Un uomo morì nel 2007 per aver respirato protossido d'azoto e non ossigeno

di Augusto Mattioli – foto di Corrado De Serio
SIENA. Per la morte di Alfiero Barbi, il paziente di 72 anni deceduto il 28 febbraio 2007 nella sala angiografica del policlinico universitario delle le Scotte sono state inflitte condanne tra un anno e i due anni e otto mesi nel processo conclusosi questa mattina (23 novembre). A due anni e otto mesi per omicidio colposo e falso in certificazione sono stati condannati Domenico Matera e Vito Cassano, il primo titolare della ditta Ossitalia (che si occupava della installazione dell’impianto di gas medicali nella sala angiografica), il secondo tecnico della medesima ditta che lo aveva materialmente realizzato. Condanna, poi, ad un anno e sei mesi (ma la pena è stata sospesa) per i reati di omicidio colposo e falso per Giorgio Pula, anestesista, Guido Bellini, responsabile del procedimento in rappresentanza della pubblica amministrazione committente, Alfredo di Nunzio direttore dei lavori, Marcello Bartalucci, ingegnere e dirigente tecnico. Un anno per Michelangelo Nardelli responsabile della ditta Sapio Life chiamato a esprimersi sulla conformita’ degli impianti, Sandro Vasarri, direttore operativo di cantiere, Fabio Todoli dell’ufficio tecnico dell’ospedale, Piero Barberini, direttore dell’unità Nuove Tecnologie, per reati in relazione alle loro competenze, sia nella realizzazione che nel controllo dell’impianto sia mediche.
Assoluzione dall’accusa di omicidio colposo per non avere commesso il fatto per il direttore di cantiere Franco Belperio, il direttore generale Carlo Rinaldo Tomassini dell’azienda ospedaliera, il direttore di Radiologia Luca Volterrani e il primario del reparto di cardiologia dell’aorta toracica Carlo Cesare Sassi, Vasarri e Barberini. Assolti dalle accuse di falso e favoreggiamento l’anatomopatologa Clelia Miracco, che aveva fatto l’autopsia sul corpo del pensionato, Mario Pierattini dell’ufficio tecnico e il direttore sanitario Laura Radice, oltre agli stessi Belperio e Tomassini.
Alfiero Barbi si era sottoposto ad una operazione per il posizionamento di endoprotesi per aneurismi iliaci in anestesia locale nella nuova sala angiografica del policlinico. Ma secondo l’accusa c’era stato un errore nell’innesto di un tubo del macchinario alla bocchetta a muro dell’impianto di erogazione dei gas medicinali per cui Barbi aveva respirato protossido di azoto invece dell’ossigeno. L’impianto era stato poi manomesso per cercare di nascondere l’errore.
SIENA. Per la morte di Alfiero Barbi, il paziente di 72 anni deceduto il 28 febbraio 2007 nella sala angiografica del policlinico universitario delle le Scotte sono state inflitte condanne tra un anno e i due anni e otto mesi nel processo conclusosi questa mattina (23 novembre). A due anni e otto mesi per omicidio colposo e falso in certificazione sono stati condannati Domenico Matera e Vito Cassano, il primo titolare della ditta Ossitalia (che si occupava della installazione dell’impianto di gas medicali nella sala angiografica), il secondo tecnico della medesima ditta che lo aveva materialmente realizzato. Condanna, poi, ad un anno e sei mesi (ma la pena è stata sospesa) per i reati di omicidio colposo e falso per Giorgio Pula, anestesista, Guido Bellini, responsabile del procedimento in rappresentanza della pubblica amministrazione committente, Alfredo di Nunzio direttore dei lavori, Marcello Bartalucci, ingegnere e dirigente tecnico. Un anno per Michelangelo Nardelli responsabile della ditta Sapio Life chiamato a esprimersi sulla conformita’ degli impianti, Sandro Vasarri, direttore operativo di cantiere, Fabio Todoli dell’ufficio tecnico dell’ospedale, Piero Barberini, direttore dell’unità Nuove Tecnologie, per reati in relazione alle loro competenze, sia nella realizzazione che nel controllo dell’impianto sia mediche.
Assoluzione dall’accusa di omicidio colposo per non avere commesso il fatto per il direttore di cantiere Franco Belperio, il direttore generale Carlo Rinaldo Tomassini dell’azienda ospedaliera, il direttore di Radiologia Luca Volterrani e il primario del reparto di cardiologia dell’aorta toracica Carlo Cesare Sassi, Vasarri e Barberini. Assolti dalle accuse di falso e favoreggiamento l’anatomopatologa Clelia Miracco, che aveva fatto l’autopsia sul corpo del pensionato, Mario Pierattini dell’ufficio tecnico e il direttore sanitario Laura Radice, oltre agli stessi Belperio e Tomassini.
Alfiero Barbi si era sottoposto ad una operazione per il posizionamento di endoprotesi per aneurismi iliaci in anestesia locale nella nuova sala angiografica del policlinico. Ma secondo l’accusa c’era stato un errore nell’innesto di un tubo del macchinario alla bocchetta a muro dell’impianto di erogazione dei gas medicinali per cui Barbi aveva respirato protossido di azoto invece dell’ossigeno. L’impianto era stato poi manomesso per cercare di nascondere l’errore.