di Paola Dei
SIENA. Dal 25 gennaio al Cinema Alessandro VII in Piazza dell’Abbadia a Siena viene proiettata l’ultima opera di Paolo Genovese a distanza di due anni da Supereroi.
Le atmosfere sono quelle di The Place, in una Roma rarefatta ma mai retorica grazie alla fotografia di Fabrizio Lucci che permette al regista di definire ogni azione in modo preciso. Ritroviamo un misterioso personaggio che nel film del 2017 era interpretato da Valerio Mastandrea, e che qui, seppur con una declinazione diversa, è interpretato da Tony Servillo.
Distribuito da Medusa, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Genovese pubblicato da Giulio Einaudi nel 2018, con la partecipazione di Margherita Buy, Vittoria Puccini, Sara Serraiocco, Lino Guanciale, Alessandro Tiberi, Giorgio Tirabassi, Gabriele Cristini, Elena Lietti, le musiche di Maurizio Filardo e le scenografie di Chiara Balducci, il film di genere commedia drammatica, spezza il pane su un tema scabroso e delicato come quello del suicidio. Tony Servillo in parte angelo, in parte fantasma, in parte psicoterapeuta, in parte Virgilio dantesco, in parte deus ex machina appassionato di jazz con un velo di malinconia a tratti gioiosa e con riflessi di intense emozioni che evocano le blue note e la poliritmia della musica che canticchia, incontra quattro personaggi che hanno deciso di passare a miglior vita e fa di tutto per salvarli. Una madre che ha perso la figlia, un bambino sovrappeso, una ballerina in carrozzina e un affermato life coaching con una moglie in stato interessante e una carriera luminosa con un nome che è tutto un programma: Napoleone. A tutti e quattro viene offerta una settimana di tempo per cambiare idea e tornare ad amare la vita. Definito dallo stesso regista il secondo atto de La vita è meravigliosa di Frank Capra, da cui ha tratto lo spunto, il film, attraverso momenti che destabilizzano, parla di speranza, di sogni, di delusioni. Protagoniste assenti visivamente ma sempre presenti, incarnate nei vissuti dei personaggi, sono la vita e la morte, stadi dell’evoluzione di un anima dove lo spirito di sopravvivenza e quelli che erano considerati i simboli della vita svaniscono per lasciare posto ad una impalpabile disperazione,
Alla prima proiezione avvenuta al Cinema Barberini di Roma, Genovese ha raccontato la genesi dell’opera: “Il primo seme di questo film è un evento curioso, un documentario molto interessante intitolato The Bridge. Il regista del documentario ha messo una telecamera sul Golden Gate Bridge di San Francisco e l’ha lasciata là per un anno. Dovete sapere che il Golden Gate Bridge è il ponte dove si registra il maggior numero di suicidi al mondo. Il documentarista ha ripreso tutte le persone che sono saltate giù, andando poi a intervistare chi si è salvato. Il fatto curioso che ha colpito la mia immaginazione è che la quasi totalità dei sopravvissuti ha raccontato che, nei 7 secondi che separano il salto dall’entrata in acqua, ha provato un senso di pentimento, un desiderio di tornare indietro, insomma di ottenere una seconda possibilità. Così i 7 secondi sono diventati una settimana e, insieme ai miei co-sceneggiatori, ho costruito intorno a questi sette giorni dei personaggi e una drammaturgia, però tutto prende origine da quei 7 secondi e dalla domanda: perché qualcuno che arriva a fare una scelta così estrema un istante dopo si pente? E come si fa a evitare quella scelta estrema? Come ci si salva?”.
Potremo passare intere giornate a farci domande su questo argomento, ma Genovese ci offre il suo contributo per dirci che le fantasie disattese, i tradimenti di chi non ci comprende, le perdite di coloro che amiamo, possono contenere al loro interno la speranza per ricominciare.
Il regista non ha dubbi: “Il primo giorno della nostra vita è quando ci si accorge che è una sola e che il tempo che ci è stato dato è limitato. Nel film la speranza è che quello che avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno nella vita di quattro persone sull’orlo di un baratro divenga in realtà il primo di una vita nuova”.
Gli attori sono perfettamente nella parte e sono stati scelti dal cineasta per i motivi che lui stesso ci dice: ”Tony è perfetto per il personaggio. Ci voleva un attore non ridondante e lui ha quella misura recitativa che gli permette di essere sempre credibile. Con Valerio ho fatto quattro film. Sono due attori molto diversi ma insieme melodici e ben assortiti. Margherita ha quella fragilità che era necessaria al personaggio. Serraiocco è una giovane attrice molto valida e il ragazzino non ha mai stonato fra gli adulti”.
Genovese ha aspettato a far uscire il film a causa della pandemia. Non voleva una prima in streaming. “La sala è il luogo che ci permette di staccare e disporci ad ascoltare veramente una storia. La sala cinematografica restituisce ad ogni storia il vero senso”.