Per i mercati vale per il debito pubblico italiano
di Red
SIENA. Alcuni commentatori e la Borsa hanno ieri dichiarato che le agenzie di rating sono un po’ in ritardo. Come arrivarono dopo nella stima di Lehmann Brothers, per esempio (o non arrivarono per nulla come nel caso Parmalat); quando agiscono tagliando il rating di questa o quella azienda, di questo o quello stato sovrano in realtà non farebbero altro che certificare quelle che sono già state le decisioni del mercato e non indirizzarle. Mentre la politica dei governanti taccia S&P o Moody’s di “fare politica” e quindi influenzare negativamente le scelte macroeconomiche che toccherebbero proprio ai governi.
Il fatto concreto è che dall’abbassamento del rating dell’Italia ci si doveva aspettare un’altra giornata lacrime e sangue, e invece Piazza Affari chiude con il segno più dell’1,91%. Buona la performance dei titoli bancari. MPS non brilla particolarmente (+0,68%), ma gode della decisione di Jp Morgan, che ha comunicato di “aver riavviato la copertura con rating neutral su Banca Monte dei Paschi”. Secondo gli analisti il titolo MPS tratta a sconto del 40% rispetto ai competitor europei, uno sconto che comunque viene considerato corretto alla luce del profilo di rischio/rendimento racchiuso nel titolo. Target price Monte dei Paschi di Siena: 0,46 euro. Più capricciosa, Natixis ha invece ridotto il target price da 0,46 a 0,39.
Nel complesso sembra che sia già stato assorbito il probabile downgrade dell’Italia che arriverà il prossimo mese da Moody’s, e molto dipenderà dalla situazione politica italiana che ieri ha visto il governo battuto ben cinque volte alla Camera, sul ddl degli spazi verdi urbani. Con tutte le considerazioni sulla tenuta della maggioranza del caso. La possibilità di nuove elezioni potrebbe restituire fiducia sul sistema Italia, specie se dovesse provocare un cambiamento, come sarà comunque in Spagna visto che il premier uscente Zapatero non si ricandiderà rimanendo così libero di fare scelte impopolari ma significative e la speculazione sembra aver lasciato abbastanza tranquillo il paese iberico in quest’ultima parte di estate. Sulla scia della chiusura in positivo di Tokyo, si spera in un’altra giornata moderatamente favorevole per le borse, in attesa delle comunicazioni della Fed attese nel pomeriggio: dovrebbero essere comunicate nuove misure di stimolo per l’economia statunitense. Improvvisamente ieri è sparita dalle cronache economiche la situazione greca. E’ assai probabile che ritornerà prepotentemente sulla ribalta, anche perché il paese attende otto miliardi di euro di aiuti che sono stati temporaneamente congelati, visto che le istituzioni europee cercano garanzie politiche, e anche in Grecia la politica ha fatto troppe brutte figure per essere credibile. L’opinione della terza agenzia di valutazione: ”In base ai livelli di rating, Fitch prevede che la Grecia finirà in default ma che non lascerà la zona euro”. Quindi l’evoluzione della crisi greca interesserà più Francia e Germania che il Belpaese, esposto globalmente di soli 2 miliardi di euro (una cifra ridicola) con i titoli di stato ellenici. A riprova di ciò, la Bank of China ha, secondo la stampa cinese, interrotto alcune operazioni di cambio, gli ‘swap’ e le operazioni a termine sui cambi (forward), con la Societé Generale, il Credit Agricole e la Bnp. Sarkozy starebbe pensando seriamente alla nazionalizzazione delle banche, che starebbero per aver bisogno dell’intervento dello Stato come nel 2008, cosa che al contribuente francese rimane molto antipatica: privatizzare gli utili e socializzare le perdite perché il perno del sistema economico degli stati gravita intorno agli istituti di credito non è una bella giustificazione per subire le angherie dei banchieri. Si sa che se finisce la pazienza, i francesi vanno subito per le spicce. E per fortuna (loro) banca e politica sono abbastanza separate in Francia. Noi che dobbiamo subire il nefasto connubio cosa dovremmo fare?
(Foto di Corrado De Serio)