Mussari: perle di "Porta a porta"
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di Red
SIENA. Giornata estremamente contrastata per Piazza Affari: la volatilità è stata all’ordine del giorno, cercando continuamente conferme o smentite al precipitare della situazione greca, innescata dall’improvvido Papandreu, che si è comportato come un cieco “Cicero pro domo sua”, intendendo per domo sua la propria carriera politica e non il bene del suo Paese. La Bce ha dovuto alzare gli scudi per difendere lo spread dei titoli di stato italiani, e il decisionismo di Mario Draghi nel tagliare i tassi di interesse dello 0,25% ha avuto effetti dirompentemente positivi, come Merkel, Sarkozy e Berlusconi stentavano a ottenere dai mercati ormai da molto tempo. Papandreu, di fronte all’evidenza del crollo infinito del debito sovrano della Grecia, si rimangiava tutto: meglio una figuraccia planetaria che il “muoia Sansone con tutti i filistei”.
Il titolo MPS – che nel corso della mattinata era arrivato al clamoroso 0,293 euro di valore, ha chiuso le contrattazioni con il respiro del +2,18% a euro 0,3191. A Siena si era diffusa, verso le 9 e 30, la notizia che la colpa di questa ennesima caduta del titolo era della performance di ieri sera di Giuseppe Mussari da Vespa, visto che in trasmissione era percepibile l’indifferenza verso l’istituto di credito di cui “sarebbe” presidente, ma che non è stato mai citato.
Entrato al suono della campanella, come d’uso, è stato gratificato da un servizio dell’impietoso Vespa che faceva vedere una tabella con scritto “MPS .56,7% (valore del titolo perduto in un anno solare)”. E giù luoghi comuni sulla banca italiana che fa la banca e non specula sui derivati. Il presentatore gli fa vedere un cartello che dice che le banche italiane hanno avuto aiuti di stato dopo il 2008 per soli 4 miliardi di euro, contro i 282 della Germania e i 295 della Gran Bretagna. Non una parola che la metà di quelli italiani sono arrivati a Siena, non sono stati restituiti e, nonostante le promesse, non si sa se mai lo saranno: i Tremonti bond. Gli 1,9 miliardi di euro che potrebbero contribuire ad evitare l’onta dell’ennesima ricapitalizzazione, visto che le sofferenze sembrano essere superiori alla attuale capitalizzazione di borsa e i clienti denaro fresco ne portano sempre meno, così che si devono ridurre i fidi alle imprese. Mussari ha spiegato che il rischio banche deriva dal rischio paese dovuto al debito pubblico nazionale da esse detenuto: nessuno a dirgli che ci poteva stare un po’ più attento, lui, Mancini, Fazio e compagnia bella, quando Tremonti forzava la mano ai banchieri. Ci dice che siamo dei privilegiati grazie al risparmio delle famiglie (se non hanno messo i soldi in una banca) e non grazie alla accorta politica nostrana, che non pensa alle misure per lo sviluppo.
Mussari ha garantito la solvibilità italiana al popolo dei Bot “Assolutamente”. Sacconi, presente, ringrazia, ma non è in grado a sua volta di assicurare che il governo abbia i voti per il maxiemendamento fiduciario. La perla dell’intervento di Mussari è stata il dare dei traditori a coloro che portano, legalmente, i loro soldi all’estero: “Chi esporta capitale dovrebbe essere incriminato per Alto Tradimento!”. Detto da chi ha dato a una banca spagnola dieci miliardi per il bubbone Antonveneta, che non ne valeva neanche la metà, ci sembra quantomeno incoerente e stravagante. Non una parola sui capitali in nero in Svizzera su cui Germania e Gran Bretagna recuperano tasse evase e il governo italiano che fa finta di niente. Il presidente Abi dovrebbe sapere che i tempi gloriosi dell’autarchia sono tramontati, e che – troppo tardi – sta tramontando la sua permanenza a Siena. Agli avvocati, probabilmente, è concesso non conoscere la storia, oltre all’economia. Ma che anche lui condivida gli stessi dubbi sulla moneta europea di Berlusconi?
Intanto sembra che si possa parlare dell’aumento di capitale da 7 miliardi di Unicredit, la notizia è su tutti i giornali. Ma a Siena l’argomento è tabù. Notate bene, è tabù parlare di Unicredit, figuriamoci parlare di casa nostra. Eppure i dipendenti sono terrorizzati dalla prospettiva di partire verso una nuova sede centrale posta chissà dove e sotto quale padrone. Mica puoi fermare per la strada il direttore generale e chiederglielo. Anche se verrebbe la voglia. Poi ci si mettono gli sconosciuti (almeno al grande pubblico) analisti di Cheuvreux che hanno tagliato il target price di MPS da 0,48 a 0,31 euro, insistendo sul “potenziale gap di capitale rispetto alla nuova soglia Eba”. Cheuvreux: analisti italiani del Credit Agricole, una banca che sta per fallire se non riceve gli aiuti di Stato che Sarkozy sta contrattando con la Merkel. Goldman Sachs, forse interessata dal parcheggio titoli MPS in JP Morgan, “riduce” il target price da 0,47 a 0,45 euro: generosa! Che ci prendono in giro è ormai certo, anche più di quanto la comunità senese si meriti.
Alla fine un report di Deutsche Bank, a firma dello strategist Jim Reid, ha riferito che”la Bce sarebbe rimasto l’ultimo compratore di carta sovrana italiana realmente attivo sul mercato”. Non abbiamo riscontro ma la cosa, se vera, non ci dovrebbe stupire. Al contrario di quello che ha detto il presidente Mussari gli investitori stanno disinvestendo, anche in perdita. Ovvero gli acquisti che la Bce è costretta a fare sul mercato secondario (non avendo accesso a quello primario, dove appunto operano gli investitori), causano un aumento di spread che va in utile alla stessa Bce. D’altra parte, è stata la stessa Eba a dire implicitamente alle banche italiane “la colpa della vostra debolezza finanziaria è dei troppi BTp che avete in portafoglio” quindi spingendole a disinvestire. Ma quando non ci sono compratori, il tasso d’interesse sale, condannando a morte il debitore. E ora chiediamoci: la libertà di licenziamento e la revisione dell’articolo 18 possono risolvere questo problema? No comment, ancora una volta.