovarsi a piedi, senza le stampelle provvidenziali usate fino ad oggi. L’azione di forza degli ultimi mesi per ridare alla componente ex-Ds la supremazia cittadina rischia il ridimensionamento, pur di salvare la ghirba. Tre giorni prima del rinnovo cariche di Rocca Salimbeni, Corradi, Senni, De Risi e Semplici avranno la possibilità di ottenere quello che avevano sognato e fatto sognare a molti senesi nella campagna elettorale del 2011, il ridimensionamento del PD e l’inizio di una nuova fase politica cittadina. Che faranno?
Non c’è vergogna in nessuno degli attori della tragedia. In tutto questo chiacchiericcio di movimenti della politica, l’unico escluso è rimasto proprio l’istituto di credito. Il bene che a tutti dovrebbe interessare è pressoché ignorato dai nostri amministratori, ci pensa molto di più il mercato borsistico. E se ne vedono i risultati, con molta tristezza.