"Il suo futuro non può restare in mano ad un governo di ordinaria amministrazione"
SIENA. Dall’associazione Confronti riceviamo e pubblichiamo.
“Fra tre settimane voteremo in elezioni che ci raccontano essere fondamentali per il futuro dell’Italia. Per la sua collocazione internazionale. Per la sua economia. Per il suo sistema di protezione sociale. Se tali saranno – e noi condividiamo questa idea – occorre che dal confronto elettorale non manchino partite strategiche per il futuro del Paese. Come quella del Monte dei Paschi di Siena. O meglio: del suo futuro.
Nel confronto fra candidati, a livello nazionale come a livello locale, non si ravvisano elementi seri di ragionamento su questo aspetto. Come se ormai MPS avesse una strada tracciata, che va per conto proprio. Sulla quale la politica, impegnata in questa campagna elettorale, non potesse mettere bocca. Non è tanto il tema dei 3.500 paventati esuberi. Anche se, comunque, le dimensioni di un organico indicano le dimensioni di un business. Quanto quel che può succedere, nelle prossime settimane, fra fluttuazioni di borsa e percorso per l’aumento di capitale.
Nel quadro economico generale dato, così mutato negli ultimi mesi in conseguenza degli effetti della crisi energetica, il “combinato disposto” di questi due elementi rischia di vanificare gli sforzi fatti finora per rimettere in carreggiata la banca, dilazionando (giustamente, ma ancora con tempi non soddisfacenti) i termini per il ritorno della banca in mani del tutto private.
Le regole più elementari dell’economia ci insegnano quanto sia fondamentale il ruolo delle aspettative. Che virano verso il panico quando, da chi ha il potere decisionale, non arrivano risposte.
Per questo la politica impegnata nelle elezioni ha il dovere di dire (più di) una parola chiara su cosa intende fare, già nelle prossime settimane, per tutelare il futuro di un Monte dei Paschi di Siena di nuovo autonomo, libero e “performante” gruppo bancario di dimensioni almeno nazionali. Perché questo è il minimo che gli spetta. E che serve perché il credito in Italia rimanga democratico e concorrenziale.
Non si può lasciare, infatti, il futuro di MPS nelle mani di un Governo in “ordinaria amministrazione”, e di un Ministro che ha già – legittimamente – la testa verso altri incarichi.
Perché i problemi del Monte non sono da ricondurre all’ingerenza della politica. Ma all’assenza di essa.
A cominciare da Siena. E dai candidati al Parlamento che rivendicano di essere gli unici veri rappresentanti di questa comunità. Anche se poi vengono da Chiusi. E rappresentano quella parte politica che avrebbe volentieri consegnato all’Unicredit del loro amico Padoan i bocconi migliori dello spezzatino che quest’ultimo, in sodalizio con Orcel, aveva immaginato come “migliore” soluzione per la banca più antica del mondo”.