di Gianni Basi
SIENA. Dopo una breve pausa, la 77^ Estate Musicale Chigiana sta per entrare in dirittura d’arrivo. Ultimi quattro appuntamenti, fra il 19 e il 27 agosto, con la sorpresa, per domenica 24, delle accertate disponibilità della sede dell’Abbazia di San Galgano. Un luogo che sembra fatto per la musica e che non poteva mancare.
Conclusa tra gli applausi la prima stagione dei “Maestri chigiani in terra di Siena” coi concerti di Michele Campanella a Chiusi e di Christophe Rousset a San Gimignano e Pienza, sono ancora in svolgimento i corsi di perfezionamento e i saggi finali degli allievi dell’Accademia. Proprio alcuni fra questi giovani saranno tra i protagonisti dei due prossimi concerti in Sant’Agostino, martedi 19 e giovedi 21, entrambi alle ore 21,15, in compagnia dei grandi Salvatore Accardo, Bruno Giuranna, e l’Antony Pay appena ascoltato in quartetto nel concerto chigiano di martedi scorso.
Due serate, queste, in cui primeggeranno il violino di Accardo e la viola di Giuranna, col supporto di allievi italiani, russi, messicani, giapponesi, kazaki, austriaci e delle più varie nazionalità, dei quali si potrà apprezzare lo studio e il talento. Due i brani in esecuzione martedi 19: soli archi con Mendelssohn e il suo “Quintetto n.2 in si bemolle maggiore op. 87”, ed archi assieme al clarinetto di Pay per il “Quintetto in si minore op. 115” di Brahms.
Non sappiamo quanto siano state appositamente affiancate, le due composizioni, ma è certo che in esse si ritrovino molti punti in comune. Per intenderci, basta risalire al particolare stato d’animo con cui i due eccelsi autori si approntarono alle scritture. Per motivi opposti, e in tempi diversi, sia Mendelssohn che Brahms attraversarono un periodo di malavoglia. Il primo, da anni, non riusciva a comporre un quintetto. Il secondo, già in età avanzata, sembrava avesse perso smalto e mordente. Invece, colpo d’ala per entrambi. Il lavoro di Mendelssohn, del 1845, fu giudicato “pervaso di energia rara”. Su quello di Brahms, anno 1891, il musicologo Giorgio Pestelli parla di “pagina suprema, paradisiaca”. Ma non finisce qui. I punti in comune si ritrovano anche nei frequenti richiami a modelli passati che, nelle due esecuzioni, si avvertono netti facendo soprattutto pensare ad echi beethoveniani, oltre alla presenza di spunti riconoscibili che portano a precedenti composizioni degli stessi autori. Ne scaturiscono, in tal fatta, partiture squisitamente “arricchite”, in particolare la seconda, quella di Brahms, che brilla nel tocco clarinettistico di Antony Pay. Niente a che vedere, per certe sofferte e spesso inavvedute “cover” anche di se medesimi, con quanto accade oggi. A proposito di Brahms, se ascoltate il famoso “Supernatural” di Carlos Santana, vi accorgerete che c’è un’intera traccia che ricalca la sua Sinfonia n.3 in fa maggiore, Ma questo (forse) Brahms non lo sa.
Per giovedi 21, si preannuncia invece un “tutto archi” con gli allievi ancora capitanati dal duo Accardo-Giuranna. Prima Mozart, col “Quintetto in sol minore K. 516”, ricco di linguaggi appassionati e finanche drammatici a volte, ma con un festoso rondò finale; poi ancora Brahms, col “Quintetto n.1 in fa maggiore op. 88”, che appartiene anch’esso alla sua produzione più tarda di musica da camera, quella peraltro più espressiva. A metà fra la nostalgia di uno sguardo all’indietro e una voglia di comporre non soltanto matura ma, sorprendentemente, ancora fresca e vibrante.
Salvatore Accardo, tornato alle docenze chigiane dopo gli anni fra il ‘73 e l’80, ma ancor prima egli stesso allievo provetto, ha appena ricevuto nella Pieve di San Giovanni a Ponte allo Spino il prestigioso “San Lorenzo d’Oro” per “la passione del suo studio legata al paesaggio e alla storia del territorio senese”. E’ uno dei massimi violinisti al mondo, e nel contempo, una delle voci più accorate che si battono per dare più spazio e più sostegno ai giovani musicisti affinchè possano emergere. Nasce a Torino da origini napoletane, suona il violino da quando aveva tre anni. Quindicenne, consegue il diploma di conservatorio e, il Conte Chigi, accortosi dei suoi virtuosismi, lo iscrive ad honorem ai corsi chigiani. La sua carriera, dal successo al Concorso Paganini di Ginevra in poi, è un crescendo entusiasmante. Nell’82 è insignito della Gran Croce di Cavaliere dal Presidente Pertini, nell’86 fonda l’Accademia Stauffer a Cremona, nel ‘92 il Quartetto Accardo, nel ‘96 l’Orchestra da Camera Italiana. Suona e dirige, ammirato in tutti i consessi internazionali, con un prezioso Stradivari del 1727 e con l’inestimabile “Uccello di Fuoco” del 1718. Per la prima volta, mesi addietro, al Teatro San Carlo di Napoli, ha riunito in un’unica orchestra gli allievi dei quattro conservatori campani in occasione del “Maggio dei Monumenti 2008”. Animo nobile, l’arte del violino nel sangue, confessa di rilassarsi, fra un concerto e l’altro, con le partite della sua Juventus e i film di Totò.
Oltre ai tanti celebri compagni di duetti, predilige da sempre il violista e direttore Bruno Giuranna, anch’egli docente chigiano, ed uno dei fondatori degli indimenticabili “Musici” assieme al direttore artistico dell’Accademia senese Aldo Bennici. Fra le innumerevoli collaborazioni con le migliori orchestre europee ed americane, memorabile l’incontro di Giuranna con Rostropovich e Sophie Mutter con l’esecuzione dei Trii di Beethoven, nonchè il conseguimento del Grand Prix du Disque, nelle vesti di direttore, per l’incisione con David Geringas al violoncello dei concerti di Boccherini. Negli anni recenti, Giuranna si divide incessantemente fra l’Orchestra di Santa Cecilia e la Irish Chamber Orchestra oltre a sublimare, nel mondo e adesso ancora una volta a Siena per l’Estate Chigiana, il suo rapporto privilegiato in coppia con Salvatore Accardo.
Impossibile perderseli.