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di Red
SIENA. Elena Rossoni è stata sino alla fine dell’anno scorso la funzionaria delegata alla direzione della Pinacoteca di Siena, in attesa che si definissero i risultati del bando internazionale per la nomina del nuovo direttore, bando a cui ha partecipato ottenendo una valutazione di 85 punti. Assieme a lei hanno presentato la propria candidatura altri storici dell’arte e direttori di museo, tra cui Axel Hémery – che attualmente ricopre la carica di direttore della Pinacoteca – che ha ottenuto 71 punti.
In base alla classifica, quindi, tutto faceva pensare che Rossoni avrebbe ottenuto la nomina senza alcun problema. Ma non si è tenuto conto che il ministro del Mic (Dario Franceschini) può scegliere di conferire l’incarico con la cosiddetta “nomina fiduciaria” e che se la può giocare come crede attraverso il direttore generale Massimo Osanna.
Poiché non è la prima volta che accade, e che la differenza tra punteggi ed incarichi conferiti era evidentemente sperequativa, è intervenuta la Corte dei Conti, che ha, di fatto, congelato le posizioni assegnate (non solo per Siena, quindi), in attesa di una risposta del Ministero sulle scelte ritenute, probabilmente, se non arbitrarie almeno inspiegabili.
Nello specifico caso della Pinacoteca l’ufficio di controllo della Corte dei Conti ha chiesto lumi al Mibact attraverso una richiesta dettagliata, che riportiamo.
“Oggetto: d.d.g. 4 febbraio 2022, n. 94, di conferimento ad Axel Hémery dell’incarico di funzione dirigenziale di livello non generale di direzione della Pinacoteca nazionale di Siena, nell’ambito della Direzione generale Musei (Silea n. 79511).
Con riferimento al provvedimento in oggetto, si chiede:
1) di indicare, ai sensi dell’art. 5 dell’avviso pubblico, i criteri di valutazione adottati per l’attribuzione dei punteggi partitamente per titoli, esperienza professionale e ulteriori competenze (art. 5, comma 1, lett. a), b) e c)) e se la Commissione abbia individuato ‘ulteriori criteri di valutazione’ (art. 5, comma 2);
2) di indicare le modalità di attribuzione del peso preponderante da attribuire al candidato in ‘possesso di particolare e comprovata qualificazione professionale in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali e di una documentata esperienza di elevato livello nella gestione di istituti e luoghi della cultura’, previsto dall’art. 14, comma 2-bis, d.l. n. 83/2014, convertito con modificazioni dalla l.n. 106/2014 e richiamato nell’avviso pubblico;
3) di indicare i punteggi attribuiti ai candidati in base ai criteri sub 1) e sub 2);
4) di specificare la valenza attribuita al colloquio ai fini della valutazione complessiva dei candidati;
5) l’inoltro del curriculum vitae di tutti i candidati che hanno partecipato alla procedura concorsuale nonché dei verbali della Commissione;
6) di relazionare compiutamente in merito alla scelta finale effettuata dal momento che Hémery aveva ottenuto, quanto ai titoli, un punteggio significativamente inferiore (71) rispetto a Rossoni (85)”.
Nei 30 giorni previsti il Ministero ha risposto così: riscontro Siena_silea_n.79511-signed
La parte che ci interessa maggiormente per comprendere cosa accade è che “la procedura di selezione è scandita in due momenti distinti.
Invero, vi è una prima fase in cui la Commissione procede con la disamina delle domande pervenute, all’esito della quale seleziona, sulla base dei curricula, un massimo di dieci candidati da convocare a colloquio. In tale fase sono attribuiti i punteggi, da parte della Commissione, su titoli, esperienza professionale e ulteriori competenze di ciascun candidato.
La seconda fase prevede la valutazione dei dieci candidati sulla base del colloquio svolto, all’esito del quale viene individuata la terna dei candidati proposta per il conferimento dell’incarico.
In altri termini, superata la prima fase di valutazione dei titoli e delle lettere di motivazione, i candidati sono successivamente valutati e selezionati dalla Commissione sulla base del colloquio e non del curriculum (che ha invece consentito loro di superare la prima fase e presentarsi, partendo “alla pari”, alla seconda).
Conformemente a quanto illustrato, la Commissione di valutazione ha individuato nel candidato Dott. Hémery il profilo più idoneo a poter ricoprire l’incarico”.
