E' usura prestare soldi a chi non ha reddito per restituirli, lo dice la legge italiana

di Red
SIENA. Come i più attenti analisti avevano già previsto nei mesi scorsi, la crisi sta arrivando piano piano alle fondamenta che l’hanno provocata, investendo anche i paesi che fino ad oggi apparivano virtuosi. La notizia che ha sconvolto il sistema bancario ieri riguarda la flessione del titolo Commerzbank – in calo in una sola seduta del 15% – piombato ai minimi storici al Dax 30. Le voci più accreditate parlano di una necessità di ricapitalizzazione pesante, oltre 5 miliardi di euro almeno, seguendo un trend inaugurato da Unicredit. E’ solo la punta del nuovo iceberg finanziario che si è staccato dalla banchisa dei mercati. Se ci aggiungiamo l’imminente intervento dello stato francese in aiuto delle banche transalpine che si manifesterà nei prossimi giorni, e i timori che colpiscono gli istituti di credito inglesi e americani, il cerchio si chiude. Infatti gli investitori asiatici, per primi quelli giapponesi, stanno rivedendo le loro posizioni in Europa e stanno analizzando con preoccupazione la guerra intestina della politica USA nella gestione del loro deficit di bilancio: la realtà di una destra statunitense decisa a far subire alla nazione qualsiasi conseguenza negativa, pur di recuperare con ogni mezzo la guida del paese con le elezioni del prossimo anno mette pressione sugli investimenti stranieri e qualcuno deciderà di smobilizzare asset.
Questa realtà delle cose ci lascia capire cosa sia successo alle riunioni dell’Eurogruppo che hanno visto l’Italia irrisa e soccombente. Si è trattato di un enorme tavolo da poker dove Merkel e Sarkozy hanno bluffato senza avere punti importanti nelle loro mani e in cui un distratto Berlusconi ha passato la mano, mentre aveva il punto per giocare e addirittura rilanciare. Il presidente del consiglio italiano è apparso quasi uno “sprovveduto passato lì per caso”, senza alcuna nozione di economia politica e senza un Ministro dell’Economia a dargli suggerimenti, pressato da sodali e alleati, preoccupati solo del loro piccolo potere elettorale. Le conseguenze si sono viste tutte. Tuttavia, ora, già la richiesta di patrimonializzazione fatta dall’Eba, nefasta per le banche italiane, si ritorce contro la Commerzbank: dagli iniziali 2,5 miliardi siamo già passati a 5 nello spazio di pochi giorni. Domanda: in base a quali criteri contabili era stata confezionata la richiesta di ricapitalizzazione? E’ vero che le banche hanno il potere di scrivere nei loro bilanci quello che vogliono? Non è possibile fare un errore di tale grandezza (il doppio) da parte di un ente di controllo. Dopo la scoperta che gli stress test estivi erano inefficaci – se non proprio “taroccati” per diffondere false notizie rassicuranti ai mercati, e che gli andamenti delle borse hanno punito in questi mesi, un nuovo passo falso degli organi di controllo non è tollerabile: se ne rendono conto i politici europei?
La borsa italiana ieri ha chiuso in territorio ampiamente negativo. I titoli bancari sono stati colpiti dalle vendite, MPS ha perduto -3,30% a euro 0,26. Si vocifera di difficoltà della Fondazione – in caso di ulteriori ribassi del titolo – nei confronti dei creditori del maxiprestito ottenuto in occasione dell’ultima ricapitalizzazione di Rocca Salimbeni, per clausole che naturalmente sono sconosciute ai più. Ora come si fa a indebitarsi con istituti finanziari che hanno interesse a guadagnare ancora di più se il debitore non è in grado di mantenere gli accordi? Sicuramente Palazzo Sansedoni non ha alcun potere di controllo sui mercati e sulla trasparenza dei suoi creditori: la discesa clamorosa e costante del valore dell’azione MPS sembra guidata da una mano ancor più cattiva e determinata a ottenere il massimo dall’investimento fatto. Per le leggi italiane, prestare soldi a soggetti che non siano in grado di restituirli è usura. Chissà cosa ne pensano in proposito Goldman Sachs e Morgan Stanley: nella situazione in cui versava già Banca Monte dei Paschi in primavera, che la Fondazione non fosse in condizione di garantirsi con la redditività di Rocca Salimbeni – o con quella di altre piccole partecipazioni – era un fatto acclarato. Ci poteva credere solo Gabriello Mancini in una dichiarazione per la stampa “pro domo sua”: aveva da convincere gli indecisi alle elezioni comunali e ingraziarsi il nuovo sindaco! Salvo subito dopo rinchiudersi in un silenzio che, più che di dignità, sa di impotenza.
Chissà cosa ne pensa il presidente di Sator, Matteo Arpe, che giovedì scorso girava nelle stanze della Direzione Generale ed è andato via con un pacco di documenti da leggersi nel fine settimana. La “taglia” di Sator ci sembra troppo piccola per una realtà come MPS. Gli ultimi rovesci subìti da Caltagirone e Casini lasciano scoperto il ruolo della prossima guida della banca: Mussari stringe i denti per arrivare a marzo senza l’onta delle dimissioni forzate e del fallimento, ma non è detto che riesca nell’intento. Sicuramente la composizione del nuovo governo Monti rende l’idea di come il presidente dell’Abi non sia molto considerato negli ambiti finanziari nazionali. Da lì non si muoverà, tanto Passera ha ormai scavalcato tutti. Noi intanto possiamo solo auguraci che il successore di Mussari non sia peggio. Dobbiamo confidare nei nostri politici o sarà necessario l’intervento di Monti?