La candidata sindaco ritiene che il Comune debba coordinare la soluzione dei problemi dell'accoglienza
SIENA. Anna Ferretti, candidata sindaca per il Centrosinistra, ritiene il Comune debba svolgere il ruolo di coordinatore per la soluzione dei problemi legati all’accoglienza degli studenti, dei giovani lavoratori, dei professionisti, degli immigrati
“Su Porta Camollia c’è scritto: Cor magis tibi Sena Pandit. Se però ci guardiamo intorno, questa scritta non risponde più alla realtà”. E’ la riflessione di Anna Ferretti, candidata a sindaca del Centrosinistra, all’indomani della protesta del mondo universitario per il caro case, la carenza dei servizi e dei posti nelle residenze del Dsu, chiuse per lavori di ristrutturazione. Ma il problema riguarda anche i giovani che dopo la laurea vorrebbero stabilirsi a Siena o i lavoratori che arrivano da fuori provincia e che, dopo pochi mesi, sono costretti a chiedere il trasferimento in altra località per il carovita della città e la carenza di alloggi a prezzi concordati. “Se il senese ha nel suo Dna il germe dell’accoglienza – sostiene Ferretti -, stesso deve pretendere dalle istituzioni, in primis dal Comune che deve giocare il ruolo di coordinatore tra i vari enti, per fare di Siena un luogo dove poter vivere e lavorare. Abbassando l’età demografica di una realtà che sta sempre più invecchiando”. Rivitalizzare la città è l’impegno che, secondo Anna Ferretti, dovrà assumere la nuova amministrazione per garantire ai residenti siano giovani, adulti o anziani una realtà vivibile, anche con luoghi di divertimento e diaggregazione che spronino le persone a frequentarsi invece che rinchiudersi in casa, come sta avvenendo nel post pandemia.
“L’amministrazione comunale è il nodo centrale da dove deve partire lo stimolo e in alcuni casi la gestione di questi temi – spiega la candidata a sindaca del Centrosinistra -. Se esiste un problema studenti universitari va affrontato come comunità, così vale per i giovani lavoratori che non riescono a mantenersi a Siena o per i pakistani che dormono alla stazione. Non possiamo avere una visione ristretta, dobbiamo lavorare di gruppo con l’apertura di tavoli ad hoc, con l’attivazione del terzo settore (sociale, sportivo, culturale, ricreativo…), con la condivisione e la messa a disposizione di spazi, con il coinvolgimento di tutti gli attori”.
“Un’amministrazione, secondo me, si gestisce cercando e stabilendo rapporti costruttivi con gli altri enti per dare risposte alle esigenze, non rimandando ad altri il problema, come ad esempio è accaduto questa estate per i giovani immigrati, problema che si riproporrà quasi certamente tra pochi mesi. Ci vuole lungimiranza, apertura al nuovo che può portare sviluppo e benessere per tutti. Ad esempio, stiamo aspettando con grandi speranze la realizzazione a Siena di un hub antipandemico, siamo però pronti ad accogliere i professionisti che verranno a Siena a lavorare? Ad offrire servizi di qualità a loro ed alle loro famiglie? Abbiamo un territorio bellissimo ma dobbiamo pensare anche alla sua vivibilità per convincere i nuovi cittadini a rimanere. La città ‘vivace’ che vedo io è quella dove lo studente o il professionista che arriva da fuori, riesce ad inserirsi nel tessuto cittadino, frequentando gli stessi ambienti dei senesi, siano sport, cultura, divertimento. Questa è accoglienza, questa è costruire una città aperta, che scambia le proprie ricchezze con le ricchezze degli altri, non quella che si contempla nel suo immobilismo perché tutto può inquinare. Non è questa la Siena che ci hanno lasciato”.