L'intervento della capogruppo di Sinistra per Siena
SIENA. Di seguito l’intervento della capogruppo di Sinistra per Siena, Laura Vigni, in Consiglio Comunale per presentare l’interrogazione sulla situazione della Fondazione, sottoscritta insieme al consigliere De Risi.
“Da quando abbiamo presentato l’interrogazione, l’8 febbraio scorso, la situazione della Fondazione, che già appariva allarmante, è rapidamente precipitata in maniera irrimediabile, senza che il Consiglio Comunale abbia potuto dare il proprio contributo.
Il mandato unanime, attribuito al Sindaco il 22 novembre dell’anno scorso perché rappresentasse l’intero Consiglio, è servito solo a impedire che qui si discutesse sul disastro che incombeva sulla città, mentre le due componenti del partito di maggioranza hanno dimostrato di essere interessate solo a mantenere il controllo politico – e non rappresentativo della città – su Fondazione e Banca. Si è invocato il coinvolgimento delle forze di opposizione, per nascondere le responsabilità vere e i dissidenti sono stati indicati come sabotatori che mettevano a rischio il valore del titolo Monte dei Paschi.
“Non parlo di un titolo quotato in borsa” ha risposto il Sindaco ad un giornalista, come se la discesa a precipizio del titolo non fosse anche una conseguenza della speculazione finanziaria cui è stata aperta la porta da tutti i membri della Deputazione Amministratrice, tanto strapagati quanto impreparati sul piano tecnico professionale, se incapaci di riconoscere il trappolone che gli stavano preparando finanzieri senza scrupoli.
Nelle tre riunioni con i capigruppo si è solo ascoltata dal Presidente Mancini e dal Direttore Pieri la triste litania delle vendite a prezzo di liquidazione del patrimonio della Fondazione, indispensabile per saldare il debito di più di 1 miliardo di Euro contratto per ricapitalizzare la Banca. Un cappio al collo che la Fondazione si è messa con le sue mani, per venire incontro alle richieste della Banca, nei cui confronti si è comportata da vassallo, non da proprietaria.
Nel 2008 fu la Fondazione a sborsare i 2 milioni di Euro ai consulenti esterni che consigliarono l’acquisto di Banca Antonveneta, che com’è noto si è rivelata operazione fallimentare e suicida. Altri consulenti nell’aprile 2011 hanno affermato che ricapitalizzando la Banca per 2 miliardi di Euro la Fondazione sarebbe rimasta in un livello di indebitamento fisiologico, e che il rimborso del debito poteva essere fatto in maniera molto graduale e con i dividendi della Banca. Sapete chi diceva questo: l’advisor del Credit Suisse che ora è la banca creditrice più accanita! Voi pensate che la discesa del titolo non sia stata provocata ad arte, per poi prendere il collo la Fondazione?
E del resto come ha utilizzato la Banca questi 2 miliardi di Euro che per hanno portato la Fondazione a svenarsi? Non si sa, sicuramente non per rimborsare i Tremonti Bond, come si era scritto, per i quali si continuano a pagare pesanti interessi. Non è da ora che le scelte della Deputazione Amministratrice della Fondazione hanno messo a repentaglio il suo patrimonio facendo operazioni finanziarie rischiose (negli esercizi 2008 e 2009 venivano iscritte perdite definitive per 43 milioni di Euro).
Oggi poi, se andiamo a vedere le perdite dovute alle ultime vendite, il patrimonio accumulato in tanti anni di prudente gestione sembra sbriciolarsi, finire in un pozzo senza fondo. Si vende tutto il vendibile e, come si sa, quando si vende per necessità, il prezzo non lo fai tu ma l’acquirente. Così via Mediobanca, CdP, F2i, Fontanafredda e infine via una bella fetta di azioni della banca, intorno al 12% rinunciando alla fatidica soglia del 50% che assicurava il controllo.
Un’operazione fatta così ed ora, con il coltello alla gola delle 11 banche creditrici che rivogliono indietro con gli interessi quanto hanno prestato alla Fondazione, è finanziariamente suicida. Si rischia di svendere il 12 o 15% della Banca per una cifra attorno ai 500 milioni di Euro, a qualche finanziere che era già pronto a fare il colpo grosso. Non è questo aver distrutto il patrimonio della città?
E come può la Fondazione continuare a pagare oltre 2 milioni di Euro l’anno per compensi e rimborsi ai membri della Deputazione Amministratrice e del Collegio Sindacale, mentre i componenti della Deputazione Generale hanno proceduto a ridursi i propri. E ancora a mantenere un organico di 39 persone che nell’anno 2010 hanno ricevuto stipendi per circa 6 milioni di Euro?
Chiedo al Sindaco di
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svolgere tutti i doverosi approfondimenti per puntualizzare le singole responsabilità degli amministratori della Fondazione che in base allo Statuto avrebbero dovuto salvaguardare la consistenza del suo patrimonio e promuoverne la valorizzazione, secondo i principi di gestione indicati nello Statuto, basati su criteri prudenziali di rischio e di economicità tali da conservare il valore e ottenere un’adeguata redditività;
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valutare l’opportunità di intraprendere un’azione di responsabilità nei confronti del Deputazione Amministratrice della Fondazione Monte dei Paschi che sembra aver agito dietro indicazione della Banca e in difformità con quanto stabilito nello Statuto, contrariamente agli indirizzi indicati dal Comune di Siena e agli interessi dell’intera Comunità Senese.”