Si pensi all
di Mauro Aurigi
SIENA. I Senesi non sono più in grado di capire come stanno le cose. Dopo trenta anni di anestesia delle coscienze e di asservimento al potere di ogni forma di cultura (basti un’occhiata a che razza di intellettuali ha questa città: salvo rarissime quanto lodevoli eccezioni, tutti mercenari al servizio del principe, come nella Firenze medicea,) ora siamo incapaci di riflettere sul passato e di capire il presente. E senza la memoria del passato e senza la corretta percezione del presente non c’è alcuna possibilità di costruire il futuro.
Quando sento dire che “Siena è campata all’ombra del Monte dei Paschi”, rabbrividisco. Si sta addirittura scambiando la causa con l’effetto, che, converrete, non è il massimo in fatto di intelligenza. Perché è il Monte che per più di mezzo millennio è vissuto all’ombra di Siena. E quando Siena ha tolto la sua ombra (privatizzazione del 1995 e conseguente progressiva desenesizzazione della banca) il Monte, come era facilmente prevedibile – e come qualcuno aveva facilmente previsto – ha cominciato a morire lentamente per poi presentare giulivo il collo alla mazzata mortale dell’Antonveneta. Siena non ha più un futuro perché non è più se stessa, perché è terra di servi, non perché ha perduto il Monte. Insomma non è terra di servi perché ha perso il Monte, ma ha perso il Monte perché è terra di servi. E i servi hanno il futuro che si meritano.
Si pensi all’assurdo del servile consenso politico carpito con il calcio e il canestro. Hanno usato i nostri soldi per i fasti delle serie A. E noi, ebeti, gliene siamo stati pure riconoscenti come se i soldi li avessero cavati dalle loro tasche invece che dalle nostre (perché nostre erano le tasche del Monte). Si può essere più stupidi?
Quindi la casta non ha responsabilità in ciò che è successo. Essa ha fatto solo il proprio e ben noto mestiere plurimillenario di sfruttare gli strulli: ha messo in ginocchio il Monte, e ha riempito di debiti la Fondazione Mps, l’Università, l’Ospedale e lo stesso Comune. La responsabilità è tutta dei Senesi, ormai degradati al rango di co…..i. Co…..i, sì, perché non so definire altrimenti chi si lascia sfilare di tasca la mostruosa cifra di 15 miliardi di euro (di tanto oggi la città è più povera) senza battere ciglio. Hanno accettato tutto, hanno dato il consenso totale e acritico al parassitismo del gruppo dirigente (di sinistra, di centro e di destra, tutti in complice combutta) ed ora hanno quel che si meritano. Se i Senesi non fossero i servi che sono diventati, tutti quelli che erano in carica mentre il Monte veniva devastato tanto da diventare lo zimbello di tutta la stampa del pianeta, non avrebbero avuto l’arroganza di ripresentarsi tutti, come se nulla fosse successo, alle prossime elezioni comunali, molti riparandosi dietro liste civiche. Non c’è dubbio che li voteremo nuovamente. Masochismo da idioti!
Anche il fatto che ci si aspetti che la magistratura assuma il ruolo di castigamatti e quindi vendichi i danni arrecati alla nostra comunità è sintomatico. Vuol dire solamente che i Senesi non hanno la spina dorsale per provvedere in proprio. E di fronte a questo fenomeno non c’è magistratura che tenga: quand’anche ci fossero indagini e fossero provate responsabilità delle persone, e magari messe queste in galera, ci sono centinaia di successori già pronti a prenderne facilmente il posto e a mettere la mani sull’argenteria della Città (o su quello che ne è rimasto). Un popolo servile non sarà mai in grado di difendersi dall’avidità dei più furbi e costruisce con le proprie mani la propria rovina.