La fiducia a Papandreu dovrebbe spingere i mercati al rialzo
di Red
SIENA. La Borsa va a corente alternata e di venerdì non può che scendere, vista la necessità di molti operatori di realizzare anche minimi profitti e l’evolversi in negativo delle indecisioni della politica, che non svolge il compito per cui è chiamata. L’ultima trovata del presidente del consiglio italiano è di farsi commissariare dalla Comunità Europea per non doversi dimettere, visto che alle lettere di intenti è seguito il nulla totale, tra veti e controveti dei politicanti italiani, che non vedono al di là del proprio naso. Un grande giornalista di destra, Oscar Giannino, è impietoso: “Ma che si arrivasse addirittura a un G20 all’indomani del quale il governo italiano non sa, non dice e invece disdice intorno a un punto così delicato come il monitoraggio sull’Italia da parte del Fondo Monetario Internazionale, questa come figuraccia mondiale vale milioni di risatine di monsieur Sarkò. E’ una figura da Paese che ha perso ogni standship, da Paese operetta. Il lungo tramonto pubblico di Berlusconi lascia senza parole perché non avviene su scelte sbagliate – quelle hanno riguardato la sua vita e la confusione demenziale tra privato e istituzionale – bensì sull’assenza di scelte, sulla furbesca confusione di parole, sull’autosuggestione che sfocia in narcosi. E’ tanto suonato il vecchio campione del ring, che Tremonti saltellandogli intorno ed evitando ogni incrocio di guantoni ed emissione di voce in pubblico sta riuscendo nella notevole impresa di uscirne incolpevole: non solo come se le politiche economiche considerate deficitarie dai mercati non fossero le sue, ma come una vera e propria quinta colonna interna al governo della comprensibile e responsabile strategia del Quirinale di evitare sia un Gotterdaemmerung ancor più sanguinoso per il Paese, sia una campagna elettorale al buio con spread lanciati verso quota, chissà, 700”.
Per ora accontentiamoci: lo spread tra il Btp a dieci anni e il Bund tedesco è tornato intorno a 450 punti base, con un rendimento pari al 6,30%. Di conseguenza anche il comparto bancario è tornato ancora una volta nel mirino delle vendite: Unicredit ha ceduto il 6,55% a 0,777 euro, Intesa SanPaolo il 4,81% a 1,127 euro, MPS il 4,73% a 0,304 euro per rimanere alle cosiddette prime tre. Tutta l’Italia, tranne Siena – dove il problema più grosso sembra sia se Marzucchi entrerà nel board della Fondazione MPS o meno – si interroga sulla scalabilità delle nostre deboli banche da parte di istituti di credito stranieri. E sembra che l’intervento dell’Fmi e di Christine Lagarde, con il commissariamento dell’Italia, possa facilitare la capitolazione di Rocca Salimbeni. D’altra parte, con gli attuali valori di borsa, un istituto che bussasse alla porta con due miliardi preziosi di aumento di capitale avrebbe diritto al 51% del capitale sociale e a sfilare la banca alla città. Figuriamoci se portasse tutti e 3 i miliardi richiesti dall’Eba…
La teoria manciniana della non scalabilità per il fatto di possedere il 50,1% dei voti in assemblea straordinaria (e solo in quella) è, appunto, una teoria buona per il popolino. Per non aprirsi al nuovo, la banca sarebbe pronta a convertire in azioni i due miliardi di obbligazioni subordinate decennali emesse nell’aprile 2008 per finanziare la sciagurata acquisizione di Antonveneta, con tutti i rischi che ne conseguirebbero? Vediamo un quadro d’insieme molto complesso, nel quale si gioca a Siena la partita tra il gruppo della birreria legato al presidente-assente Mussari e il partito che sta lavorando per cacciarlo via: proprio quelle situazioni di divisione e di potere da Basso Impero che tanto male hanno fatto storicamente alla città. Citigroup ha tagliato il target price di MPS (e non solo, per onestà di cronaca) da 0,45 a 0,35 euro, dichiarando la preferenza per le banche francesi più capaci di creare reddito e con le spalle ben coperte dal governo Sarkozy. Mica scemi gli americani, solo in Italia ci possono essere persone che non hanno capito questa cosa.
E, dopo tante schermaglie che sono costate carissime a tutti, il Parlamento greco si è riunito per decidere se concedere la fiducia al governo Papandreu. Intorno alla mezzanotte ora italiana, con 153 voti a favore e 145 contrari è stato concesso altro tempo al capo del governo e al suo ministro delle finanze Venizelos. Per fare quello che occorre a ottenere la tranche di aiuti europei, altrimenti a inizio dicembre è la fine, e un governo di unità nazionale che organizzi le nuove elezioni nel febbraio 2012. Probabilmente lunedì la stabilizzazione politica dell’area euro, realizzata con la messa in sicurezza dell’Italia commissariata, la capitolazione del riottoso premier greco (anche lui artista nel non mollare la poltrona) e la garanzia di Sarkozy sulla nazionalizzazione delle banche francesi (conto pagato dai contribuenti transalpini, naturalmente) se verranno fuori altre pesanti novità, darà pace e fiato alle borse mondiali.
(Foto Corrado De Serio)
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