SIENA. Da Roberto Carrelli Palombi, presidente del Tribunale di Siena, riceviamo e pubblichiamo.
“In conformità a quanto previsto dalla delibera adottata dal C.S.M. in data 1° luglio 2018 (recante “Linee-guida per l’organizzazione degli uffici giudiziari ai fini di una corretta comunicazione istituzionale”), si rende noto quanto segue.
Nella tarda serata di ieri, il secondo Collegio del Tribunale di Siena ha riconosciuto la fondatezza dell’ipotesi accusatoria formulata dal Pubblico Ministero nei confronti di cinque imputati, tutti appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, che sono stati ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dei reati di tortura e lesioni personali, commessi in data 11 ottobre 2018 ai danni di una persona detenuta nella Casa di Reclusione di San Gimignano, presso cui prestavano servizio.
Tra le numerose prove raccolte nel corso del dibattimento, articolatosi in trentuno udienze, una posizione di preminente rilievo, nella decisione del Collegio, hanno assunto i filmati delle videocamere di sorveglianza istallate all’interno del reparto di isolamento della Casa di Reclusione di San Gimignano, che hanno consentito di avere diretta e immediata cognizione di una fase del più ampio episodio oggetto di giudizio, qual è quella verificatasi nel primo pomeriggio dell’U ottobre 2018.
In attesa del deposito della motivazione, previsto nel termine di novanta giorni, si informa altresì che il Collegio ha riconosciuto la natura di autonomo titolo di reato della fattispecie di tortura cd. pubblica (o “di Stato” o verticale o propria) di cui all’art. 613 bis comma 2 c.p., a tal fine valorizzando, tra l’altro, gli obblighi costituzionali e sovranazionali gravanti sullo Stato italiano in materia di incriminazione degli atti di tortura: quali quelli disposti, in primo luogo, dall’art. 13 comma 4 della Costituzione e, soprattutto, dagli artt. 4 e 1 della Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (UNCAT), oltre che dall’art. 3 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), così come interpretato dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo.
Alcuni imputati, inoltre, sono stati ritenuti responsabili di avere redatto relazioni di servizio contenenti rappresentazioni e ricostruzioni false di quanto avvenuto, in quel pomeriggio dell’11 ottobre 2018, nel reparto di isolamento della Casa di Reclusione di San Gimignano”.