Attesissima proiezione del biopic dedicato alla diva Marilyn Monroe
di Paola Dei
VENEZIA. Fra i film più attesi alla 79 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia è stato proiettato l’8 settembre Blonde, biopic romanzato sulla vita di Marilyn Monroe ovvero Norma Jeane che, a sessant’anni dalla morte suscita ancora interesse e domande.
Tratto dal romanzo di Joyce Carol Oates con l’omonimo titolo e diretto da Andrew Dominik che é anche lo sceneggiatore, il film é prodotto da Brad Pitt, giunto al Lido per la proiezione ufficiale, con Dede Gardner, Jeremy Kleiner e la loro Plan B Entertainment. L’opera, perfetta nella meticolosa ricostruzione degli abiti, dei gesti, del modo di essere della bomba sexy interpretata magistralmente da Ana de Armas, è anche e soprattutto una riflessione sui figli non amati o schiacciati dai genitori. Tema che viene affrontato non solo per raccontare la vita della piccola Norma, ma anche per parlarci dei figli di due divi indimenticabili: Charles Chaplin jr e Edward G. Robinson jr che nel film intrecciano un ménage a trois con la diva. La storia del triangolo non risulta in nessun documento riguardante Marilyn Monroe ed è certamente una invenzione artistica, ma ciò che è reale ê che i tre si conobbero realmente e che tutti e tre cercavano disperatamente, ciascuno a suo modo, o di calcare le orme paterne senza mai riuscirci, o di cercare un padre inesistente. Non a caso Marilyn nel film chiama daddy sia il primo sia il secondo marito.
Il film che per alcuni aspetti è perfetto, in alcuni momenti evidenzia molte imperfezioni, come la voce del neonato che parla alla diva, futura madre che, purtroppo, nonostante l’apparente desiderio di diventare genitore, nella vita reale ebbe due aborti spontanei. Si intuisce dalla storia quanto, non solo la mancanza del padre, ma anche una madre mentalmente instabile abbiano inciso sulle scelte della sua vita e, probabilmente, come evidenzia il regista, il timore inconscio di avere un figlio con le stesse instabilità della madre, non le ha mai permesso di portare a termine le gravidanze.
La sua morte è ancora avvolta nel mistero e il nome dei Kennedy appare in molte ricostruzioni dei suoi ultimi giorni, ma nulla è stato mai svelato fino in fondo. Nel film peraltro una scena di sesso orale con il Presidente John Fitzgerald Kennedy, viene messa in evidenza poco dopo che lei ha affermato di essere carne da depositare come un pacco.
Sottovalutata sia a livello intellettuale, sia a livello profondo, Marilyn, a dispetto di quanto é stato sostenuto per anni, aveva una spiccata intelligenza, era curiosa, amava leggere e riusciva a fare elaborazioni complesse cogliendo efficacemente particolari e dettagli sempre pertinenti, come viene mostrato in alcune scene, una delle quali quando dialoga con il terzo marito Arthur Miller interpretato da Adrien Brody.
“Era affamata d’affetto e le offrirono tranquillanti, contro la tristezza di non essere Santa le consigliarono la psicoanalisi, le sue storie d’amore erano un bacio ad occhi chiusi e se li apre ci si accorge che era solo la scena di un film”.
Marilyn cercò per tutta la vita di essere amata per le sue fragilità senza mai riuscirci fino in fondo e
lei stessa era cosciente di essere amata per la sua maschera. Il film, fra magistrali interpretazioni e ingenuità, ha almeno il merito di restituirle l’anima e farcela amare per le sue ferite e imperfezioni.
Nella realtà fra i suoi mariti e amori, l’unico che fu presente al suo funerale fu Joe di Maggio.