La candidata sindaco invita i cittadini a riappropriarsi del diritto di voto e della partecipazione alla vita pubblica
SIENA. Da Anna Ferretti, candidata sindaco del centrosinistra, riceviamo e pubblichiamo.
“Il disamore per la politica manifestato anche dalla scarsa affluenza alle ultime elezioni regionali è un dato che deve far riflettere. Partendo proprio da una preoccupazione oggettiva per le sorti della democrazia, Anna Ferretti, candidata a Sindaca per il Comune di Siena, rivolge un invito a tutti i cittadini a riappropriarsi del diritto del voto e della libertà di scelta, perchè non si può chiedere il cambiamento se non si scelgono le persone che dovranno attuarlo.
“Scrive Maccione: la politica vuol dire etica della responsabilità, impegno per il bene comune, visione di insieme al servizio della comunità. O viceversa utilizzo privato del patrimonio collettivo, puro esercizio di potere, disprezzo delle regole o loro manipolazione in nome di una quantomeno curiosa per non dire infìda idea di popolo.
Mi sono venute in mente queste parole – dice Anna Ferretti – leggendo le cronache cittadine su queste elezioni amministrative, guardando l’assenteismo che si è registrato in Lazio e in Lombardia, nelle elezioni regionali.
Perchè non si va più a votare? Perchè si considera la politica come un “disvalore”?
Certo se il ragionamento politico è fatto solo su chi diventerà assessore o vicesindaco, se la lista mia è fatta di persone più “in” della tua”, se l’obiettivo che mi pongo è solo dirigere un’azienda anonima fatta di numeri, percentuali, dati, la voglia di partecipare, se era poca ti passa completamente.
I giovani di oggi quanto li abbiamo preparati a capire cosa è “governare” una città, una regione, un paese, quanto valore e rispetto abbiamo dato e diamo alle Istituzioni volute dalla nostra Costituzione a servizio del cittadino?
Potrebbe essere qui uno dei problemi veri per cui “la politica” è spesso disprezzata, e quando la proponi uno si ritrae: politica uguale partito, potere, inciucio, accordi nascosti, arricchimento a volte personale.
Il senso del bene comune, del guidare per servire, della poltrona che è un onore ma anche un grosso “onere” quanto lo abbiamo trasmesso ai ragazzi a partire dalle elementari in su? E’ stata introdotta nuovamente nelle scuole l’educazione civica ma basta a far capire, a far sentire il senso di responsabilità e di partecipazione che la politica richiede? Da alcune parti si usa avere un ‘consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze’, per abituarli ad una forma di responsabilità e partecipazione. Potrebbe essere una forma da utilizzare per stimolare e interessare alla partecipazione alla vita sociale e civile di una comunità?
Occorre lavorare su queste tematiche perchè, a me, che per la prima volta sto vivendo una campagna elettorale in prima persona, anche nel confronto politico con gli altri, pur trattandosi di elezioni amministrative e non politiche, piacerebbe vedere un respiro più ampio dietro la strada da sistemare, o la progettazione urbanistica da fare, o il bilancio da redigere.
Pensare una città del domani vuol dire partire da come considero la “persona”, il cittadino: da come vedo il suo evolversi da bambino a giovane, adulto, anziano; vuol dire vedere il suo sviluppo in un ambiente sano, pulito, vuol dire pensare a servizi che non siano statici, ma si adattino man di mano al mondo che cambia, a quartieri che nel tempo si trasformano e a gestire questa trasformazione, non a subirla come stiamo facendo.
Occorre smettere di dire “sono tutti uguali” quelli che fanno politica, occorre credere che ‘qualcosa cambierà’, perchè se ci crediamo e ci impegniamo qualcosa cambierà, e in meglio e non ci fermerà nè il covid, nè le avversità che fanno parte della vita. Perchè la fiducia nel futuro, lo spirito del servizio, ci sono, sono ancora presenti, lo vedo nelle persone che per strada mi salutano e mi incoraggiano ad andare avanti. A loro vorrei fare appello.
Chi crede nel bene comune, chi vuole lavorare per il bene comune si faccia avanti: ora è il momento per la nostra città, per Siena, di fare questo. Vorrei chiudere ricordando queste parole di don Sturzo, che nel 1925 scriveva: la politica è per sé un bene, il far politica è, in genere, un atto di amore per la collettività”.