"Farsa che coinvolgerà molte questioni aperte che riguardano anche il nostro territorio"
SIENA. Da Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo.
“«Dieci anni fa, la zona euro ha dovuto affrontare la peggiore crisi della sua storia. Chi minaccia oggi mostra un potenziale ancora più devastante. I pazienti d’Europa erano solo quattro paesi “piccoli”: Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo. Ora è l’Italia, la terza economia del continente, che rischia il fallimento. Il suo peso è abbastanza grande da allertare l’intera zona dell’euro in autunno. Il suo debito pubblico è più importante di quello del quartetto dell’epoca, è possibile che sia troppo pesante per un salvataggio della Bce, come quello deciso nel 2012 da Mario Draghi. La revoca dei tassi di interesse che si svolgerà giovedì – il primo in dieci anni – renderà questo onere più insopportabile». Cosi oggi sull’Echos nell’articolo dal titolo Da Roma dipende l’Europa a firma di Lucie Robequain. È un testo a cui non credo sia utile aggiungere nulla, a partire dalla solita lista di tutto ciò che è in sospeso e dei problemi che dobbiamo vivere, in questo triste momento della nostra esistenza. Ce lo ha ricordato comunque, ieri, il grande poeta e scrittore romeno Micea Cartarescu sulle pagine di Domani.
Oggi i commentatori, i firmatari di appelli, gli intellettuali di sistema tacciono dopo l’ennesima operetta al Senato, in cui ancora una volta sono andati in scena i partiti. E non c’è stato nulla di divertente come aveva anticipato ieri Enrico Letta, in qualche dichiarazione riportata dai media.
La crisi del sistema partitico è sotto gli occhi di tutti, un sistema che si trascina ormai da tempo. Avevamo pensato, i più ottimisti, che dopo la drammatica vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica e la riconferma di Mario Draghi a presidente del Consiglio si sarebbe potuto continuare nella stagione della responsabilità. Invece no, ancora una volta hanno prevalso l’interesse di parte e le sirene delle elezioni politiche dietro l’angolo. Ancora una volta ha avuto la meglio una cultura populista, che ha trascinato con sé anche parti di Forza Italia, insieme a quel modo di fare rivendicativo molto lontano da quello di cui il Paese avrebbe bisogno, ovvero un fronte laico e conservatore capace di proporre soluzioni alla crisi, in un confronto con gli avversari fatto di contenuti. Questo governo di sostanziale unità nazionale avrebbe potuto essere una occasione, viceversa il tutto è finito in una farsa. Se poi gli elettori continueranno a disertare le elezioni, nessuno si dovrà stupire, almeno questo.
Farsa che coinvolgerà molte questioni aperte che riguardano anche il nostro territorio in modo specifico. Tralascio la questione importantissima dei progetti legati al Pnrr essendo, a questo punto, il problema del Paese. Ma non posso non ricordare la vertenza Monte dei Paschi, che potrebbe subire un duro colpo, perdendo uno degli interlocutori privilegiato con l’Unione europea come Draghi. Personalmente non sono entusiasta della soluzione trovata con il piano industriale Lovaglio, ma sembra essere l’unica accettata dalle parti in causa, ma se saltasse anche questa, cosa potrebbe succedere? Le conseguenze sarebbero disastrose. Credo che gli enti locali e le assemblee elettive, le parti sociali dovrebbero muoversi per avere, per quanto sarà possibile, le garanzie del caso.
Altra questione: la Commissione parlamentare sul caso David Rossi che ha vita fintantoché resta in vita il governo ma, visto che ha rivelato aspetti importanti e inediti sulla morte di Rossi, sarebbe bene che continuasse ad indagare. Così, probabilmente non sarà e dovrà prepararsi alle relazioni conclusive. Sì relazioni, al plurale, perché difficilmente sarà unitaria e sarà, altresì, interessante vedere chi firmerà cosa. Mi fermo e qui onestamente – ci ho pensato e ripensato – non riesco a trovare nulla di positivo per chiudere questa nota”.