Le prove lo incastrano, manca solo la confessione
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SIENA. E’ rinchiuso nel carcere di Santo Spirito lo studente 19enne di origini brasiliane accusato dell’omicidio di Lucelly Molina Camargo. Procura e Carabinieri sono “certissimi he è stato lui”
Nel corso di una conferenza stampa al Comando Provinciale dei Carabinieri, il pm Nicola Marini ha confermato stamane (15 marzo), che “il caso è risolto, ma non concluso”. Il magistrato ha sottolineato che vi sono ancora alcuni lati oscuri da chiarire, tra cui il movente, che ha scatenato la furia di William Vilanova Correa Renan quel sabato pomeriggio del 3 marzo scorso. Ineccepibili, invece, gli elementi deduttivi seguiti dagli inquirenti, che hanno confrontato le circostanze più evidenti nel tentativo non facile di ricostruire un omicidio efferato e non ancora motivato. Lo studente è stato sentito la prima volta dai Carabinieri che gli hanno contestato alcuni particolari accusatorii (quali ad esempio le telefonate con la coinquilina della 32enne uccisa e con la vittima stessa).
Alcuni comportamenti del giovane hanno insospettito gli investigatori, come ad esempio il cambio di domicilio ed il taglio dei capelli, avvenuti due giorni dopo il primo interrogatorio.
Vilanova ha subito un secondo interrogatorio mercoledì scorso – durato dalle 20 alle 5 del mattino – nel corso del quale ha sempre negato il proprio coinvolgimento nell’omicidio. Rilasciato nella mattinata, il ragazzo è stato successivamente arrestato, dopo che gli inquirenti hanno ricevuto il riscontro delle analisi del Ris di Roma e della visita medico-legale a cui il brasiliano era stato sottoposto. Dai reperti raccolti sul luogo del delitto e consegnati al laboratorio dalla Polizia Giudiziaria, gli esperti hanno ricavato segni innegabili della presenza dello studente nell’appartamentino di via Vallerozzi. Trovate l’impronta del suo mignolo sinistro e tracce del suo Dna sull’utensile da cucina utilizzato per forzare il trolley della colombiana; dalla visita medica è risultato che ha subito graffi e ferite provocate dalla disperata difesa di C e con essa compatibili, come tagli e abrasioni sulle mani, graffi sul petto e sul collo, oltre che in volto. Molto importante per gli inquirenti il raffronto con la testimonianza rilasciata dalla coinquilina della vittima, che ha praticamente cancellato la credibilità del racconto fatto dal brasiliano.
Dopo l’arresto, il giovane piange e si dispera, ma non confessa, chiudendosi in un totale mutismo. Lunedì – alla presenza dell’avvocato d’ufficio Cialdella di Poggibonsi – si terrà l’interrogatorio di garanzia e di conferma dell’arresto, per quello che il pm Marini ha definito un “elemento pericoloso”.
Altri particolari sono stati aggiunti dal colonnello Aglieco e dai suoi stretti collaboratori. Che hanno insieme tratteggiato il quadro che si è presentato davanti agli inquirenti nel piccolo appartamento di Vallerozzi e le difficoltà incontrate nel dover indagare su un omicidio avvenuto 26 ore prima della scoperta del corpo. La scena del crimine era effettivamente molto confusa, con una grande quantità di sangue ovunque, anche sul soffitto, il che fa pensare che l’assassino non possa essersene uscito senza che nessuno abbia notato lo stato dei suoi vestiti. Tutto l’appartamentino era a soqquadro e la raccolta dei reperti è stata lenta, proprio perché era necessario lavorare schematicamente; dalle ricostruzioni si è capito che la donna è stata colpita al volto e sbattuta contro gli spigoli più volte senza riuscire a difendersi, nonostante l’aggressore non sia molto alto e robusto.
Vi sono poi i particolari toccanti: Lucelly Molina Camargo aveva un figlioletta, che provvedeva a mantenere e, nell’immminenza del suo ritorno a casa in Spagna, aveva acquistato numerosi regali per la piccola. La famiglia della giovane non era a conoscenza dell’attività con cui la donna guadagnava il denaro; si tratta di un nucleo decisamente povero, che ha difficoltà di ordine economico tali da non potersi permettere il pagamento del rientro della salma in patria.
