Sempre incentrati sul periodo barocco, i concerti prevedono due programmi eterogenei ma interessanti: il primo, sabato (20 settembre), è una testimonianza importante della musica scritta per tastiera in Europa in un periodo a cavallo fra gli ultimi anni del ‘600 e i primi del ‘700; il secondo illustra alcuni esempi di come le corti italiane e francesi del XVII secolo venivano allietate da balli, danze e canzoni scritte ed eseguite dai più illustri compositori del tempo.
Il programma del concerto di sabato (20 settembre) vedrà come protagonista il clavicembalo di Rossella Giannetti e include alcuni noti brani di Bach, di Zipoli (maestro di Prato) e del francese Rameau (nella foto), forse il maggiore clavicembalista di ogni tempo, ma inizia con una rarità. Si tratta di quattro suites – di cui l’ultima incompleta – provenienti da un prezioso manoscritto (f-I-26) conservato nella Biblioteca del Conservatorio di Firenze. Questo volume anonimo comprende quindici brevi pezzi, ordinati come una serie di suites, la cui stesura risale probabilmente alla fine del XVII secolo. Il manoscritto, finemente rilegato in cuoio e con decorazioni in oro, porta inciso lo stemma della famiglia dei Medici. Con ogni probabilità esso proviene dalla ricca biblioteca musicale della corte dei Granduchi di Toscana, pervenuta al Conservatorio con l’annessione di Firenze al Regno d’Italia. La musica rivela subito una inaspettata ricchezza: accanto a una densità data da accordi pieni, troviamo linee melodiche leggere e molto cantabili e armonicamente sono presenti combinazioni che donano un tratto distintivo a questo anonimo autore. Il tipo di scrittura, che fa supporre che i brani fossero destinati ad essere eseguiti proprio al clavicembalo, risulta non sempre immediato sia per la pienezza della tessitura – si arriva talvolta a suonare anche otto note per volta – sia per passaggi non usuali con passaggi di non facile interpretazione che portano a utilizzare diteggiature particolari, elementi questi che rendono talvolta arduo anche l’ascolto.
Domenica (21 settembre) alle ore 18,00 sarà il turno del soprano Claudine Ansermet, e di Paolo Chierici, arciliuto e chitarra barocca. “O dolcezze amarissime d’Amore” – Musica nelle corti italiane e francesi del seicento, questo il titolo del concerto. Il programma mette a confronto due stili di vocalità, quella italiana e quella francese, nel repertorio della musica da camera del primo Seicento. Giulio Caccini, nella prefazione alle sue “Nuove Musiche” (1602), riteneva che la musica altro non dovesse “essere che la favella, e il ritmo e il suono per ultimo, e non per lo contrario”. Monteverdi – e alla sua stregua tutta una generazione di compositori – ha dimostrato con la sua arte che cosa intendeva per “stile rappresentativo”, questo “favellare in armonia” o “recitar cantando” ove la musica è al servizio della parola. Parallelamente, in Francia, con L’Académie de Poésie et de Musique (1580), sotto la guida di Antoine du Baïf, prende avvio la ricerca di una nuova metrica per valorizzare il testo. “ L’air de cour” è figlia di queste ricerche e innovazioni – che hanno permesso lo sviluppo della vocalità solistica anche sul piano degli abbellimenti – e giunge a un adattamento della melodia che plasma le inflessioni del testo, fino a all’eliminazione della battuta. E’ interessante notare come una premessa identica – la supremazia del testo sulla musica – abbia generato in Italia e Francia un approccio alla vocalità con caratteristiche specifiche da cui traspare una diversa sensibilità musicale dovuta a fattori di civiltà e cultura oltre che al suono e alla pronuncia dei due idiomi.