Ho accettato la candidatura a sindaco nonostante sia consapevole sia un impegno notevole sotto vari punti di vista e sappia di avere molto da imparare. Mi sono candidato perché credo fortemente che sia necessario impegnarsi in prima persona per cercare di cambiare quello che non ci piace. Lamentarsi a posteriori, subire passivamente le decisioni che vengono prese da altri, astenersi dall’esercitare il diritto di voto non cambia le cose. Anzi, nel tempo non può che peggiorarle. Lo stesso dicasi per la pratica del voto utile o del voto al meno peggio. Negli anni si è visto un progressivo allineamento da parte
del cdx e del csx verso un’impostazione neoliberista a causa della quale sono state tolte risorse importanti dal welfare e dagli enti locali che hanno via via fornito servizi essenziali sempre più scadenti mostrando più interesse verso introiti a favore di pochi piuttosto che ai beni comuni.
La situazione della città è piuttosto problematica sotto diversi aspetti, innanzitutto quello sociale con l’estraniazione e l’emarginazione di interi settori sociali e anche di fasce
generazionali rispetto alla partecipazione alla vita attiva della città.
Credo quindi che fosse importante e necessario, soprattutto in un momento storico come questo, dove vengono calpestati i diritti di molti cittadini e cittadine, che la Sinistra fosse presente e ritornasse a dare voce e rappresentanza ai delusi (dal PD e non solo), agli abitanti delle periferie, ai lavoratori in difficoltà, ai precari, ai giovani, agli studenti di ogni età, agli emarginati e a tutte le persone in difficoltà.
Per raggiungere questo obbiettivo è necessario unirsi dando così dimostrazione di coesione e di convergenza di intenti che tanto sono mancate negli ultimi anni.
C’è bisogno di rimettere i cittadini e ciò di cui hanno necessità al centro
dell’interesse dall’amministrazione comunale.
I cittadini devono tornare ad essere protagonisti della vita politica della città ogni singolo giorno e non solo una volta ogni 5 anni. Ed è per questo che nel nostro programma proponiamo di far tornare al centro dell’amministrazione comunale tutte quelle istituzioni intermedie quali le consulte territoriali, circoscrizioni, ma anche i semplici comitati di quartiere.
Siena Popolare sarà un punto di partenza per un percorso che guarda lontano, sul lungo periodo, che si propone di ricostruire sul piano locale un’opposizione sociale e popolare allo status quo.
Veniamo al perché ho scelto questo luogo per la conferenza stampa.
È indubbio che sia un luogo al quale sono molto legato per aver in prima persona aiutato i migranti a superare le difficoltà a cui andavano incontro quotidianamente. Ragazzi dei quali la politica e gran parte della cittadinanza si è totalmente disinteressata, considerandoli solo un problema di decoro urbano. Proprio questo luogo al tempo stesso ha visto nascere spontaneamente una rete di solidarietà straordinaria e commovente da parte di chi ha voluto vedere la polvere sotto al tappeto e da parte di chi preferisce accogliere piuttosto che respingere. Una rete che si è sostituita alle istituzioni e che ha
dimostrato nei fatti che c’è ancora una parte di cittadinanza a cui interessano che vengano rispettati i diritti di tutti e che si attiva in prima persona.
Ma la stazione non è solo questo, rappresenta anche altro. È infatti sotto gli occhi di tutti l’isolamento infrastrutturale di Siena. Un isolamento non solo dalle grandi città e da altri snodi importanti quali autostrade, stazioni ferroviarie e aeroporti, ma paradossalmente anche dai comuni contermini, raggiungibili attraverso una rete viaria e
ferroviaria indecorosa, inefficiente e non all’altezza di chi pensa che il futuro economico possa basarsi sul turismo.
Siena Popolare si pone fra gli obbiettivi primari quello di riallacciare i rapporti con il territorio circostante, creando una sorta di vasta area metropolitana e che metta al centro dei propri obbiettivi la cultura, la sostenibilità ambientale ed economica.
Un altro motivo per cui è stato scelto questo luogo è appunto la presenza dell’Università per Stranieri con la quale l’amministrazione deve interagire per far sì che vengano
immesse sul territorio le eccellenze formatesi al suo interno. L’Università in generale e il Comune non possono continuare a non essere in relazione. La cultura può essere rilanciata sì con la programmazione ma anche e soprattutto con le competenze e con la qualità. Competenze e qualità fornite appunto dall’Università i cui studenti e docenti riverseranno sul territorio tutto il frutto degli studi e della ricerca.Infine, la stazione rappresenta un luogo di cattiva progettazione urbanistica della città e di mancanza di manutenzione. Chi arriva a Siena non può e non deve trovarsi nelle
condizioni attuali di totale disorientamento e mancanza di servizi e scarsità di collegamenti
(l’aggiornamento della rete urbana dei bus è dei primi anni 90). Gli spazi aperti devono essere in grado di favorire aggregazione e socialità e quindi essere manutenuti e ben
progettati. Nelle zone limitrofe possiamo trovare anche esempi di mala amministrazione relativamente alle strutture sportive e alle aree verdi.
La sostenibilità ambientale non può prescindere da un piano del traffico efficiente e da una mobilità sostenibile e la congestione di quest’area in varie fasce orarie rappresenta esattamente l’opposto di cosa è necessario e cosa vogliamo.
La città è in uno stato di sofferenza e di torpore da tempo e non solo a causa della recente amministrazione.
E se si continua a dare la responsabilità dello stallo e del declino solo alla crisi MPS e al Covid si commette un errore madornale e non si va da nessuna parte.
Concludo citando un grande pensatore del secolo scorso a cui tutti noi ci ispiriamo: Antonio Gramsci “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire partecipare. Chi vive veramente non può non essere cittadino partecipe. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è
ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita
collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
Ecco, noi di Siena Popolare non vogliamo restare indifferenti.
Alessandro Bisogni (Siena Popolare)