Passerebbe da Milano e non da Roma il futuro di Rocca Salimbeni
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di Red
SIENA. Le ultimissime indiscrezioni sul futuro della banca Monte dei Paschi vengono da Milano. Dopo che erano via via tramontate le speranza di vedere a Siena banchieri arabi o cinesi, di cui gli operatori finanziari mondiali tutto sapevano, mentre i cittadini senesi venivano tenuti all’oscuro con la scusa di indebita influenza sull’andamento borsistico, erano finiti nel cestino dell’intranet della banca anche alcuni tiepidi rumours riguardanti Mitsubishi Bank e Chase Manhattan Bank, che non mancano di avere i loro bei problemi, ma che vorrebbero entrare nel mercato retail europeo, quello che nel prossimo futuro darà maggiori garanzie di redditività per gli istituti di credito.
Un simile ragionamento pare abbiano fatto anche in Mediobanca. Molti analisti finanziari ritengono che Alberto Nagel e Renato Pagliaro, rispettivamente amministratore delegato e presidente della banca che fu di Enrico Cuccia, sarebbero a caccia di una preda che porti loro tanti nuovi clienti. Viste le attuali quotazioni del depresso titolo MPS (un terzo del reale valore di libro patrimoniale) e la possibilità di finanziarsi dell’istituto milanese vendendo sul mercato le partecipazioni in Rcs (Corriere della Sera) e di Assicurazioni Generali, l’ipotesi è tutt’altro che peregrina e l’identikit tracciato calza a pennello su Monte dei Paschi.
L’azionista principale di Rocca Salimbeni, la Fondazione guidata da Gabriello Mancini, versa in stato comatoso per la scelta di indebitarsi al momento dell’ultimo aumento di capitale e della vendita di azioni nell’ultimo mese per autofinanziare i necessari interventi sul territorio (le famose erogazioni) per evitare la rivolta della piccola classe politica locale fatta di sindaci, presidenti di enti, presidenti di provincia che hanno mutui da pagare con la copertura e la garanzia di Palazzo Sansedoni. Aver mantenuto la maggioranza assoluta in assemblea straordinaria, in questo caso, servirebbe a cercare di contrattare le condizioni d’ingresso dei nuovi padroni per mitigarne l’esproprio di fatto, visto che Mancini non ha alcuna capacità di resistenza se il potere politico romano e la Banca d’Italia (non scomodiamo la Bce) lo costringessero ad accettare un ulteriore aumento di capitale, indispensabile fin dalla scorsa primavera (quando ci raccontavano la favola che ne bastavano solo due) e acclarato dalle continue voci autorevoli della finanza mondiale che lo pretendono anche per gli altri istituti di credito europei.
A favorire le mire predatorie sulla banca potrebbe aver “influito” anche un report positivo di Repubblica, che, nell’inserto Affari e Finanza, traccia questo quadro dell’andamento del MPS: “Ecco i numeri del Monte dei Paschi di Siena, che per fine anno prevede una crescita significativa dei principali indicatori a partire dalla struttura patrimoniale (con core tier 1 atteso nell’intorno del 9%) e dell’ammontare dei crediti concessi (+2%) oltreché della raccolta da clienti (+4%). I ricavi dovrebbero così collocarsi nell’intorno dei 5,6 miliardi e quindi con una leggera crescita sul 2010, con costi operativi in flessione rispetto ai 3,4 miliardi del 2010, escludendo l’operazione immobiliare, e rettifiche su crediti in difficoltà intorno a 1,1 – 1,2 miliardi, per un costo del credito collocabile tra i 70 – 75 punti base. Da rilevare infine che le previsioni macro per il 2012 fanno intravedere uno scenario ancora difficile. In tale contesto, tuttavia, il Monte Paschi dovrebbe conseguire un progresso nella redditività poiché i ricavi dovrebbero confermarsi nell’intorno dei 5,6 miliardi attesi per il 2011, ma i costi dovrebbero flettere permettendo un progresso nei margini. Il tutto salvo il sopraggiungere di eventi straordinari sul fronte della congiuntura e del rischio Paese”.
Forse è una previsione forse troppo ottimistica, ma in attesa della trimestrale in presentazione il prossimo 10 novembre, si sa che gli istituti di credito lasciano filtrare indiscrezioni adatte al momento. Ancora una volta Siena è solo una pedina dello scacchiere mondiale e crede di avere la libertà di poter scegliere il proprio futuro.
Cateau Cambresis non ci ha insegnato nulla.