Avanti e indietro ma senza tracolli, Wall Street riesce a sopravvivere alla pesante seduta dei mercati europei zavorrati dalla crisi russo ucraina.
Dopo una partenza in lieve ribasso, gli indici accentuano la discesa in concomitanza con la chiusura europea molto negativa. Successivamente, i listini riescono a recuperare quasi tutte le perdite, ma nel finale tornano a scendere riuscendo, tuttavia, a non ritoccare i minimi intraday.
Due velocità diverse per Nasdaq (-1,7%) e Russell 2000 (-1,6%) i più penalizzati, rispetto al Dow Jones (-0,5%) ed allo S&P500 (-0,8%) che invece riescono a limitare i danni.
Il bilancio dell’ottava rispecchia lo stesso copione con Dow Jones e S&P500 in flessione dell’1,3% ed il Nasdaq del doppio (-2,8%).
Tecnologici in calo diffuso con Apple e Microsoft che cedono il due percento.
VIX in rialzo del cinque per cento a 32 punti.
Si accentua la discesa dei rendimenti sul mercato obbligazionario, favorita dalle tensioni geopolitiche verso la ricerca di investimenti meno volatili. Il decennale governativo (Tbond) cede dieci punti base terminando al 1,74%.
Prosegue anche la verticale salita di tutte le materie prime, più o meno indiscriminatamente, che sfruttano l’impatto macro economico negativo dell’estensione del conflitto bellico in Ucraina.
Il petrolio (+6%) si inerpica fino a 115 dollari al barile, nuovo massimo dal 2008.
Tra i metalli preziosi nuovo balzo del palladio (+9%) che chiude praticamente a 3.000 dollari l’oncia. Avanza del quattro per cento il platino, l’oro del due e l’argento quasi del tre.
Tra le materie agricole, il frumento fa ancora corsa a sé ed avanza di altri setti punti percentuali, invariato il mais mentre la soia cede invece il tre per cento.
Sul mercato valutario, il dollaro prosegue la marcia di rafforzamento, in qualità di bene rifugio, inerpicandosi fino a 1,093 nei confronti della moneta unica.
Fonte MarketInsight