Occhio alle spese pazze per il top management e alle buonuscite da favola
![](https://www.ilcittadinoonline.it/wp-content/uploads/originali/cut1331799089633.jpg)
di Red
SIENA. Perché a scuola non ci piaceva la matematica? Semplice: perché è chiarezza. Il padrone è il padrone; il direttore generale è il direttore generale; i dipendenti sono l’ultima ruota del carro, specie se fedeli alla causa. La politica applicata all’economia e alla finanza non può (e non vuole) essere chiara. Nella giornata di mercoledì Fabrizio Viola, scosso dalla solitudine, è andato a Roma al comitato esecutivo dell’Abi per rilasciare una dichiarazione (vedi news dal mondo) “in cui ha ribadito che la banca intende “assolutamente” evitare licenziamenti”. E allora che si sciopera a fare, sembra dica: per risparmiare le 240mila ore di salario del venerdì? Ha dimenticato forse che nelle sue intenzioni questo dei licenziamenti è il piano “B”. Per evitare licenziamenti bisogna mettere in atto il piano “A”: tagli agli stipendi e ai bonus, contratti di solidarietà, ore di lavoro gratis che per quasi tutti i dipendenti del Monte sono inaccettabili. Perché li consegnerebbero alla povertà prematura, se non addirittura, per coloro che hanno in essere mutui, all’impossibilità di pagare le rate: stringere la cinghia per qualcuno potrebbe non bastare.
Ecco il risultato di fiducia incondizionata per tanti anni a un top management che ora appare vuoto, lontano e follemente ricco. Problemi spiccioli che la cattiva politica vuole ignorare, ma che non impedirà ai bancari in corteo di chiedere a gran voce a quanto ammonteranno le buonuscite di Antonio Vigni e Giuseppe Mussari, che sembra valgano 30 milioni di euro, la metà dei risparmi che Viola vorrebbe realizzare con quei licenziamenti che ora non vuole più.
Dalla presidenza di Monte dei Paschi Mussari è out, non perché Ceccuzzi lo avesse detto a fine dicembre, ma perché la pantomima dell’annuncio dei tagli al personale non ha dato l’effetto sperato e quindi non c’è personaggio che adesso possa ricompattare sindacati e lavoratori dietro al sindaco di Siena. La cosa è talmente chiara ai rappresentanti sindacali delle filiali sparse fuori Siena, che è matematica la richiesta al sindaco di non presentarsi alla manifestazione e ai sindacalisti senesi di astenersi dall’avvicinarlo. Il sistema deve finire.
D’altra parte, le organizzazioni sindacali del settore, in una lettera che stanno per inviare al presidente del Consiglio Mario Monti, al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e al presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, chiedono espressamente “una riduzione dei compensi del top management bancario e propongono misure concrete per favorire una maggiore equità nel settore”. Mussari è out una seconda volta, perché oggi si sono definiti con chiarezza i termini tra la Fondazione, Credit Suisse ed Equinox, e quindi Alessandro Profumo può tranquillamente accedere alla poltrona più alta di Rocca Salimbeni, mentre Gabriello Mancini può privarsi del 12/13% delle azioni MPS ancora in possesso di Palazzo Sansedoni che servono a fare cassa per pagare i debiti con le banche. Il tempo stringe e colpi di coda degli ex-Margherita o di Mediobanca sono remoti.
Mancini ha dovuto dichiarare in serata che le perdite del titolo MPS da venerdì a oggi sono state causate dalle vendite effettuate dall’Ente senese in operazioni fuori mercato pari al 2,52% del capitale. Ma è solo una conferma di quello che tutti avevano già capito fin da subito.
Così alla fine della giornata borsistica il titolo dell’istituto di credito senese ha performato +1,87% a euro 0,3866 e sembra in grado, cattiva politica permettendo, di andare verso il più tranquillo 0,45% che, assieme allo spread in calo a 290 punti base, può lasciare intravedere un futuro migliore.