Anche al 33,5% c'è gente che ambisce alle poltrone...
di Red
SIENA. All’ora di pranzo girava già la notizia che la comunicazione del Ministero dell’Economia che autorizza la Fondazione a vendere il 15,5% delle quote in suo possesso di banca MPS era arrivata nelle stanze di Palazzo Sansedoni. Poi la Fondazione ha ufficializzato i rumours alla chiusura dei mercati. Così l’inevitabile percorso tecnico per mettere insieme i soldi per pagare debiti che non dovevano essere assolutamente fatti, si è concluso.
Una volta scesi al 33,5% del capitale sociale, ci vorranno banchieri con la tempra dei grandi del secolo scorso per dimostrare al capitalismo italiano che con quella quota a Siena c’è qualcuno in grado di governare la baracca. Il dato del mercoledì di borsa parte dallo spread BTp/Bund, ancora in calo a 316 punti base, mentre il sorpasso sui bonos spagnoli si consolida a favore del nostro paese. Con questi numeri di partenza, il “buffer temporaneo” dell’Eba almeno per le banche italiane viene drasticamente ridimensionato e probabilmente sarà cancellato nel corso di due/tre riunioni dell’organismo.
Non sapremmo cosa raccontare alle fondazioni impegnate nel capitale di Unicredit, che con l’ultima ricapitalizzazione hanno dato addio alla governance dell’istituto di Piazza Cordusio, in maniera non temporanea, come il buffer prevedeva, ma definitiva. Oggi, per assurdo, una Fondazione MPS che non avesse aderito all’ultimo aumento di capitale dello scorso luglio 2011 inserendo un socio gradito o mettendo sul mercato il 15,5% in tempi di valori del titolo migliori di adesso, sarebbe molto più solida, solvibile, credibile. E non avrebbe recato danni al territorio di riferimento, visto che la speculazione avrebbe avuto meno margine per calcare la mano contro Rocca Salimbeni.
Recupero a Piazza Affari dopo il tonfo di ieri: +361% a euro 0,411 grazie anche ai dati macro degli USA. E veniamo alle candidature per la poltrona di prossimo presidente di banca MPS. Alessandro Profumo è oggetto di tanti stop and go. Oggi rappresenta gli interessi della “banca rossa”, domani è un rinviato a giudizio per l’affaire Broncos. Oggi viene spacciato per “candidato preferito” dalla Fondazione, il giorno dopo arriva sulla scena il non più nuovo Divo Gronchi. La speranza sarebbe che il sindaco di Siena abbia davvero un asso nella manica, e non riveli, per non bruciarlo anzitempo, il nome del suo vero pretendente autorevole candidato, una figura di spessore. E il dubbio che esista lo dimostra la certezza con cui viene posizionato al tavolo del CdA Alfredo Monaci come vicepresidente.
Se nome e ruolo del numero uno, alter ego di Fabrizio Viola come da sempre, è in attesa di definizione stante l’arrivo, se arriverà, dell’amministratore delegato che in MPS non è mai esistito, e sarà oggetto di contrattazione tra i soci vecchi e nuovi di Rocca Salimbeni, il nome del vice rimarrà appannaggio della componente ex-Margherita del PD.
L’ultima considerazione va a Francesco Gaetano Caltagirone. Ci siamo sempre chiesti perché mai uno debba sponsorizzare il cerchio del centrocampo del parquet del Palaestra spendendo un milione, dicono, di euro per un giornale “Leggo” che non solo non viene distribuito nella nostra città, ma che si dimentica pure, nelle sue pagine di sport di raccontare la finale di Coppa Italia di basket. Un articolo approfondito di Lorenzo Dilena su Linkiesta.it tratteggia un Caltagirone che molto ha avuto da Siena, tanto da considerare parte non rilevante le perdite accumulate nell’uscita dal capitale fatta inopinatamente nel mese di febbraio: “Negli anni in cui il costruttore ed editore romano è stato azionista di Mps, la banca senese ha erogato centinaia di milioni per sostenere le attività del gruppo Caltagirone. Mezzo miliardo circa di mutui e linee di credito, cui vanno aggiunti i finanziamenti alla joint venture Fabrica Immobiliare. Immobili ceduti con i soldi della banca, crediti a rubinetto, finanziamenti diretti”. Avrebbe fatto il socio della banca con i soldi della banca stessa, e i fior di banchieri senesi che lo attorniavano non se ne erano accorti.