Dal che si evince che non è sufficiente avere buoni punteggi per titoli, ma che è necessario superare lo scoglio della Commissione di valutazione. Infatti si legge ancora nella risposta del Mibact: “Il Dott. Axel Hémery è stato ritenuto il candidato più meritevole al quale conferire l’incarico in oggetto, in considerazione non solo delle pregresse esperienze in ambito internazionale, delle spiccate attitudini, capacità professionali e percorsi formativi dello stesso, maggiormente attinenti – rispetto agli altri candidati – all’incarico di direttore della Pinacoteca nazionale di Siena, ma anche in virtù del proprio incarico di direttore del Museo des Agustins di Tolosa e del profilo professionale decisamente versatile corrispondente all’intento di valorizzazione, promozione e sviluppo del sito messo a bando”.
Queste le carte “ufficiali”. Poi subentrano le valutazioni personali su quali siano i reali meriti delle persone che hanno partecipato al bando e su quali siano le valutazioni della Commissione in fase di colloquio. Certo, lascia un po’ stupiti il fatto che una persona con più titoli venga scartata a vantaggio di un’altra con una valutazione soggettiva migliore (quindi non calcolabile in termini “matematici”) da parte della Commissione.
Facciamo l’ipotesi che, per la Pinacoteca di Siena, la terna scaturita dall’esame della Commissione fosse composta da tre persone tutte uscite dal colloquio con la lettera A. Ricordiamo, infatti, che non vengono attribuiti punteggi, ma una valutazione con una lettera (A, B, C ecc. con la A che definisce i migliori). A questo punto il criterio di selezione del “migliore dei migliori” avrebbe dovuto passare per i punteggi definiti dalle competenze. Ma, poiché non sappiamo come si siano svolti i colloqui, non possiamo giudicare i risultati. Se non indicando in una scarsa trasparenza l’operato del Ministero sulle scelte effettuate.
E’ interessante, al proposito, leggere un post sulla pagina Facebook di Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali (https://www.facebook.com/miriconoscibeniculturali/)
“Se ne è parlato poco, forse non lo sapete, ma dal 4 febbraio – in seguito a un ricorso e a un’interrogazione parlamentare – la Corte dei Conti ha “congelato” le ultime nomine del Ministro Franceschini per sei musei autonomi, chiedendo al Ministero della Cultura chiarezza: com’è che persone che avevano punteggi molto alti sono state escluse dalle “terne” di nomi tra cui è stato poi scelto il direttore? Che criteri si utilizzano nei brevi colloqui, dato che la valutazione messa a verbale è soltanto una “A” per i migliori?
Chi ci segue da un po’ lo sa, i cosiddetti “bandi internazionali” per direttori dei musei autonomi inventati da Franceschini nel 2016 non sono altro che procedure leggere che portano a una nomina fiduciaria. Fiduciaria, però, non vuol dire arbitraria. E dopo anni di nomine ben poco spiegabili sulla base dei curriculum, la Corte stavolta sembra voglia andare fino in fondo. Tanto che ha chiesto, l’11 febbraio, al direttore Generale Osanna di spiegargli con che criteri sia avvenuta un’altra nomina, quella della direttrice regionale Musei della Sardegna (che era andata a una fedelissima del direttore). La risposta, datata 30 marzo, lascia stupefatti: “nell’ambito delle future procedure di conferimento di incarichi di funzione dirigenziale di livello non generale, [la Direzione] provvederà a stabilire in via preliminare i criteri e i punteggi da attribuire a ciascun candidato, dandone successivamente atto in apposito verbale contenente anche le griglie di valutazione, al fine di rispettare i principi di trasparenza e parità di trattamento”.
Nelle future: ammettendo, implicitamente, che finora non sia avvenuto.
Come finirà questa storia non lo sappiamo, come non sappiamo se i verbali che la Corte chiede al Ministero riguardo i colloqui coi candidati esistano, e cosa contengano. Sappiamo solo che finalmente, dopo 6 anni, anche grazie a un impegno costante di Margherita Corrado, si inizia a far luce su queste bislacche procedure “non concorsuali” che hanno annientato la trasparenza nella selezione dei direttori dei maggiori istituti culturali italiani. Intanto, le direzioni sono affidate ad interim a funzionari del Ministero: che non andavano bene per fare i direttori (tutti i selezionati sono esterni), ma vanno bene per togliere le castagne dal fuoco finché si attende la validazione (se ci sarà) delle nomine sospese”.