Nel corso di una conferenza stampa al Comando Provinciale dei Carabinieri, il pm Nicola Marini ha confermato stamane (15 marzo), che “il caso è risolto, ma non concluso”. Il magistrato ha sottolineato che vi sono ancora alcuni lati oscuri da chiarire, tra cui il movente, che ha scatenato la furia di William Vilanova Correa Renan quel sabato pomeriggio del 3 marzo scorso. Ineccepibili, invece, gli elementi deduttivi seguiti dagli inquirenti, che hanno confrontato le circostanze più evidenti nel tentativo non facile di ricostruire un omicidio efferato e non ancora motivato. Lo studente è stato sentito la prima volta dai Carabinieri che gli hanno contestato alcuni particolari accusatorii (quali ad esempio le telefonate con la coinquilina della 32enne uccisa e con la vittima stessa).
Alcuni comportamenti del giovane hanno insospettito gli investigatori, come ad esempio il cambio di domicilio ed il taglio dei capelli, avvenuti due giorni dopo il primo interrogatorio.
Vilanova ha subito un secondo interrogatorio mercoledì scorso – durato dalle 20 alle 5 del mattino – nel corso del quale ha sempre negato il proprio coinvolgimento nell’omicidio. Rilasciato nella mattinata, il ragazzo è stato successivamente arrestato, dopo che gli inquirenti hanno ricevuto il riscontro delle analisi del Ris di Roma e della visita medico-legale a cui il brasiliano era stato sottoposto. Dai reperti raccolti sul luogo del delitto e consegnati al laboratorio dalla Polizia Giudiziaria, gli esperti hanno ricavato segni innegabili della presenza dello studente nell’appartamentino di via Vallerozzi. Trovate l’impronta del suo mignolo sinistro e tracce del suo Dna sull’utensile da cucina utilizzato per forzare il trolley della colombiana; dalla visita medica è risultato che ha subito graffi e ferite provocate dalla disperata difesa di C e con essa compatibili, come tagli e abrasioni sulle mani, graffi sul petto e sul collo, oltre che in volto. Molto importante per gli inquirenti il raffronto con la testimonianza rilasciata dalla coinquilina della vittima, che ha praticamente cancellato la credibilità del racconto fatto dal brasiliano.
Dopo l’arresto, il giovane piange e si dispera, ma non confessa, chiudendosi in un totale mutismo. Lunedì – alla presenza dell’avvocato d’ufficio Cialdella di Poggibonsi – si terrà l’interrogatorio di garanzia e di conferma dell’arresto, per quello che il pm Marini ha definito un “elemento pericoloso”.
Altri particolari sono stati aggiunti dal colonnello Aglieco e dai suoi stretti collaboratori. Che hanno insieme tratteggiato il quadro che si è presentato davanti agli inquirenti nel piccolo appartamento di Vallerozzi e le difficoltà incontrate nel dover indagare su un omicidio avvenuto 26 ore prima della scoperta del corpo. La scena del crimine era effettivamente molto confusa, con una grande quantità di sangue ovunque, anche sul soffitto, il che fa pensare che l’assassino non possa essersene uscito senza che nessuno abbia notato lo stato dei suoi vestiti. Tutto l’appartamentino era a soqquadro e la raccolta dei reperti è stata lenta, proprio perché era necessario lavorare schematicamente; dalle ricostruzioni si è capito che la donna è stata colpita al volto e sbattuta contro gli spigoli più volte senza riuscire a difendersi, nonostante l’aggressore non sia molto alto e robusto.
Vi sono poi i particolari toccanti: Lucelly Molina Camargo aveva un figlioletta, che provvedeva a mantenere e, nell’immminenza del suo ritorno a casa in Spagna, aveva acquistato numerosi regali per la piccola. La famiglia della giovane non era a conoscenza dell’attività con cui la donna guadagnava il denaro; si tratta di un nucleo decisamente povero, che ha difficoltà di ordine economico tali da non potersi permettere il pagamento del rientro della salma in patria.