"L'Europa passerà dalla dipendenza dalla Russia a quella dagli Usa"
SIENA. Da Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo.
“Si leggono le varie precisazioni di alcuni investitori che chiariscono la loro posizione nei confronti della Russia e di Putin. Una l’ha fornita anche Dennis Milovidov, amministratore unico del gruppo Sielna e manager di fiducia di Bidilo dal marzo 2021. E noi ci crediamo, perché non dovremmo?
Ma non penso che la questione si risolva con qualche rassicurazione e con qualche precisazione anche se legittima e apprezzabile. Il dopo della guerra cambierà profondamente la situazione. Reintrodurrà, con molta probabilità, la guerra fredda con uno stop a quella globalizzazione di cui l’Occidente sembrava l’unico vincitore. In questo caso nulla sarà come prima. Nulla come prima, perché per ridisegnare nuovi equilibri ci vorrà tempo e nel breve si cercheranno le strade più immediatamente praticabili. Lo stesso Francis Fukuyama sarà costretto, come lui stesso ha affermato, a riscrivere il finale del suo celeberrimo libro: Fine della storia.
Il mondo tornerà ad essere diviso in blocchi da una parte il mondo occidentale, sempre più debole nelle sue forme rappresentative, sotto l’egemonia statunitense. Una Europa che troverà maggiori difficoltà a smarcarsi, se prima era dipendente dalla Russia per alcune materie prime, dopo rimarrà sempre dipendente, ma dagli USA. L’Italia avrà bisogno di 24, 30 mesi, speriamo, per procurarsi i rifornimenti necessari al di là della Russia. Tranne forse la Germania. La Brexit inglese acquisterà nuove possibilità e nuovi scenari e alcuni Paesi dovranno abbandonare i sogni di indipendenza. Dall’altra la Russia e la Cina che avrà come punto di riferimento proprio quest’ultima che proverà a giocare un ruolo di cuscinetto con alcune nazioni, ma gli spazi si restringeranno.
La politica anti-Cina di Biden è chiarissima. È dentro questo probabile scenario, ma non scontato che i singoli investitori di un’area controllata in qualche modo dalla Russia, dovranno valutare quali saranno i loro margini di manovra. Io personalmente credo che si restringeranno e non di poco.
Morale, ma non è che sulla pelle degli ucraini il modo si sta riposizionando per recuperare le sfere di influenza perdute? E dietro questo riposizionamento si ritornerà a parlare di identità e di appartenenze ideali e, o, ideologiche? Cosa che in fondo non dispiace a nessuno dei contendenti in lotta. Questo è uno dei modi risaputi per riportare ordine a situazioni sfuggite di mano, alle varie mancanze d’identità soggettive. È per questo che le rassicurazioni al momento lasciano il tempo che trovano”.