Giornata positiva in borsa, dopo l'accelerazione politica
SIENA. Quasi sorprendente l’effetto Monti per un giorno in Borsa e sulla comunità finanziaria. Nell’ordine: Piazza Affari che risale dello 0,97%; lo spread bund-BTp che scende sotto 500 e a fine seduta si stabilizza sul valore 513; rendimento dei titoli decennali sotto il 7%; asta da 5 miliardi dei Bot che fa il pieno, pur con i rendimenti in calo al 6%. Sufficit? Non ancora, ma per un giorno l’indice di credibilità dell’Italia vola verso l’alto. L’effetto si allunga sulla parabola di Lorenzo Bini Smaghi che, sua sponte (almeno ufficialmente), lascia la poltrona alla Bce per andare a insegnare ad Harvard. Tutto come era nei desideri di Sarkozy, che presto provvederà a nominare un francese. Se costui risultasse legato storicamente a Goldman Sachs come Monti, che ne è International advisor, o come Mario Draghi dal 2002 al 2005, molti ci ricameranno sopra. Goldman Sachs è anche la società che ha provveduto a collocare sul mercato i titoli venduti da Fondazione MPS, ad esempio. Che ci sia una longa manus della crisi del debito sovrano che gioca una partita rischiosa ma fruttifera sui mercati mondiali, potrebbe non essere una teoria peregrina, viste le tante coincidenze. Formalmente, avendo resistito ai diktat di Berlusconi, Bini Smaghi ha difeso l’indipendenza della Banca Centrale Europea: giù attestati di stima per la decisione dell’economista, cominciando da Napolitano. Una bella carriera, con il neo di non essere passato mai dalle parti di Jersey City, NJ, USA. Monti se lo prenderà nell’esecutivo che da lunedì andrà a formare?
La trimestrale di Credit Agricole dimostra che lo stato di crisi delle banche francesi, nonostante l’occhio di riguardo dell’Eba, è veramente serio: la banca transalpina vede l’utile abbattersi da 742 a 258 milioni nonostante che negli ultimi tre mesi abbia gettato sul mercato ben 2 miliardi di titoli di stato italiani. Le Monde, prestigioso quotidiano francese titola oggi: “Après la Grèce et l’Italie, la France?” che è una dichiarazione mica da ridere… e Agricole, BNP Paribas e Société Geenerale sono sempre in calo. Lo spread dei titoli di stato francesi con i Bund schizza verso l’alto, i cds sono balzati ai massimi dallo scorso settembre, la manovra preparata da Sarkozy sembra insufficiente e alla sera ci si mette Bruxelles a chiedere una stretta maggiore, dopo che un errore tecnico di Standard & Poor’s ha declassato la tripla A del debito pubblico francese per qualche ora.
Torniamo a Siena, dove la presentazione della terza trimestrale ha dato utili in linea con le previsioni degli analisti, che hanno anche lodato i movimenti del management, tesi alla riduzione dei costi di produzione. Per l’analisi dei risultati aspettiamo di averli digeriti nel weekend e il responso dei mercati, lunedì. Conterà molto se ad inizio settimana Monti metterà mano al nuovo governo, non nascondiamocelo, e se potrà cominciare un percorso di rivalutazione degli asset prima facendo digerire la conversione dei fresh all’Eba, e poi modificando l’impatto sui conti del peso della svalutazione del portafoglio dei titoli di stato italiani.
Se la crisi francese dovesse costar loro la tripla A, sarebbe più facile convincerli ad assumere una posizione più conciliante e meno colonialista nei nostri confronti: una rivalutazione del titolo MPS a euro 0,80 porterebbe in attivo il dato patrimoniale dell’istituto, che adesso è depresso. Poi ci sarebbe sempre il problema della liquidità, per cui nei giorni scorsi sono state fatte operazioni straordinarie.
In serata, alle buone nuove del vecchio continente New York sembra crederci e vola in positivo, chiudendo la seduta del Dow Jones a +0,96%. Tuttavia, in serata Bernanke della Fed dichiara di essere preoccupato: i problemi economici degli Stati Uniti “sono molto seri”, e riguardo alla crescita “siamo ancora lontani da dove vorremmo essere”. Per finire al solito richiamo all’Europa di fare presto e di attuare rapidamente piani per contrastare la crisi. Concetti difficili per i politici nostrani, che amano prendersi il tempo per spaccare il capello in quattro anche quando non ce n’è la necessità. O non ci sono capelli.