Gli errori che hanno portato all'attuale ineffabile situazione
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SIENA. Da “Pietra Serena” riceviamo e pubblicchiamo.
“Come al solito, assistiamo al solito teatrino del fallito “Sistema Siena”: più la nave affonda, più l’orchestrina suona forte, ma, purtroppo, con note sempre più stonate.
Così leggiamo i recenti assurdi proclami dei vertici della Fondazione MPS; di seguito riportiamo invece alcuni dati reali della Fondazione MPS, dal 2007 in poi, ovvero dal “maledetto” giorno in cui il CDA di Banca MPS decise, contro il parere degli analisti e senza consultare la controllante Fondazione MPS, di comprare il “bidone” della Antonveneta… Il titolo MPS, che aveva raggiunto un valore di 5,2 Euro, subito prima di detta operazione valeva ca. 4,4 euro contro i ca. 0,40 attuali; la Fondazione era quindi arrivata a possedere un patrimonio che valeva ca. 8 miliardi di euro per la sola quota MPS, e riceveva dalla Banca MPS centinaia di milioni di Euro per le erogazioni al territorio.
Dopo la scellerata operazione Antonveneta, oltretutto gestita in modo dilettantesco, senza una Due Diligence e senza clausole di salvaguardia, il titolo del MPS, nonostante le vane rassicurazioni del suo CDA, ha iniziato un’inarrestabile caduta, trascinandosi dietro il valore del patrimonio della Fondazione MPS, che oltretutto era stata costretta ad un’assurda dismissione di obbligazioni con buoni rendimenti per un controvalore di ca. 3 mld. di Euro (che oggi da sole avrebbero portato alla Fondazione ca.100 milioni annui di rendimento), andando a concentrare il suo investimento quasi totalmente sulla Banca MPS, con le uniche eccezioni per l’acquisizione di ulteriori titoli azionari a rischio – Banca Intesa e Mediobanca-, fatte per motivi misteriosi, e che hanno contabilizzato anch’esse mostruose minusvalenze, delle quali qualcuno dovrebbe essere chiamato a risponderne
I due assurdi aumenti di capitale imposti dalla Banca MPS alla Fondazione, in contrasto con lo statuto della stessa Fondazione che la indica come controllante e non come controllata, sono quindi costati alla Fondazione MPS ca. 3,5 mld. di Euro, costringendola addirittura a diluire la quota in Banca MPS – da ca. il 57% a ca. il 50% -, e a contrarre un debito di ca. 600 mln. di Euro. A fronte di tutto ciò, ai valori attuali di mercato, il patrimonio reale della Fondazione MPS si può indicare in ca.2 mld. di Euro, con una perdita di ca. 10 MILIARDI di Euro (Ventimila miliardi delle vecchie lire), in meno di quattro anni. Bisogna ricordare che, grazie a questo disastro, per la prima volta non saranno fatte le erogazioni al territorio, in un momento di profonda crisi economica e sociale.
Ora tutto questo – sui dati esposti siamo pronti a qualsiasi confronto -, secondo i documenti programmatici approvati dalla maggioranza, e, incredibilmente (?), da parte dell’opposizione, sia in Consiglio Comunale che Provinciale, andrebbe preso come un fatto causale e senza responsabili; anzi, più o meno come nel dissesto dell’Università, ci vorrebbero far credere che sia corretto continuare a dare fiducia agli stessi signori che hanno operato con evidente, diciamo così, leggerezza. Sono anni che comunichiamo dati e previsioni rivelatisi, purtroppo, del tutto coerenti e corretti, sul declino della Banca MPS e della Fondazione MPS, oggi ribaditi addirittura da media a diffusione nazionale di ogni parte politica – vedi Il Fatto Quotidiano del 17.9 o Il Giornale del 18.9; per questo, al contrario del PD-PDL, non siamo più disposti a consentire agli attuali vertici dei due Enti di prendere in giro i cittadini, affossando definitivamente la Banca MPS e la Fondazione, e portando il territorio ad un’emergenza sociale ed economica sempre più grave.
Chiediamo quindi una vera svolta e una vera discontinuità, che non può che partire dalla sostituzione di questi inadeguati amministratori con altri in possesso di comprovati requisiti di professionalità e di appartenenza alla cultura del territorio, e da una necessaria revisione dello Statuto della Fondazione, per renderla meno dipendente dalla politica, più vicina ai cittadini e più adeguata alle nuove realtà sociali ed economiche”.