"Ha totalmente perso la sua autonomia con decisioni dipendenti dalle scelte della Banca"
SIENA. Dalle Liste Civiche Senesi LCS e Lista Per Corradi riceviamo e pubblichiamo un comunicato sulla sostituzione del Provveditore della Fondazione.
“In merito all’improvviso cambiamento avvenuto al vertice della Fondazione Monte, con le dimissioni di Marco Parlangeli e la nomina di Claudio Pieri, già dirigente della Banca Mps, colpisce la repentinità dell’operazione e il fatto che essa non è accompagnata da alcuna valutazione pubblica di merito da parte dell’organo politico–amministrativo della Fondazione stessa. Avremmo giudicato doveroso, ad esempio, un minimo di autocritica circa le ripetute assicurazioni istituzionali e politiche sulla solidità e redditività della Banca e della Fondazione, dimostratesi platealmente infondate. Per questo, il “dimissionamento” di Parlangeli non è certo il segno di un effettivo cambiamento di rotta né di una corretta censura delle scelte compiute nel tempo.
Tutti sanno infatti che i guasti attuali non possono certo essere imputati a semplici errori della direzione tecnica di una Fondazione che è governata da un vertice rigidamente determinato e controllato dai partiti della locale maggioranza di centrosinistra ed in particolare dal PD fino ad oggi controllato da Franco Ceccuzzi. Una Fondazione che ha prima subito il verticismo di Mussari fin quando ne è stato presidente e che, successivamente, ha totalmente perso la sua autonomia assumendo decisioni strettamente dipendenti dalle scelte della Banca che avrebbe dovuto controllare.
E’ all’interno di questo quadro che la Fondazione ha scelto i suoi partner per il primo processo di privatizzazione (ricordate Gnutti ed il “salotto buono della finanza”?), che ha deciso di convertire il 18% delle azioni MPS in quelle azioni privilegiate che sono state recentemente “svendute” con gravi perdite, che ha continuato per anni a definire “strategiche” due importanti partecipazioni (Mediobanca e Intesa Sanpaolo) evitando così di effettuare quegli accantonamenti prudenziali che avrebbero oggi, al momento della loro vendita, evitato di dover contabilizzare perdite elevatissime. Ed è sempre in questo quadro, di sudditanza e di omertà verso l’opinione pubblica sui rischi effettivi delle scelte intraprese, che la Fondazione ha assistito inoperosa, senza nemmeno acquisire delle valutazioni preventive sui valori in campo, all’acquisto dell’Antonveneta ad un prezzo esorbitante e nel momento meno opportuno, che ha ceduto tre miliardi di investimenti obbligazionari per fronteggiare l’impegno derivante dal primo aumento di capitale della Banca, che si è trovata ad indebitarsi e a registrare vendite patrimoniali in forte perdita per fronteggiare il nuovo aumento di capitale in corso.
Ancora una volta, come negli anni precedenti, tutte le speranze per il futuro si legano alle “promesse” di un piano industriale della Banca che ripropone, riducendoli, gli obbiettivi dei precedenti piani industriali mai realizzati.
Tale scelta tutta politica, così come tutto politico è stato il plauso espresso finora dalla Provincia, dal Comune e dalla maggioranza locale, con in primo piano l’ex onorevole Ceccuzzi, si cerca oggi di nasconderla dietro la sostituzione di un vertice tecnico che si vorrebbe legare esclusivamente al primo bilancio “in rosso” prodotto dalla Fondazione, risultato grave e preoccupante, ma di portata ben distante dagli altri disastri che sono stati creati.
Ci dispiace quindi non poterci nascondere dietro i rituali ringraziamenti a Parlangeli per il lavoro svolto e gli altrettanto rituali auguri a Pieri per ciò che lo attende. Ciò che si attende la collettività locale, i dipendenti del Gruppo Monte, l’insieme della clientela della Banca ed il complesso degli azionisti, a partire dalla Fondazione, sarebbe piuttosto un cambiamento effettivo e radicale del modo di gestire la “realtà Monte” ponendo al primo punto un deciso arretramento del peso degli interessi di partito sul complesso delle scelte riguardanti la Fondazione e la Banca. Ma questo senso di responsabilità continua a non manifestarsi”.