Il filosofo è stato ospite della quarta ed ultima edizione della Rrassegna culturale
SIENA. Salvatore Vecaè stato, ieri pomeriggio (2 DICEMBRE) il primo ospite della quarta ed ultima edizione della rassegna culturale “Alla ricerca del Buon Governo”, quest’anno dedicata al tema della giustizia. Da filosofo – è professore di Filosofia politica e vicedirettore dell’Istituto universitario di Studi Superiori di Pavia – ha trattato l’argomento in maniera estremamente analitica davanti al pubblico intervenuto nel Salone storico della Biblioteca degli Intronati.
“La giustizia, virtù cardine, insieme alla pace – ha introdotto l’assessore alla cultura Flores d’Arcais – vista da un intellettuale che su questo argomento ha riflettuto e riflette tutt’ora, con attenzione e con contributi innovativi”. Veca ha, infatti, aperto il suo intervento, spiegando come sia controversa, anche da parte dei suoi colleghi e, soprattutto, all’interno della discussione politica e sociale contemporanea, la concezione e il valore del bene giustizia. Come, soprattutto negli ultimi quattro decenni, il pensiero, in alternativa alla prospettiva dominante di utilitarismo, sia tornato alla ribalta, con il filosofo John Rawls nel suo famoso libro del 1971, Una teoria di giustizia. “La legittimazione della giustizia sta nella scelta collettiva – ha detto Veca – una definizione che si sposa con il termine equità in relazione a beni che rispondono a principi di cittadinanza: salute, ambiente, occupazione, istruzione”. Un principio di libertà e differenza, con un legame fra i due termini, perché è nella differenza tra gli individui che si può garantire una crescita per quelli più svantaggiati. Un liberismo che, in sintesi, rispetti le pari opportunità di riuscita sociale. In alternativa il concetto di Robert Nozick dove a primeggiare è la libertà individuale all’interno di Stati minimi, cioè non intrusivi e che non interferiscono sulla vita delle persone. Liberismo puro.
A metà degli anni ’80 invece, come ha spiegato Veca “prendono forma prospettive diverse che mettono a fuoco la questione del ‘bene’, piuttosto che ‘il giusto’”. Sono le teorie del comunitarismo che non si basano sul principio distributivo, e dove nel termine ‘noi’ si deve riconoscere una collettività che si identifica in un’identità, comunque, diversa dagli altri ‘noi’ espressi da altre società. quindi sul valore giustizia tre paradigmi: l’equità sociale, i diritti negativi, l’accezione comunitaria. Ma per queste tre teorie, allora, come dovrebbe essere una società giusta? Qual è un mondo ingiusto?