A Mancini verrebbe chiesto di fare un passo indietro
di Red
SIENA. Furioso, perché la testa che saltava ieri notte era proprio la sua. Entrato da dominus nella riunione che doveva decidere i nomi nella lista dei rappresentanti della Fondazione MPS nel prossimo CdA della banca, Gabriello Mancini scopriva che, a poche ore dalla dead line oltre la quale non si poteva rinviare più la scelta pena gli strali dei mercati finanziari, i fratelli Monaci, nel nome della “discontinuità Ceccuzziana” lo avevano abbandonato allo stesso destino di Cenni e Vigni, aggiungendo la personale rinuncia di Alfredo, ieri, alla vicepresidenza della banca. In cambio di cosa? Proprio in queste ore pare che si stia giocando la definitiva partita che vedrebbe Mancini dimissionario uscire da Banchi di sotto 34 ed entrare al suo posto il giovane Alfredo, e senza nemmeno attendere il 2013. La colpa di Gabriello? Quella di aver fatto il proprio dovere e di aver ubbidito agli ordini. Ma di non godere più di alcuna credibilità.
Il nuovo, si fa per dire, rappresentante della Margherita è Angelo Dringoli, a sua volta ripescato dall’oblio in cui era finito nel 2006 curiosamente proprio quando alla poltrona più alta di Rocca Salimbeni era approdato Giuseppe Mussari e Mancini era finito a presiedere la Fondazione. E con Marco Turchi al suo fianco, la presa delle due anime del PD senese sulla banca s|i è fatta ancor più stringente, segnando anche il momentaneo declino della Cgil e del suo segretario Guggiari, che si sono prestati alla messinscena dell’improponibile Borghi (c’è un limite anche alla reiterazione degli incarichi!), la cui rimozione il sindaco di Siena si è giocata da politico consumato. Il ragioniere senese, invece, passa dalla seconda alla prima fila: ma la sua assidua frequentazione dei tribunali e la conoscenza personale dei giudici ne fa, in questo momento di grande apprensione per le vicende giudiziarie ancora aperte nel Tribunale della Lizza il personaggio di convergenza nella nuova amministrazione che si insedierà nella Rocca. Marco è il figlio di Carlo, prestigioso sindaco revisore del Monte che ha lasciato in eredità una eccellente amicizia con Massimo D’Alema. Equinox, Sator e Clessidra, o chi per loro, avranno i propri rappresentanti nelle liste che prenderanno il posto che fu di Caltagirone, ma che se fossero arrivate a dispetto della politica locale avrebbero cacciato i quattrini per ottenere nulla.
Certo è che questi nuovi amministratori, commercialisti e ragionieri, si portano appresso enormi conflitti di interessi avendo clienti che possono esserlo anche della banca e che potrebbero avere in essere contenziosi importanti: speriamo che si prendano anni sabbatici dalle proprie attività imprenditoriali. Il sindaco di Siena avrebbe rimandato indietro, proprio in nome della discontinuità, anche la candidatura Pidiellina di Monica Faenzi che era stata fatta trapelare nel primo pomeriggio di domenica, in quanto l’ex sindaco di Castiglione della Pescaia non aveva i titoli tecnici per entrare in banca. E dopo l’avvocato Mussari, nessuno avrebbe accettato altri emeriti pensatori di Giurisprudenza: ma il bisogno di allontanare da se il sospetto di essere il burattinaio del “default MPS” ha fatto alzare la voce al sindaco di Siena con tutti. E pensare che la Faenzi avrebbe avuto la sponsorizzazione dei tre principali esponenti politici nazionali. In fondo la breve presenza alla manifestazione di venerdì era stata fatta solo per rilasciare la dichiarazione di “essere sindaco solo da 10 mesi”, vittima anch’egli degli errori altrui. Oggi l’altrui ha il nome e le fattezze di Gabriello Mancini.