Domenica 21 aprile attaccate 3 pecore a Castelnuovo Berardenga
SIENA. “In provincia di Siena inizieranno gli allevamenti intensivi di ovini perché non è più possibile allevare al pascolo le pecore”. È questa l’ultima provocazione di Fiammetta Fiore, agronomo e agricoltore Coldiretti Siena che, nell’azienda agricola di famiglia, la Corbeddu Santino e Pasqualino di Castelnuovo Berardenga, domenica 21 aprile, in pieno giorno (ore 15.30) ha subito l’ennesima aggressione di lupi al gregge che ha lasciato una pecora dilaniata sul campo e provocato la sparizione di altri due capi. È il terzo attacco in sei mesi.
“Abbiamo il diritto ma anche il dovere di pascolare le nostre pecore nei nostri campi, a sancirlo è proprio la normativa sul benessere animale, tanto che, gli ispettori di controllo, i veterinari, vengono nelle aziende agricole per controllare – continua Corbeddu – se gli animali vengono allevati con una buona qualità della vita, all’aria aperta, nei pascoli, ma se vengono continuamente assaliti e uccisi, anche in pieno giorno, si capisce bene che il loro benessere viene doppiamente leso: dagli aggressori e da noi allevatori che per proteggerli siamo costretti a tenerli chiusi in stalla. La situazione è ormai insopportabile, i predatori sono fuori controllo e i continui attacchi rappresentano anche un ingente danno economico. Siamo trasformatori di latte: ogni pecora uccisa è mancato prodotto che neanche le assicurazioni rimborsano”.
Gli agricoltori e gli allevatori di Coldiretti Siena da molti mesi non sono preoccupati solo per gli ovini ma per tutta la zootecnia e per gli animali allo stato brado che scontano ripetuti attacchi, come hanno messo in evidenza anche gli ultimi episodi con un assalto a un poni chiuso nel recinto azzannato da un lupo a Monticiano. “A rischio è tutta l’agricoltura senese nel suo complesso, il problema, nella nostra provincia, non è soltanto quello dei lupi ma anche quello degli ungulati e dei caprioli che danneggiano coltivazioni come la vite – spiega Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – il numero di questi animali selvatici è cresciuto enormemente negli ultimi anni, mettendo in crisi gli equilibri faunistici e la biodiversità. Gli animali selvatici come il lupo sono protetti, ma le pecore? Gli agnelli? Non c’è nessuno che tuteli il benessere e il diritto di pascolare liberamente nei territori di proprietà dell’allevatore”.
“Abbiamo il diritto ma anche il dovere di pascolare le nostre pecore nei nostri campi, a sancirlo è proprio la normativa sul benessere animale, tanto che, gli ispettori di controllo, i veterinari, vengono nelle aziende agricole per controllare – continua Corbeddu – se gli animali vengono allevati con una buona qualità della vita, all’aria aperta, nei pascoli, ma se vengono continuamente assaliti e uccisi, anche in pieno giorno, si capisce bene che il loro benessere viene doppiamente leso: dagli aggressori e da noi allevatori che per proteggerli siamo costretti a tenerli chiusi in stalla. La situazione è ormai insopportabile, i predatori sono fuori controllo e i continui attacchi rappresentano anche un ingente danno economico. Siamo trasformatori di latte: ogni pecora uccisa è mancato prodotto che neanche le assicurazioni rimborsano”.
Gli agricoltori e gli allevatori di Coldiretti Siena da molti mesi non sono preoccupati solo per gli ovini ma per tutta la zootecnia e per gli animali allo stato brado che scontano ripetuti attacchi, come hanno messo in evidenza anche gli ultimi episodi con un assalto a un poni chiuso nel recinto azzannato da un lupo a Monticiano. “A rischio è tutta l’agricoltura senese nel suo complesso, il problema, nella nostra provincia, non è soltanto quello dei lupi ma anche quello degli ungulati e dei caprioli che danneggiano coltivazioni come la vite – spiega Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – il numero di questi animali selvatici è cresciuto enormemente negli ultimi anni, mettendo in crisi gli equilibri faunistici e la biodiversità. Gli animali selvatici come il lupo sono protetti, ma le pecore? Gli agnelli? Non c’è nessuno che tuteli il benessere e il diritto di pascolare liberamente nei territori di proprietà dell’allevatore”.