Sena Civitas spiega le motivazioni della proposta di celebrare la "giornata"
SIENA. Da Sena Civitas riceviamo e pubblichiamo.
“Sena Civitas condivide e sostiene l’idea di realizzare una “giornata dell’orgoglio montepaschino”. Dopo l’intervista ad uno dei nostri soci fondatori, Claudio Marignani, che spiega le motivazioni a base della mozione presentata dal nostro consigliere Pietro Staderini, sinceramente facciamo fatica a comprendere le ragioni di chi in queste ultime ore la sta avversando, anche con toni veementi.
Sappiamo benissimo che il mondo è cambiato da quando il Monte era la “nostra” banca e come tanti abbiamo vissuto la tragica disillusione legata alla scoperta che in realtà la banca non era affatto “nostra” (ovvero della comunità senese), ma era stata ridotta ad un mero strumento di creazione effimera di ricchezza, a sua volta gestita e distribuita dalla Fondazione MPS, non per creare benessere ed equità ma per amministrare il potere.
Come tanti, abbiamo ben chiare le responsabilità manageriali, politiche e morali che sono dietro alla perdita ormai irreversibile della Banca, così come per secoli era stata. Indietro non si può tornare, questo ci è molto chiaro.
Ma chi ha proposto questa “giornata” non ha in mente di celebrare un modello consociativo che ha distrutto una istituzione plurisecolare, ha generato perdite enormi agli azionisti e ha richiesto ripetute iniezioni di denaro pubblico (di cui ci sarà ancora bisogno).
Fra i motivi già resi noti vogliamo richiamare l’attenzione verso coloro che in tutti questi anni di calvario hanno continuato a lavorare per il bene della banca e dei clienti. Coloro che hanno reso possibile che la banca potesse sopravvivere di fronte a scandali, campagne mediatiche, tragedie personali, malagestione; coloro che l’attuale amministratore delegato ha riconosciuto essere il più importante asset della banca: i dipendenti. Quelli che ogni giorno si sentono addosso la responsabilità di garantire l’efficienza e il funzionamento di quella che ormai è l’ultima banca italiana di grandi dimensioni del Centro-Sud del Paese; di quella che è tuttora una delle più grandi aziende private della Toscana, nonché il principale datore di lavoro di Siena.
Se tante famiglie di Siena e provincia possono ancora contare su un reddito dignitoso, lo dovranno a loro stessi, non certo a chi ha guidato la banca negli ultimi 20 anni. E se oggi la banca è alla vigilia del passaggio decisivo che potrebbe anche preludere all’immissione di giovani da assumere nel nostro territorio (è una richiesta che la politica locale deve fare!), perché non celebrare la normalità di chi tutti i giorni ha tirato su la saracinesca della propria filiale, ha acceso il proprio computer, ha risposto alle telefonate nonostante gli errori dei top manager, dei titoli di giornale, delle gogne mediatiche a cui loro malgrado sono stati sottoposti?
Leggere sui social i commenti di chi vorrebbe non solo che la “giornata” non si svolgesse, ma che addirittura auspica la scomparsa del Monte fa male. Un “cupio dissolvi” che risulta incomprensibile e mostra ancora una volta il decadimento morale della nostra città che invece molto ha ancora da imparare dai tantissimi montepaschini onesti, che sono rimasti al loro posto nonostante la tempesta”.