E Mussari cerca appoggi per il futuro. Un po' qua, un po' là...
di Red
SIENA. La solita vocina bene informata ci ha raccontato delle manovre in atto per “defenestrare” il presidente della banca MPS. In un incontro vis-a-vis nel pieno della scorsa campagna elettorale, quando il gruppo della birreria brigava per occupare posti in Consiglio Comunale e il partito cercava di tenerli fuori, il candidato sindaco, temendo il ballottaggio, promise all’avvocato di Catanzaro una fine poco gloriosa. E ora sembra venuto il momento di mantenere la promessa. Mussari è diventato una trottola in cerca di visibilità, non ultima la partecipazione a “Porta a porta”. Che è infatti passata inosservata solo sui media cartacei locali, autocensurata come se il presidente di MPS in televisione non fosse una notizia importante per la città di Siena. La persona più ciarliera di Siena in questo momento è l’allenatore della Robur, Sannino, napoletano di Ottaviano e poi, forse, il tecnico della Mens Sana basket Pianigiani: il silenzio calato in città su Mussari è proprio pesante! La volontà di sostituire il presidente di Rocca Salimbeni si è fatta talmente pressante da far passare in secondo piano la cacciata del Direttore Generale, che con il nostro aiuto involontario, avendone dato notizia, ha “salvato” la sua testa. Certo è che, assente il presidente da troppo tempo (quasi quanto la malattia diplomatica di Parlangeli in Fondazione, se non sbagliamo il conto dei giorni), sarebbe stato folle privarsi anche del numero due dell’istituto e di darci un’altra volta ragione sul concetto di banca acefala.
Ora però Antonio Vigni è arrivato al countdown finale: siamo a -4 dalla presentazione della trimestrale e se vorrà superare questa forca caudina dovrà riuscire in queste due mosse: uno, tirare fuori dal cilindro il coniglio degli utili attesi da Mancini e Ceccuzzi, due presentare il nuovo socio della banca che ci traghetterà al futuro. Ammesso e non concesso che ci sia un socio… Altrimenti la delusione dei mercati spingerà il titolo ad un ulteriore ribasso. Perché è certo che Unicredit ricapitalizzerà per 7 miliardi e perché Intesa S. Paolo è ritenuta essere già messa in sicurezza. E si sa che il vaso di cristallo in mezzo ai vasi di ferro… Non facciamo finta di niente: chiunque legge questo articolo è in grado di sapere che esistono analisti che dicono che il valore del titolo MPS scenderà fino a 0,15 euro e il valore della Fondazione pareggerà il debito contratto con l’ultimo aumento di capitale: “scalabile” – al quel punto – sarebbe un eufemismo. Quindi giovedì si arriverà al rendez-vous di tutta una classe dirigente locale che ha sfruttato fino in fondo la nefasta legge che inventò le fondazioni bancarie e il deleterio decreto dell’8 agosto 1995 che originò la Fondazione di Palazzo Sansedoni. I numeri di Vigni saranno sinceri e impietosi, specie se saranno negativi, solo provvisori se saranno positivi.
Mala tempora currunt. Mentre il titolo MPS cala, qualcuno fa i conti e ipotizza: se il prezzo delle azioni dovesse scendere al 25% (e ora siamo al 23) del valore fissato ai tempi dell’aumento di capitale, la Fondazione dovrebbe fornire garanzie solide alle banche che hanno dato il prestito di circa 700 milioni di euro proprio per l’aumento di capitale. E così qualcuno potrebbe decidere di vendere i titoli in garanzia, abbassando con questa operazione la partecipazione della Fondazione al di sotto del 50%… Sono solo Ipotesi, s’intende. Ma La Fondazione potrebbe finire in mano ai creditori? A San Gimignano dicono che Mancini, dopo la messa della domenica mattina, svicoli a capo basso.
Mala tempora currunt 2. Martedì dovrebbero “volare” verso i 23 destinatari i rinvii a giudizio per l’affaire-Ampugnano. Che momentaccio: è proprio vero che piove sempre sul bagnato; e magari qualche cattivello dirà “Era ora!”.