La Deputazione avrebbe accettato il nome voluto dal sindaco
di Red
SIENA. La seduta di martedì della Deputazione della Fondazione MPS non ha prodotto documenti ufficiali, però qualcosa da raccontare c’è sempre. Milano Finanza riferisce che “le trattative fra le banche creditrici e la Fondazione MPS si stanno concentrando, in questo momento, sulla creazione di un fondo vincolato in cui fare confluire il ricavato della cessione delle azioni in attesa che le parti trovino un accordo sulla rinegoziazione del debito”. Gli incassi non devono passare da Palazzo Sansedoni. Dei potenziali acquirenti, famiglie imprenditoriali toscane e non, abbiamo già detto: si dovranno spartire una quota del 6/8% del capitale in vendita. Il saldo verrà consegnato ai fondi di private equity, in primis Clessidra e Equinox, che non saranno soli. Banchetto per tutti, insomma: quando il titolo valeva 0,197 euro tutti si scansavano, ora che siamo intorno a 40 centesimi corrono tutti a Siena, perché il gruppo di potere ha ceduto il passo e la paura del crac è passata. Ma attenzione: il pool dei creditori non ha ancora dato il suo assenso, come non sarebbe ancora arrivato quello del Ministero dell’Economia, che è indispensabile per una manovra di tale portata. E’ necessario fare comunque presto: il 27 marzo scade il termine per i soci per presentare una lista al rinnovo dell’assemblea di banca Monte dei Paschi, e avere la poltrona è importante.
Si sprecano le cifre sull’ammontare del debito della fondazione guidata da Gabriello Mancini. Sono state fatte delle cessioni importanti, ma non è dato sapere l’importo incassato e quanto sia già stato girato ai creditori. Ammonterebbe a 870 milioni di euro, per pareggiare i quali gli asset venduti dovrebbero arrivare a 250 milioni di incasso, mentre i rimanenti 600 dovrebbero venire appunto dalla vendita delle azioni MPS.
Palazzo Sansedoni starebbe tentando un haircut del debito, per risparmiare circa 200 milioni, che sono pari alla rata in scadenza quest’anno, per soddisfare le proprie esigenze di cassa: una bella espressione per dire che il minimo delle erogazioni indispensabili per mantenere la presa sulla città potrebbero essere disponibili. Con sollievo di amministratori locali che non sanno come fronteggiare i mutui accesi grazie alla copertura e garanzia offerte da Mancini.
Oggi il consiglio della Fondazione non ha espresso un’opinione formale sul nome del prossimo presidente di MPS, ma tutti i consiglieri sentiti da milanofinanza.it “hanno dichiarato che ormai non vi sono più ostacoli ad accogliere la proposta del sindaco di Siena”. Quindi la componente ex-Margherita avrebbe dato il via libera ad Alessandro Profumo quale futuro presidente di MPS dopo il probabile addio di Giuseppe Mussari. Secondo sempre la stessa fonte anche la Banca d’Italia avrebbe espresso parere favorevole alla nomina. Non sappiamo a quale titolo di merito. Profumo è quell’amministratore delegato di Unicredit che il 21 settembre 2010 ha dato le dimissioni – un attimo prima di essere mandato via – da Unicredit a causa di “risultati economici al di sotto delle attese e la perdita di valore del titolo”. Tra l’altro Profumo è pure “rinviato a giudizio per una presunta maxifrode fiscale da 245 milioni di euro denominata Broncos”: non vorremmo che un giorno qualche giudice ne chiedesse conto ai Deputati, nel caso in cui il neopresidente fosse condannato. Probabilmente a Siena c’è una certa oculatezza a scegliersi i forestieri da cooptare nel sistema cittadino e una certa leggerezza sulla valutazione delle conseguenze di certi atti amministrativi. Così il Monte dei Paschi diventerà la prima banca italiana… la prima ad avere amministratore delegato e presidente entrambi indagati. Sicuramente entrambi innocenti, fino a prova contraria. Detto con un certo tempismo umoristico si sentiva il bisogno di rimpiazzare il Caltagirone condannato in primo grado!
In giornata il titolo in borsa ha fatto +2,83% a euro 0,3856, con altalena causata dai dati contrastanti emersi: dal buon esito delle aste dei BTp ai dati negativi provenienti dagli Usa. Mercoledì c’è l’operazione della Bce di rifinanziamento delle banche europee (LTRO), di cui ci si attende una richiesta tra i 400/600 miliardi di euro di cui sarà interessante verificare la prossima settimana se serviranno per migliorare ancora i conti degli istituti di credito o finalmente potranno essere girati come liquidità per famiglie e imprese: gli esiti positivi di iniezione di denaro potrebbero innescare una nuova spirale positiva al rialzo.
E rendere perfettamente inutili le prescrizioni dell’Eba sul famigerato buffer temporaneo, con la possibilità di ritrovarsi un giorno a chiedersi il perché di tutto questo bailamme se non c’era bisogno di nulla, se non di un nuovo presidente.
A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Ecco un pensierino notturno malizioso, giustificato dalla rottura del rapporto pappa e ciccia fin qui intercorso tra direzione generale e dipendenti. Si poteva discutere con tranquillità sulla riduzione dell’organico, visto che il recentissimo accordo sulle 70 filiali o sportelli da chiudere era stato completato con soddisfazione delle parti appena pochi giorni or sono. Invece can can mediatico e rulli di tamburi. Non è che c’è il disegno di far apparire Mussari come “salvatore della patria”, facendo – attraverso una sua mediazione tra Viola e sindacati – rientrare tagli di personale, riduzioni di orari e stipendi? Magari accompagnato da uno stipendio ridotto e qualche altro “beau geste” dello stesso avvocato di Catanzaro e quindi, per ringraziamento popolare, uscito dalla porta rientrerà dalla finestra, trionfalmente accettato come amministratore delegato della banca?
Magari ci sbagliamo…