In America si ribellano allo strapotere di Moody's & Co

di Red
SIENA. Can che abbaia non morde, verrebbe da dire pensando agli strali lanciati contro le agenzie di rating a cominciare dal presidente dell’Abi per finire a ministri inglesi e tedeschi. Ma la novità contro Moody’s & Co. vengono dall’America. Calpers è il gestore del risparmio previdenziale dei dipendenti dello stato della California, il più grande al mondo con 234,4 miliardi di dollari amministrati, e, a nome anche di altri 13 fondi pensione mondiali, ha inviato una lettera a Mary Shapiro, presidente della Sec statunitense, per chiedere “un controllo da parte delle authority di vigilanza sull’accuratezza dei rating, e un cambiamento nei metodi di finanziamento delle agenzie”.
Tutto nasce dalla legge voluta da Obama per limitare lo strapotere dei colossi finanziari, esploso nel 2008 con il fallimento Lehmann Brothers. Però questa legge è un contenitore che va riempito di regolamenti applicativi, mancando i quali si tratta di una legge-quadro senza contenuti operativi. Adesso Calpers e gli altri vogliono che l’Amministrazione della Casa Bianca provveda a superare l’ostruzionismo del Congresso, che difende la lobby del rating.
Si vedrà se si può ottenere un risultato concreto contro questi limitatori di liberismo, e già che ci siamo si proceda contro l’Eba e le sue teorie (che definiscono il debito sovrano italiano inaffidabile, mentre il paese emittente continua a essere definito affidabile), e si limiti l’influenza di personaggi come il ministro tedesco Schauble, eccessivo nel condannare gli altri quando nel 2003 era la sua Germania a pigolare comprensione dai partners europei, e pur di vendere armi alla Grecia accettava senza controlli le certificazioni di Costas Simitis, premier greco nel 2000 – che erano fasulle, come è stato chiarito in questi mesi di crisi.
Proprio la luce in fondo al tunnel di una soluzione della crisi greca, con i cittadini ellenici impauriti da un futuro INCERTISSIMO con la dracma dopo il default, ha messo le ali alle borse europee. A Piazza Affari ha continuato la risalita del titolo MPS con +3,06% a euro 0,3609: d’altra parte lo scorso 8 febbraio Goldman Sachs aveva alzato il target price di Monte dei Paschi a euro 0,45; la banca d’affari americana certe cose le “sente” e il titolo arriverà fin lassù. Se la Fondazione riuscirà a tirare la corda fino ad allora, quel 15% che venderà darà una cifra molto più interessante per ridurre l’esposizione debitoria.
Le voci girano, e girando si moltiplicano, si arricchiscono di particolari e diventano autorevoli. Così su Panorama Sergio Luciano, giornalista che nella scorsa estate a Cortina Incontra fece un’intervista reverenziale a Giuseppe Mussari, dopo averle raccolte afferma con certezza che Alessandro Profumo sarà il prossimo presidente di Rocca Salimbeni, giusto per difendere la senesità della banca più antica del mondo. O per consegnarla meglio definitivamente altrove. Con grande azzardo, dopo aver ricordato l’articolo odierno del Financial Times e l’Antonveneta “origine di tutti i guai senesi” (suis propriis verbis), proclama che “senza dubbio la gestione Mussari/Vigni – tanto per complimentare uno che se n’è già andato e un altro che se ne va tra due mesi – ha raddrizzato la situazione”. Caro Luciano guardi che l’Antonveneta l’avevano comprata loro due!
E che dopo hanno riempito la banca di BTp per ingraziarsi Tremonti e attirare su di sé gli strali della speculazione, hanno fatto un aumento di capitale nel 2011 senza aver procurato un partner forte che avesse la liquidità per sostenere il difficile declino verso il 2012, anzi, stringendo a tenaglia il povero Mancini hanno spremuto tutta la capacità finanziaria della Fondazione promettendo a se stessi e alla derelitta Deputazione utili inesistenti per i prossimi cinque anni. Lasciando la città di Siena in mutande, ça va sans dire.