Si potrà svendere legalmente il patrimonio per salvare qualcosa
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di Red
SIENA. Forti perdite per tutte le borse e tutti i titoli del comparto bancario in Italia e in Europa. Diversi fattori hanno colpito negativamente, ma senza dubbio il problema grosso è diventato improvvisamente il debito greco, proprio quando sembrava che una soluzione fosse in arrivo. Il governo ellenico pretende una adesione massiccia all’haircut, arrivando a minacciare il default unilaterale. Altre preoccupazioni sono arrivate sulla stabilità della Spagna, che ha aumentato il target del deficit di bilancio, e della Cina che si stima crescerà nel 2012 solo del 7% (equivalente di una recessione in Italia). Ciò nonostante anche con il -6,44% a euro 0,3967 di ieri sera il Monte dei Paschi di Siena secondo Borsa Italiana vale 4,3 miliardi di capitalizzazione contro i 2,2 di metà gennaio.
Lo scorso 15 febbraio la Fondazione MPS aveva chiesto al Ministero dell’Economia la possibilità di vendere un 15% delle azioni possedute di banca MPS “a un prezzo che attualmente è sotto quel livello (il livello di carico nei libri contabili che si dovrebbe aggirare intorno a 0,90 euro, ndr) per poter rimborsare parte del debito da circa 1 miliardo che ha con 12 banche creditrici”. Una fonte avrebbe riferito alle agenzie di stampa che “la lettera non è stata ancora formalizzata ma i tempi sono imminenti”, come è ovvio che sia, dal momento che l’alternativa è la vendita di queste azioni fatta in una asta giudiziaria a cui ricorrerebbero i creditori per vedere soddisfatti i loro diritti.
Certo che al ministero non dimenticheranno facilmente l’essere stati scavalcati così pesantemente nelle proprie prerogative: qualche falla nella legislazione bancaria esiste, oppure sono state fatte azioni non perfettamente legali? Viene spontaneo chiederselo. A suo tempo il Tesoro, cui spetta per legge la vigilanza sulle Fondazioni bancarie, aveva concesso alla Fondazione, in base sicuramente a una attenta documentazione della situazione patrimoniale, di aumentare la leva di indebitamento rispetto al patrimonio in occasione dell’ultimo aumento di MPS sottoscritto a 0,44 euro. Ma era stato considerato che la Fondazione era povera, senza gli utili di banca MPS, avendo provveduto negli anni precedenti ad alienare partecipazioni per focalizzare il suo investimento sulla banca. Alla data della sottoscrizione dell’aumento di capitale, all’inizio di luglio 2011, già era chiaro il deterioramento dei conti di Rocca Salimbeni. Le prospettive di bilancio dell’anno 2011 erano tali che se si fosse confermato il pur misero dividendo di 0,0245 euro per azione ordinaria dell’anno precedente, nel 2012 la somma incassata (120 milioni circa) non sarebbe stata sufficiente a pagare le rate annuali dei prestiti contratti, figuriamoci se era possibile ipotizzare erogazioni.
Insomma, già in partenza l’adesione all’aumento di capitale era una partita persa e chi doveva accorgersene non ha visto…