Il dottor Marotta: "La “mission” dell’Officina Trasfusionale è quella di garantire la produzione di emocomponenti ad elevato standard, in termini di sicurezza e di qualità"
SIENA. Confermato l’accreditamento istituzionale e l’autorizzazione all’esercizio per l’Officina Trasfusionale dell’Aou Senese. In particolare, sono stati oggetto di verifica tutti i processi finalizzati alla lavorazione e alla qualificazione delle raccolte, di sangue ed emocomponenti, effettuate presso i Servizi Trasfusionali di Siena e provincia, evidenziando da un lato l’elevato standard qualitativo del prodotto e dall’altra la significativa competenza di tutto il personale coinvolto. Questi i punti salienti della verifica effettuata dalla Commissione regionale di esperti al termine dei controlli svolti presso l’Officina Trasfusionale dell’Area Vasta Sud Est, coordinata dal dottor Giuseppe Marotta, direttore del Dipartimento di Innovazione, Sperimentazione e Ricerca Clinica e Traslazionale e della UOC Terapie Cellulari e Officina Trasfusionale. «La visita di verifica – spiega Marotta – ha confermato gli standard e i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi richiesti per l’esercizio delle attività. La struttura, operativa per la provincia di Siena (Aou Senese, Presidio di Nottola e Presidio di Campostaggia), è stata inaugurata nel novembre 2019 e nasce come polo di lavorazione del sangue intero e degli emocomponenti raccolti nei servizi trasfusionali di tutto il territorio dell’area vasta Sud Est. Inoltre, è centro per la qualificazione biologica (test sierologici e di biologia molecolare) per i prodotti raccolti da tutti i Servizi Trasfusionali dell’Area Vasta Sud Est. La “mission” dell’Officina Trasfusionale – sottolinea Marotta – è quella di garantire la produzione di emocomponenti ad elevato standard, in termini di sicurezza e di qualità, finalizzata al miglioramento continuo del percorso assistenziale dei pazienti che necessitano di un supporto trasfusionale. Nell’immediato futuro – conclude Marotta – l’obiettivo è di estendere il nostro modello anche alle strutture trasfusionali di Arezzo e Grosseto».