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Tutte strutture, molto spesso, anche particolarmente estese, per cui la loro eventuale tassazione produrrà cifre che per le imprese agricole, soprattutto in questo particolare momento di crisi, non si possono permettere di pagare. Le rendite catastali, addirittura, avranno aumenti intorno al 60%. Si tratta, poi, di immobili su cui già si pagava sulle rendite domenicali. Non solo. Entro il 30 settembre gli agricoltori erano stati costretti ad accatastare tutto per la legge sugli ex rurali. “Un modo scorretto – rileva il Presidente dell’Unione – per censire indirettamente gli immobili strumentali”.
“Non ci possiamo certo sottrarre dal pagare queste nuove tasse – spiega Alessandro Cinughi de Pazzi – ma visto che i Comuni saranno inondati di nuovi introiti, grazie ad Imu ed anche alla Imposta di soggiorno, chiediamo alle istituzioni di autoregolamentarsi senza infierire troppo sul mondo agricolo”. In che senso? La legge, ad esempio, ai fini dell’Imu prevede l’applicazione di diverse aliquote che i Comuni possono alzare o abbassare. “La cosa – sottolinea Cinughi de Pazzi – ci preoccupa non poco, perché molti sicuramente le aumenteranno, altri al massimo le lasceranno come sono e probabilmente nessuno le abbasserà. Per cui, oltre a trattamenti diversi da un Comune ad un altro, ci chiediamo se le Amministrazioni locali avendo questi introiti aggiuntivi continueranno, ad esempio, sulla strada di applicare la tassa di soggiorno, che nella grande maggioranza dei casi servirà solo per coprire buchi di bilancio e non come tassa di scopo per fare investimenti nel settore della ricettività e del turismo”.
“Le aziende agricole – conclude Cinughi de Pazzi – sono state, anche se con grande sacrificio, le uniche che fino ad oggi non hanno licenziato. Adesso, a fronte di questa nuova batosta accompagnata da una grandinata di nuove tasse, riusciranno a mantenere i livelli occupazionali, oltre che la tutela e la salvaguardia del territorio? Ora che più mai è importante fare fronte comune con le amministrazioni pubbliche locali per mettere a rigore anche quello sviluppo economico di cui il Governo tanto parla, ma non riguarda certo il mondo agricolo”.