La deputata senese si pronuncia a favore della tutela dei vigneti italiani
SIENA. “Occorre un impegno concreto da parte del governo per tutelare il buon vino italiano in vista dell’attuazione del regolamento 479/2008, che prevede la liberalizzazione dei diritti d’impianto dei vigneti in Europa a partire dal 2015. Liberalizzazione che ha visto aprirsi da tempo una riflessione ovunque e che secondo buona parte del produttori Italiani può destabilizzare l’equilibrio di molte zone vitivinicole, soprattutto le zone di produzione a denominazione di origine più importanti”. È l’allarme lanciato da Susanna Cenni, deputata Pd in commissione agricoltura alla Camera, intervenuta nei giorni scorsi a Parigi ad un incontro al Senato francese sul tema della liberalizzazione dei diritti di impianto dei vigneti. “In questi giorni al Vinitaly è stata presentata l’eccellenza della produzione vinicola italiana, nella quale un ruolo importante è assunto dalla Toscana che, grazie anche ad una legge regionale sulla programmazione degli impianti, presa come riferimento anche da altre regioni, continua a produrre vini di ottima qualità., ad esportare importanti quantità, a rappresentare l’eccellenza In occasione della celebrazione delle eccellenze vinicole italiane sembra assurdo non affrontare un tema così importante come gli scenari che potrebbero aprirsi con la liberalizzazione dei diritti d’impianto”.
“Mentre i Governi d’Europa corrono ai ripari – prosegue Cenni – il Governo italiano come sempre resta al palo. L’esecutivo non ha ancora assunto una posizione sull’argomento, e non ha nemmeno sentito il bisogno di ascoltare il mondo del vino. Infatti l’unica iniziativa ad oggi è la risoluzione presentata dal Pd alla Camera per chiedere attenzione ed analisi di scenario su un provvedimento tutt’altro che lontano e che in effetti può avere anche effetti pesanti sul comparto alla luce della crisi economica.. Sulla vicenda sono intervenuti nei giorni scorsi Sarkozy e la Merkel, mentre fra i principali paesi produttori anche Spagna e Ungheria si sono già espressi per il ‘no’ alla deregulation. Ma la cosa che più colpisce e che mentre gli altri paesi europei si stanno muovendo in modo compatto per risolvere la questione e salvaguardare la produzione dei vini nazionali, il Governo italiano tace, impegnato dietro a ben altre preoccupazioni che difendere il valore del buon vino italiano”.
“Al di là delle ipotesi fatte dalla Federdoc – conclude Cenni – che ha stimato un raddoppio della superficie vitata del Chianti dai 17 mila ettari attuali a 35 mila ettari, noi crediamo che prima di abbandonare ogni strumento di regolazione degli impianti occorra approfondire attentamente la questione sia con il sistema dei produttori che con le Regioni e gli altri Paesi vitivinicoli europei. Il terzo ministro dell’agricoltura di questo Governo ha speso alcune prime belle parole in occasione del Vinitaly, ma ad oggi le commissioni agricoltura di Camera e Senato non hanno ancora avuto il piacere di ascoltare il suo pensiero sull’agricoltura Italiana.. Ci aspettiamo che il Ministro dell’agricoltura e il Governo si decidano ad assumere una posizione sui temi che noi e buona parte del mondo vitivinicolo europeo stiamo mettendo sul tavolo, aprendo discussioni e confronti e soprattutto provando a svolgere un ruolo attivo in questa discussione europea, degno del grande vino che la nostra Terra produce”.
“Mentre i Governi d’Europa corrono ai ripari – prosegue Cenni – il Governo italiano come sempre resta al palo. L’esecutivo non ha ancora assunto una posizione sull’argomento, e non ha nemmeno sentito il bisogno di ascoltare il mondo del vino. Infatti l’unica iniziativa ad oggi è la risoluzione presentata dal Pd alla Camera per chiedere attenzione ed analisi di scenario su un provvedimento tutt’altro che lontano e che in effetti può avere anche effetti pesanti sul comparto alla luce della crisi economica.. Sulla vicenda sono intervenuti nei giorni scorsi Sarkozy e la Merkel, mentre fra i principali paesi produttori anche Spagna e Ungheria si sono già espressi per il ‘no’ alla deregulation. Ma la cosa che più colpisce e che mentre gli altri paesi europei si stanno muovendo in modo compatto per risolvere la questione e salvaguardare la produzione dei vini nazionali, il Governo italiano tace, impegnato dietro a ben altre preoccupazioni che difendere il valore del buon vino italiano”.
“Al di là delle ipotesi fatte dalla Federdoc – conclude Cenni – che ha stimato un raddoppio della superficie vitata del Chianti dai 17 mila ettari attuali a 35 mila ettari, noi crediamo che prima di abbandonare ogni strumento di regolazione degli impianti occorra approfondire attentamente la questione sia con il sistema dei produttori che con le Regioni e gli altri Paesi vitivinicoli europei. Il terzo ministro dell’agricoltura di questo Governo ha speso alcune prime belle parole in occasione del Vinitaly, ma ad oggi le commissioni agricoltura di Camera e Senato non hanno ancora avuto il piacere di ascoltare il suo pensiero sull’agricoltura Italiana.. Ci aspettiamo che il Ministro dell’agricoltura e il Governo si decidano ad assumere una posizione sui temi che noi e buona parte del mondo vitivinicolo europeo stiamo mettendo sul tavolo, aprendo discussioni e confronti e soprattutto provando a svolgere un ruolo attivo in questa discussione europea, degno del grande vino che la nostra Terra produce”.